Capitolo 21.

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Nel preciso momento in cui esco fuori dall'aula, una sensazione di puro sollievo mi pervade il corpo. Sono davvero esausta, è stata una mattinata pesante e difficile, e mi merito proprio di avere una pausa.
Non vedo l'ora di rivedere Riccardo e passare qualche ora con lui. Quel ragazzo riesce perfettamente a farmi archiviare ogni singolo problema, ogni singolo pensiero, ogni singola scia di tristezza. Riesce a farmi archiviare davvero tutto.
Sorrido senza accorgermene quando raggiungo l'uscita dell'università, sentendo la mia anima tranquillizzarsi improvvisamente. Vengo accolta dal leggero venticello di Roma che mi rinfresca la pelle molto lentamente, riuscendo a farmi scappare un piccolo sospiro. Nel complesso è davvero una bella giornata, e i caldi raggi del sole lo confermano.
Osservo ogni singola persona che esce dall'enorme struttura, sperando di veder sbucare molto presto un ciuffo ribelle e due occhi color cielo. Guardo freneticamente l'ora, notando che sono quasi le due del pomeriggio. Ho davvero fame e avverto un forte bisogno di mangiare qualcosa, anche una semplice insalata.
La tentazione di chiamarlo inizia a farsi viva, ma cerco di cacciarla via immediatamente. Non voglio essere pesante o nulla del genere. Sono certa che arriverà molto presto.
Per fortuna, lo fa qualche secondo dopo. Esce dall'università con un velo di sollievo che gli riempie il viso, ma la cosa ad attirare la mia attenzione non è proprio questo dettaglio, ma il fatto che al suo fianco ci sia una ragazza. Una ragazza che a occhio e croce, abbia venticinque anni. È bella. Tanto bella. Ha i capelli lunghi e chiari che gli ricadono morbidamente sulle spalle in maniera davvero perfetta, gli occhi scuri ed intensi e un sorriso davvero luminoso. Paragonata a lei mi sento davvero bruttina. È terribile da sentire, lo so, ma è vero.
Riccardo le parla e ride, mentre gesticola nervosamente, continuando a guardarla. Lei fa lo stesso. Possiedono un'alchimia che penso sia quasi impossibile da trovare. Un'alchimia davvero pazzesca, infinita direi.
Una fitta di gelosia mi pervade, i miei respiri accelerano senza preavviso, mentre sento il cuore agitarsi come se fosse appena stato rinchiuso in una gabbia piccolissima. Ignoro letteralmente quel velo di lacrime che ricopre i miei occhioni e mi giro, dandogli le spalle. Credo che lui non mi abbia vista e questo è un bene.
Ho bisogno di andare via da qui. Sul serio.
Probabilmente, io e lui non siamo mai stati nulla e mai lo saremo. Ci siamo soltanto scambiati un lungo bacio, mi ha detto apertamente di provare un'attrazione per me, e infine, questa notte abbiamo dormito insieme, attaccati come due cozze, le sue mani strettamente posizionate sui miei fianchi e le mie dita incrociate alle sue. Cosa diavolo sarà mai, giusto? È una cosa assolutamente normale, che capita praticamente sempre, dico bene?
Inizio ad odiarlo con la mente, sentendomi frustrata nel profondo. Non so cosa pensare, ma onestamente, credo che la cosa migliore da fare sia non pensare a nulla. Non voglio stare male. Sono ancora in tempo per non cadere in questa dannata trappola che porta il suo nome, per cui mi salvo ancora prima di combinare qualche disastro e fare l'ennesimo errore della mia vita. Perché potrei definirlo benissimo con un termine del genere, no?
Sicurissima di tutto ciò che sto per fare, mi faccio spazio nel traffico immenso, raggiungendo casa. Invitarlo a pranzo non è stata per niente una bella idea, e ne ho l'assoluta conferma proprio in questo momento. Ho fatto una stronzata, una grande e colossale stronzata. Come sempre, ovviamente.
I miei passi sono agitati e veloci, ma a farli rallentare all'improvviso è lo squillo del mio cellulare, che mi avvisa dell'arrivo di una chiamata. Una sua chiamata. Mi scappa uno sbuffo, mentre sicura, spingo il dito contro lo schermo per rifiutarla.
Il ragazzo non si arrende, infatti, cinque secondi dopo mi richiama, facendo uscire un'imprecazione poco fine dalle mie labbra. Odio questa insistenza. Letteralmente. Perché non rimane con quella biondina e non rompe?
"Che c'è, Riccardo?" Sbotto, appoggiando l'aggeggio contro il mio orecchio. Dall'altra parte sento scappare un piccolo sospiro.
"Perché stai scappando?" La sua domanda mi fa letteralmente ghiacciare sul posto. I miei piedi sembrano essersi incollati al pavimento, e non riesco più a muovermi normalmente. Come diavolo fa a saperlo? Mi ha vista?
La risposta che ottiene da parte mia è soltanto un immenso silenzio. Quell'immenso silenzio che mi provoca un intenso dolore alle orecchie e all'anima. "Allora? Ti decidi a rispondermi?" La sua voce non proviene più dal telefonino, ma proprio dietro di me. Quando ruoto il capo, lo trovo a qualche mento dal mio corpo. Così stronzo, ma anche così terribilmente bello. Più del mare, più del cielo stellato e più di qualsiasi altra meraviglia che possiede il mondo.
"Cosa diavolo ci fai qui? Perché mi hai seguita?" Questo è tutto ciò che riesco a dirgli.
"Prima rispondi alla mia domanda, Federica. Per quale maledetto motivo stavi scappando?" Incrocia le braccia al petto, volendo disperatamente avere una mia risposta. Qualsiasi essa sia, credo.
"Quando ti ho visto con quella ragazza ho pensato di andare via, e credo proprio che sia stata la cosa più giusta che io abbia fatto in tutta la mia vita" Spiego, con il cuore in gola. La voce fa fatica ad uscire, ma fortunatamente ci riesco.
"Sei gelosa?" Riesco perfettamente a notare un piccolo sorrisino sghembo sollevare le sue labbra all'insù e la cosa mi fa sospirare.
"No, non lo sono"
"Secondo me si, invece" Insiste. Sembra divertito dalla situazione, ma io, a differenza sua, non lo sono proprio per niente.
"Come diavolo hai fatto a vedermi tra la folla? Perché non sei rimasto lì con lei?" Sbotto, cercando di non alzare un po' troppo la voce. C'è parecchia gente e l'ultima cosa che voglio è creare un simpatico teatrino proprio qui.
"Ti ho riconosciuta all'istante, solo tu hai i capelli di questa tonalità così bella e luminosa sotto ai raggi del sole. Ti riconoscerei anche fra mille persone" Le sue parole mi causano il risveglio di decine e decine di farfalle che iniziano a svolazzare dentro la mia pancia. Maledette farfalle e maledetto lui, dannazione!
"Non tentare di farmi sciogliere con queste parole perché con me non attacca" Chiarisco all'istante, fissando un punto proprio di fronte a lui. Farei di tutto pur di non guardarlo negli occhi.
"Non voglio farti sciogliere, lo penso davvero"
"Cazzate!"
"Vieni a pranzo con me e la smetti di fare la bambina, per piacere?" L'impazienza lo sta facendo agitare, posso notarlo.
"Non vengo a pranzo con te. Assolutamente. Perché non porti quella ragazza? Di sicuro accetterà l'invito senza nessun problema"
"Siamo solo due colleghi universitari. Piantala, Fede!"
"Non ci credo! Non ci credo assolutamente!"
"Te lo giuro, ci conosciamo da cinque anni"
"Addirittura! Interessante..."
Lui alza gli occhi al cielo, passandosi freneticamente una mano fra i capelli. "Bene, di sicuro non rifiuterà l'invito del suo caro collega... quindi vai da lei"
Non appena queste parole lasciano le mie labbra, vedo il suo corpo avvicinarsi pericolosamente al mio. Le sue mani finiscono sui miei fianchi, e con un veloce movimento mi ritrovo proprio ancorata alle sue spalle come se fossi un sacco di patate. Probabilmente avrà perso la pazienza a causa mia e questa ne è la prova.
"Bene, siccome non collabori, faccio da solo" Le sue braccia mi stringono forte, come se avessero paura di lasciarmi andare. Colpisco la sua schiena diverse volte, urlandogli di mettermi giù. "Non richiamare l'attenzione di tutti, Federica. Non urlare così"
Mi rendo conto che gran parte della gente che ci circonda, ci guarda come se fossimo due pazzi, e solo a quel punto, mi arrendo, sospirando lievemente.
"Fammi scendere"
"Tu verrai a pranzo con me?" Mi ricatta.
"Si"
"Bene" Sorride vittorioso. Si china lievemente, un attimo prima di rimettermi in piedi senza nessun tipo di problema. Nel momento in cui sfioro il suolo con le punte, gli mollo, soddisfatta, uno schiaffo proprio alla nuca, facendolo imprecare sottovoce. Se lo merita, no?
"Io vengo a pranzo con te, ma tu devi dirmi sul serio chi cazzo era quella" Affermo, guardandolo.
"Te l'ho già detto, Fede"
"Non mi hai detto tutto" Faccio spallucce, chiarendo la situazione immediatamente.
"Va bene, okay... ma per adesso andiamo"
Io annuisco e lo seguo, ancora un po' scombussolata a causa di tutto ciò che è appena successo.

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora