Capitolo 40.

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Riccardo.

"No, cazzo! Devi dirmi assolutamente dove si trova Federica! Per piacere, dannazione! Non credo di chiedere molto" Urlo praticamente in panico ad Edoardo, sperando soltanto che la smetta di fare il coglione e decida sul serio di aiutarmi.
Quando mi ha comunicato di averla chiamata, mi sono praticamente precipitato qui, sperando di sapere dove vive in questo momento.
"Ti ho già detto che non lo so" Si difende lui, socchiudendo gli occhi e sospirando lievemente. Chiaramente non è vero, glielo leggo negli occhi. Lui lo sa, lo sa eccome!
La quantità di rabbia che mi attraversa il corpo è davvero inimmaginabile, e il mio cuore che sta per esplodere come una bomba, ne è la prova. Sembro davvero fuori di me, ma è per una buona causa. Domani partirò e ho bisogno di vedere Federica per l'ultima volta. Per forza.
"Non è vero, dimmelo o ti uccido. Te lo giuro, Edoardo" Lo avviso, sollevando lievemente l'indice per chiarire la situazione.
Lo vedo sbuffare sonoramente, prima che si passi una mano fra i capelli freneticamente.
"Le ho promesso di non dirti niente, si incazzerà da morire"
"Ahhh, preferisci farti ammazzare piuttosto che far incazzare Federica... complimenti! Davvero commovente" Mi avvicino pericolosamente al suo corpo, fingendo sul serio di doverlo uccidere a momenti.
Lui sospira freneticamente, scansandomi per poi raggiungere la scrivania. Io lo osservo, adocchiandolo come se fosse la mia preda. Ho sul serio un bisogno estremo di sapere dove si trova la mia Fede. Soltanto questo, maledizione! Perché deve essere tutto così difficile?
"Okay, cazzo... va bene" Sospira. Poi afferra un post-it giallo, poggiandolo sulle mie mani. "Questo è l'indirizzo... la sua stanza è la numero trentacinque"
"Che grande amico che sei! Grazie mille" Lo abbraccio di slancio, regalandogli diverse pacche sulle spalle amichevolmente.
"Prego. Mi raccomando, cercate di risolvere. Siete distrutti entrambi" Mi consiglia, guardandomi. La sincerità riempie il suo viso, e per un attimo una scia di tristezza mi pervade anche l'anima. Siamo entrambi distrutti, proprio così... ed è inutile negarlo. Stare con lei almeno stanotte, riuscirebbe a farmi partire con la consapevolezza di averla ancora al mio fianco.
"Ci proveremo"
"Dille che le voglio bene... e spero che un giorno possa perdonarmi per tutto ciò che ho appena fatto"
"Vaffanculo" Rido, divertito dalle sue parole. Stringo il post-it fra le mie dita, prima di salutarlo e raggiungere l'ingresso del suo appartamento. Scendo le scale con una velocità davvero immensa, sorridendo come uno scemo.
In questo momento chiedo soltanto di rivederla. Solo questo. Non so cosa succederà dopo, ma non voglio saperlo. Non adesso.
So perfettamente che rimarrà sorpresa al mio arrivo, ma voglio soltanto abbracciarla e coccolarla un'ultima volta. Avevamo detto di non rivederci più, ma chiaramente non siamo mai stati bravi a seguire le giuste direzioni della nostra vita.
Raggiungo l'auto molto rapidamente, tuffandomi all'interno come un pazzo. Lancio uno sguardo alle due mie valigie sui sedili posteriori, sospirando dolcemente.
Impreco sottovoce quando Internet non vuole collaborare assolutamente, per cui sono costretta a spegnere la connessione e a riaccenderla per poi inserire l'indirizzo del suo b&b. Dista soltanto un chilometro e mezzo. Non è molto lontano.
Accendo il motore e sfreccio lungo il viale, sperando soltanto di trovarla lì. In fondo sono le sette del pomeriggio, dove diavolo potrebbe trovarsi se non nella sua stanza?  Chiaramente, il traffico è sempre presente e vorrei semplicemente uccidere tutti per poter arrivare alla mia destinazione al più presto.
Raggiungo la struttura soltanto mezz'ora dopo, sentendo il mio cuore esplodere sempre di più. L'ansia e la preoccupazione sembrano esplodere dentro di me come se fossero il mix perfetto per una bomba. Mi sento morire. Letteralmente.
Non appena varco la soglia di questo grande b&b, gli occhi del ragazzo proprio dietro il bancone si proiettano su di me. Ha un portamento perfetto, gli occhi scuri ed intensi, e i capelli scompigliati. Avrà più o meno vent'anni. Per un attimo, il pensiero che lui possa aver, in qualche modo, guardato o ammirato Federica, mi fa venire i brividi. Probabilmente sarà successo sul serio, ma non voglio pensarci.
"Buonasera. Mi dica... ha bisogno di una stanza?" Mi chiede educatamente. La sua domanda mi fa sospirare.
"Oh no, ho bisogno di parlare con la mia ragazza. Si trova qui" Gli dico tranquillamente.
"Può dirmi il nome?"
"Federica Carta"
"Okay, perfetto. Mi dia un istante che la chiamo"
Abbassa lo sguardo verso il computer, scrivendo il suo nome velocemente. Lo guardo per alcuni secondi, mentre cerca il suo nome fra la lunga lista dei suoi clienti. Esausto di aspettare e di vederlo così tranquillo, sbuffo sonoramente e mi giro, raggiungendo a passi veloci il dannato ascensore.
"Mi scusi, ma non può andare lì da solo! Deve aspettare" Cerca di raggiungermi, ma le porte automatiche di metallo che si chiudono, ostacolano il suo passaggio.
"Vaffaculo, coglione"
Sospiro soddisfatto, premendo il dito sul tasto tre. Si trova nella stanza numero trentacinque, per cui non sarà così difficile trovarla.
Non appena arrivo al terzo piano, corro via dall'ascensore, cercando la sua camera. I battiti irregolari del mio cuore si mescolano a quello dei miei respiri irregolari, e mi sento cedere piano piano.
"Trentatré..." Osservo ogni dannato numero con precisione e un filo di ansia, preoccupato di non trovarla qui. "Trentaquattro..." Continuo sottovoce. "Trentacinque..." Eccola, finalmente. Mi lascio scappare un sospiro di sollievo, sistemandomi i capelli freneticamente all'indietro con le punte delle dita. Busso contro la porta molto lentamente, provando in tutti i modi di avere soltanto dei pensieri positivi.
Poterla rivedere è tutto ciò che desidero in questo istante. Non lo faccio da tre giorni, eppure è come se fosse appena passata una vita intera. Il tempo passa lentamente e la sua assenza non fa altro che aumentare questo dettaglio.
A cacciare via ogni mio pensiero è proprio lei, che apre la porta lentamente, sbucando il suo viso proprio nella piccola apertura.
Quando i suoi occhi castani si incrociano ai miei, mi sembra di sfiorare il cielo con un solo dito. Il suo viso viene attraversato da una lieve scia di pallore, e penso proprio che io ne sia la causa. Non si aspettava di vedermi.
"Riccardo, cosa ci fai qui?" La sua voce roca presenta un tremolio immenso, che mi fa quasi perdere il respiro.
"Sono venuto a salutarti... domani mattina ho l'aereo alle sette" Le sussurro, curvando lievemente il capo verso destra. La guardo teneramente, proprio come si guardano i bambini.
Ha il visino triste, gli occhi vuoti e due occhiaie che fanno paura. Penso che questa notte non abbia chiuso dormito per niente. È evidente.
"Lo so" Sospira. "Ti ha dato Edoardo l'indirizzo, vero?"
"Si, ma non prendertela con lui... l'ho minacciato" Le dico, provando a rendere quest'atmosfera un po' più leggera.
"Sei un manipolatore" Mi stuzzica, appoggiandosi alla cornice della porta. Il suo corpo fa fatica a reggersi in piedi.
Mi scappa un lieve sorriso e sembra che i nostri cuori si uniscano nuovamente dopo diversi giorni che non lo fanno. Averla qui mi rende l'uomo più felice dell'intero universo.
"Posso entrare?" Mormoro con un filo di voce, sperando soltanto che la sua risposta sia un semplice 'si'.
Le sue labbra si schiudono dolcemente per dire qualcosa, ma una voce alle mie spalle la interrompere, provocando una reazione tutt'altro che calma dentro di me.
"Eccola qui finalmente, la stavo cercando... poteva anche aspettare che la accompagnassi io dalla signorina, non crede?" Il ragazzo della hall fa irruzione nel lungo corridoio, interrompendo questo nostro momento. Io gli lancio un'occhiataccia, uccidendolo in tutte le lingue e in tutti i modi possibili.
"Mi dispiace, ma avevo bisogno di vederla adesso"
"Capisce quanto sia importante riguardare la sicurezza dei nostri clienti?" Sbotta lui. È agitato, ma sono certo che potrei farlo zittire all'istante con un pugno in pieno viso.
"Non sono un rapinatore e non voglio uccidere nessuno, può stare tranquillo" Mi difendo, cercando di stare calmo e non scoppiare. Mi sta già dando sui nervi.
"Non lo metto in dubbio, ma-"
La voce dolce e soave di Federica lo interrompe, portando la calma in questo disastro causato soltanto da me.
"Per piacere, Lorenzo... lascialo stare, è venuto per me. Puoi andare"
Lorenzo? Ah, anche? Quindi si conoscono? Un senso immenso di gelosia mi pervade all'istante. Sapevo che non dovevo fidarmi di quello lì. Doveva assolutamente fare lo scansafatiche! Lei vive qui completamente da sola già da due giorni o poco più, e quel coglione voleva, in qualche modo, rubarle il cuore. Ma mi dispiace per lui, lei è mia. E lo sarà per sempre.
"Va bene, vi lascio" Abbassa gli occhi lentamente, lanciando uno sguardo apprensivo a Federica, e uno sguardo freddo a me. Io ricambio allo stesso modo, uccidendolo lentamente. Dio mio, che situazione.
Quando sparisce al di là del corridoio, osservo Federica, che a sua volta, mi fissa con quello sguardo da bambolina indifesa.
"Vieni, entriamo" Si scosta per farmi entrare, e per un attimo, percepisco un senso di felicità pervadermi lentamente.

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora