Capitolo 64.

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Federica.

Avere Riccardo a qualche metro da me, mi fa letteralmente crollare su me stessa. Dannazione, non è possibile.
Fatico a crederci sul serio. Mi sembra un vero e proprio incubo.
Percepisco i miei respiri intensificarsi all'improvviso, il mio cuore fermarsi e la mia anima tremare lievemente. Non riesco a stare calma, non riesco assolutamente. Ci fissiamo. Ci fissiamo con un'intensità immensa, che mi provoca quasi la pelle d'oca. Dio mio.
Oggi non è assolutamente un sabato normalissimo e come tutti gli altri, è un sabato particolare, strano e contorto, e questo dannato incontro ne è la causa.
Ho la mente poco lucida, infatti faccio anche fatica a pensare in maniera lineare. Ogni mio piano sembra essere crollato miseramente, e per un attimo mi pento sul fatto di essere venuta qui... ma non immaginavo assolutamente di incontrarlo. Non potevo saperlo. E dall'espressione che ricopre il suo viso mi rendo conto di quanto sia reciproco questo piccolo dettaglio, anche lui è un po' sorpreso.
Siamo stati lontani per dei mesi interi, eppure il mio cuore sembra cercare il suo all'istante. Si uniscono velocemente, proprio come una volta, e questo riesce a farmi percepire quanto sia intenso e immenso l'amore che ancora ci lega. Sembra non esser cambiato niente, eppure ogni cosa ha subito un cambiamento, compresi noi, purtroppo...
Quando mi rendo conto che si sta per avvicinare e annullare la distanza che ci separa, i respiri mi si spezzano all'improvviso, facendomi mancare l'aria. Tutto ciò che riesco a fare è distogliere lo sguardo da lui e accarezzare il visino di Matteo con le punte delle dita. Lui riposa dolcemente contro il mio seno, respirando piano quest'aria leggera che profuma di mare. Vorrei tanto essere così spensierata proprio come lui.
"Ehi, ciao..." La sua voce roca e calda prorompe proprio di fronte a me, facendomi tremare l'anima. Sembrano essere passati anni dall'ultima volta che l'ho sentito parlare, eppure non è proprio così. La cosa che mi fa rabbrividire è che avevo completamente dimenticato qualche fosse il ritmo, l'intensità e la delicatezza che possedeva, e questo mi fa realmente capire quanto la situazione sia nettamente caduta in basso.
Queste due piccole paroline che pronuncia mi fanno sollevare il capo lentamente, obbligandomi a guardarlo negli occhi. Non appena lo faccio, l'azzurro delle sue iridi mi inonda come se fosse un'immensa onda, e nonostante io voglia cercare di evitare ciò, purtroppo non riesco. Mi sento morire, ma non voglio cedere. Non posso permettermi di farlo.
"E-ehi..." Balbetto, trovando un pizzico di forza per potergli rispondere. Lui si pizzica le dita, forse per cercare di alleviare quella lieve tensione che lo riempie.
Questa piccola distanza che ci separa riesce, non solo a farmi osservare il suo sguardo intensamente, ma anche a farmi pizzicare ogni nuovo e piccolo dettaglio che ha modificato il suo corpo. Ha i capelli lievemente più lunghi rispetto a qualche mese fa, i muscoli più intensi, gli addominali più profondi e una cosa che mi colpisce nel profondo sono proprio i suoi occhi. Sono tristi, privi del nulla, vuoti e terribilmente opachi.
Lungo la sua pelle scivolano diverse goccioline d'acqua, che lo accarezzano senza nessun freno. Per un attimo, ripenso a tutte le volte che lo sfioravo, e questo piccolo ricordo mi fa venire un'immensa nostalgia. Toccavo con delicatezza il suo corpo ogni volta che potevo, facendolo impazzire sempre di più.
"Non mi aspettavo di trovarti qui" Afferma dopo qualche secondo di puro silenzio. Lui alterna lo sguardo da me a Matteo, ponendomi domande soltanto guardandomi. Io rimango in silenzio, cacciando via un sospiro. Non posso non notare un gruppo di quattro persone a qualche metro lontano da noi, parlare fra di loro mentre ci osservano con leggerezza, ma fortunatamente, dopo qualche secondo smettono di farlo, distogliendo lo sguardo. Saranno sicuramente dei suoi amici.
"Beh, neanche io. Quando sei tornato?" Gli chiedo. È chiaro che io lo sappia, ma non voglio che tra di noi emerga l'imbarazzo. Non lo sopporterei.
"Da due settimane circa" Afferma, grattandosi la nuca e facendo spallucce lentamente. "Non vedevo l'ora di ritornare"
"Com'è andata in America?"
"Bene, benissimo direi..." Sospira. Accenna un lieve sorriso, che riesce a farmi esplodere il cuore all'istante. È un sorriso triste e privo di emozioni, ma comunque molto bello. "Tu come stai? Ormai ci siamo del tutto persi..."
Già, ci siamo persi. Già da un pezzo. Non ci lega più nulla, sembriamo totalmente due estranei e forse, ciò che mi distrugge è esattamente questo. Chi l'avrebbe mai detto, no?
Due persone possono separarsi completamente dopo aver condiviso così tanto? Possono separarsi completamente dopo aver condiviso qualcosa di così intenso proprio come abbiamo fatto noi? Sembrava quasi impossibile, eppure è successo. Eccome se è successo!
"Purtroppo si... comunque io sto bene. Tu invece? Come stai?" La mia voce si incrina leggermente. Probabilmente, quella che stiamo facendo non è una conversazione lineare, ma penso che una cosa del genere sia più che normale. Ho tanto desiderato questo incontro, ma adesso che è avvenuto, spero soltanto che finisca al più presto. Vederlo così, vederci così, non mi fa per niente bene.
"Bene... adesso bene, Fede"

'Fede'

Le sue labbra si schiudono dolcemente su ogni singola lettera che compone il mio nome, e per attimo, mi sento mancare la terra sotto ai piedi. "Sono stati dei mesi pesanti"
"Anche per me. Tanto" Ripenso a ciò che ho passato, e avverto un brivido alla spina dorsale. Un brivido di pura tristezza.
Lui sposta lo sguardo su un punto indefinito del mare, in modo da distoglierlo dai miei occhi, forse ormai lucidi e cristallini.
"Adesso sei più serena? Più felice?" Vorrei tanto dirgli che razza di domanda sia, ma penso che rimanere in silenzio sia la scelta più giusta. Sono più serena o addirittura più felice? Lo sono?
Penso che queste due parole abbiano un significato profondo e particolare, e io, in questo momento non potrei mai definirmi né serena e neanche felice. Non voglio assolutamente essere fraintesa, Matteo ha portato un'immensa luce nella mia vita, riuscendo perfettamente a cacciare via il buio che mi riempiva il cuore, ma l'assenza di Riccardo è quella piccola nuvola grigia che non mi permette mai di essere felice e spensierata al cento per cento. Ogni giorno che passa, il bisogno di avere al mio fianco la persona con la quale ho creato tutto questo, si fa sempre più intenso, ma cerco di non dargli molto peso, o almeno provo a farlo.
"Non so... sono sempre stata incerta su questo. Non si è mai sereni e felici sul serio, soprattutto quando quella persona sono io" Questa è la risposta che riesco a dargli.
"Lo so, ti conosco" Afferma, facendo spallucce. Poi pressa le labbra in una linea sottile, dondolandosi sulle punte con una lentezza davvero incredibile. "Stai ancora insieme a quel ragazzo?" Mi chiede, senza fare troppi giri di parole. La sua domanda mi fa schizzare il cuore dall'altro lato del petto, riuscendo perfettamente a farlo impazzire.
"Non proprio... ci siamo allontanati parecchio. Adesso viviamo in due appartamenti separati, ci vediamo soltanto qualche volta" Invento sul momento. L'ennesima bugia. Dannazione, mentirgli è sempre un colpo basso.
Non riesco neanche a guardarlo negli occhi, e forse questa è la particolarità che più mi distrugge.
"Capisco..." Sussurra, poi inclina il capo verso destra, osservando Matteo con occhi limpidi e terribilmente dolci. Per la prima volta riesco a notare un'emozione delicata e sincera varcare la soglia del suo viso, e di questo ne sono contenta. "È il vostro bambino?" Chiede a bassa voce. Ha quasi paura della risposta, posso notarlo dal modo in cui serra lievemente gli occhi.
Fa un passo verso di me, accarezzando con dolcezza la manina di mio figlio. Di nostro figlio. Al contempo sfiora anche una piccola parte del mio vestitino, e questa cosa mi provoca un lungo brivido proprio alla spina dorsale e successivamente al cuore.
"Si"
Mi guarda per uno o due secondi, facendo scivolare il dito sulla guancia di Matteo, che rimane immobile e rilassato alla prima carezza di Ric... del suo papà.
"È un bellissimo bambino. Qual è il suo nome?" Sorride. I suoi occhi sono lucidi, sentire queste parole gli fa male, posso assolutamente confermarlo.
"Matteo, si chiama Matteo"
"Ciao Matteo, io sono Riccardo" Gli dice a bassa voce, avvicinadosi leggermente. La scena mi provoca un vuoto improvviso alla pancia. È una cosa troppo, troppo forte per poterla affrontare. In questo momento vorrei solo sparire.
"Gli ho molto parlato di te" Ammetto con un filo di voce. Le mie corde vocali si rifiutano di aiutarmi e questa cosa mi fa crollare ancora di più.
"Si? E cosa gli hai detto?" Domanda curioso, guardandomi.
"Solo cose belle"
"Il suo papà non ne sarà molto contento" Sussurra, con una lieve e sincera risatina.
"Eh no, infatti non lo sa" L'atmosfera inizia ad alleggerirsi, e ringrazio il cielo per questo.
"Vi siete lasciati da molto?" Mi chiede, tranquillamente.
"Poco prima della sua nascita... meno di un mese fa" Affermo, sicura. So che Matteo ha già compiuto il suo primo mese di vita, ma se gli dicessi la verità, probabilmente capirebbe tutto.
"Lo odi?" La sua domanda mi spiazza. Letteralmente. Non me l'aspettavo.
"No, non lo odio. È pur sempre il padre di mio figlio e non potrei farlo per nessuna ragione al mondo" Rispondo velocemente, senza perdere tempo.
"Già... e si sa, lui vi terrà legati per l'eternità... nonostante tutto" Farfuglia, lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro.
"Esatto"
Sono sempre stata certa che Matteo sarà l'unica ragione che mi legherà a suo padre -a Riccardo- per tutta la vita. Ed è inutile pensare o dire il contrario, no?

Buongiorno!🧸♥️
Oggi doppio aggiornamento, quindi ci risentiamo più tardi. Un bacio🍄

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora