L'arrivo di Novembre ha portato nella mia vita un'immensa nuvola nera, riuscendo a provocare un buio improvviso che sembra non abbandonarmi mai.
In questi ultimi due mesi è accaduta la cosa che temevo di più: io e Riccardo ci siamo allontanati. Ci siamo allontanati in tutti i sensi. Ci sentiamo praticamente ogni due giorni, non ci scambiamo nessuna immagine, nessun 'ti amo' e nessun sorriso. Non c'è più nessuna videochiamata, e niente più conversazioni notturne fatte per l'eccessiva mancanza.
Nessuno dei due ha mai toccato il tasto di questo allontanamento improvviso, ma molto probabilmente lo faremo prestissimo. La distanza è riuscita a separarci, confermando tutte le paure che avevamo poco prima che lui partisse. Non è assolutamente vero che la gente riesce ad affrontare una relazione a distanza, credo che sia impossibile farlo. Arriva un momento in cui vorresti semplicemente mollare tutto e penso proprio che quel momento sia arrivato adesso, sconvolgendomi. Penso che avere distante la persona che ami sia una delle cose più struggenti e pesanti che un essere umano possa sopportare. Ad un certo punto, vorresti semplicemente annullare tutto e correre dall'altra parte del pianeta per raggiungerla/o.
Riccardo mi manca da morire, e ogni giorno che passa, sento un eccessivo bisogno di sentirlo qui, proprio al mio fianco, senza avere nessun tipo di barriera. Ho la necessità di avere un suo bacio, di essere stretta fra le sue braccia, di svegliarmi al suo fianco, di sentire le sue mani sul mio corpo, di percepire il suo cuore battere in sincronia con il mio, di fare l'amore con lui, di baciare la sua pelle, di toccare i suoi capelli, di farmi coccolare, di parlargli guardandolo negli occhi, di incrociare le nostre mani, di amarlo incondizionatamente e senza nessun tipo di freno. Proprio come abbiamo sempre fatto da quando ci conosciamo. Noi ci amiamo ancora, ma lo stiamo facendo in silenzio, proprio come si fa quando si è giunti con le spalle contro il muro.
Fortunatamente, in questi due mesi non è successo soltanto questo, ma ho anche trovato un piccolo appartamentino a due isolati dall'università. È accogliente e carino, e devo dire che ogni giorno che passa me ne innamoro sempre di più. Vivo da sola e questa cosa chiaramente, ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi. Mi manca chiacchierare con qualcuno ad ogni ora del giorno, ma al tempo stesso, amo letteralmente questa mia indipendenza. Sul serio.
Ad interrompere questi pensieri è lo squillo del cellulare che risuona in tutta la camera con un'intensità davvero intensa. Sussulto all'istante. Chiunque sia, mi ha preso alla sprovvista; ero così rilassata e serena che anche un aggegio del genere mi sconvolge l'organismo. Credo che questa gravidanza mi stia rendendo estremamente sensibile.
Quando stringo il cellulare fra le mani, noto immediatamente che si tratta di una chiamata di Riccardo. Il cuore mi guizza in gola ad una velocità immensa, e mentre sento un'infinita sensazione di inquietudine varcarmi la soglia dell'anima, la situazione in sé mi porta a sospirare pesantemente.
Rispondo dopo due o tre secondi, cercando di non esplodere e impazzire. Anche sentirlo è diventato triste e non fa altro che aumentare la sua dannata mancanza.
"Pronto?"
"Ehi Fede, cosa fai?" Questa è l'unica domanda che riesce a pormi. La sua voce mi provoca un brivido di tristezza, che purtroppo non riesco a bloccare in nessun modo.
"Niente, ti pensavo... tu?" Faccio spallucce, come se potesse realmente vedermi.
"Sto per andare a pranzare, ma prima volevo sentirti" Ammette. Le sue parole mi provocano un sorriso. Sono certa quanto sia immensa la mancanza che sente, ma purtroppo non riesce a dirlo. Almeno non come una volta. "A cosa pensavi esattamente?"
"A tutto ciò che ci sta succedendo, Riccardo."
"Cosa ci sta succedendo?"
"Lo sai... sembriamo due estranei, ci sentiamo praticamente ogni due giorni, e sento che la situazione ci sta piano piano sfuggendo di mano" Glielo dico all'improvviso, senza un filo di preoccupazione. Credo di aver fatto bene. Sono arrivata ad un punto di fine e dirgli tutto ciò che provo è sempre stato il mio unico obiettivo.
Semplicemente, ringrazio il cielo per avermi dato la forza, temevo sul serio di non farcela.
"Perché lo pensi, scusa?" Lo sento sospirare dolcemente, e la cosa non mi sorprende.
"Perché è così. È successo ciò che avevamo programmato poco prima che tu partissi. Io qui a Roma che faccio la mia vita, tu dall'altra parte del mondo a realizzare ciò che sogni. Non ci sentiamo mai e questa cosa mi sta distruggendo lentamente" Gli dico. Ogni parola ha chiaramente un fondo di verità. Tra di noi sarebbe finita comunque, ma la cosa che mi devasta è questo dannato solco privo di emozioni che ci separa. Ho sempre temuto questa conversazione, e adesso che è arrivata, mi sento davvero impotente.
"Non è colpa mia, Fede. Qui le giornate scorrono velocemente, e alcune volte non ho il tempo neanche di mangiare qualcosa al volo. Ti prego di non farmene una colpa! Non era mia intenzione"
"Non lo sto facendo, ma prima di partire mi avevi promesso di stare comunque al mio fianco. Che sia con una videochiamata, con un messaggino o con un video fatto di fretta, ma sapevo benissimo che non sarebbe andata in questo modo" Inizio a sentire le lacrime posizionarsi proprio sugli angoli dei miei occhi, provocandomi un vuoto immenso proprio alla pancia e la visione della mia camera davvero poco chiara. "Sapevo benissimo che niente sarebbe stato come prima. La nostra storia è cambiata ed è inutile che continui a dire il contrario"
"Non l'ho mai pensato. Tutto ciò che stai dicendo l'ho notato anche io. È assolutamente vero, ma non possiamo sul serio mandare all'aria tutto quanto! Non possiamo, cazzo!"
"Io sono stanca di stare male, Riccardo. In questi ultimi due mesi non faccio altro che piangere. Piangere perché la nostra storia è arrivata in un punto di non ritorno, e penso sia impossibile cambiare ciò, sopratutto se a separarci ci sono più di otto mila chilometri. È davvero impossibile, Riccardo" Dire una cosa del genere nella mia situazione è davvero più difficile di come avevo immaginato. Mi manca l'aria e ho quasi paura di non farcela. Sul serio. Mi manca il respiro e percepisco delle lievi fitte alla gola, che mi distruggono totalmente. Appoggio una mano sul lieve rigonfiamento della mia pancia, sperando che almeno mio figlio mi doni quella piccola quantità di forza che mi serve per affrontare tutto ciò.
"Non capisco dove tu voglia arrivare! Non lo capisco. Spero che questo sia soltanto un incubo" Sa benissimo cosa intendo e dove voglio arrivare, ma temo che abbia bisogno di una conferma. "Avevi promesso di non lasciarmi mai, cazzo! Dovevi aspettarmi fin quando non sarei tornato. E adesso cosa fai? Te ne esci con questa discussione del cazzo senza nessun problema? Ma hai bevuto?" La sua voce è priva di qualsiasi emozione. Sentirlo così mi distrugge. È confuso, triste, spaesato, e anche un po' incazzato. Forse con me, forse con la situazione in sé.
"No, non ho bevuto. È la dannata verità. Volevo parlartene già da diversi giorni, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Avevo paura di tutto. Avevo paura della tua reazione, delle tue lacrime, di te, e del fatto che tu potessi, in qualche modo, mandare all'aria il tuo futuro"
"Per te lo farei, porca troia! Farei di tutto. Ma so perfettamente che il nostro amore sarà così forte tanto da uccidere questa distanza, e so anche che tu mi aspettarai. Perché tu sai aspettare per le cose belle, no? Me l'hai sempre detto, ti ricordi? Noi siamo una cosa bella, Fede. Noi lo siamo. Per piacere, non essere frettolosa. So per certo che sei confusa e triste, ed è assolutamente normale esserlo... lo sono anche io" Ogni parola la pronuncia freneticamente, come se dovesse dirmi altre mille cose.
Ma perché non capisce? Perché deve distruggermi ancora di più? Lo so, è una situazione più grande di me, e temo proprio di non riuscire ad affrontarla nei migliori dei modi.
Una piccola lacrima mi riga la guancia dolcemente, mentre cerco di non farmi scappare nessun singhiozzo e di continuare a piangere in assoluto silenzio. Com'è giusto che sia.
Per un attimo vorrei dirgli tutto, vorrei dirgli della gravidanza, del fatto che diventerà padre fra esattamente sei mesi, e del fatto che odio tutte queste bugie.
Con i polpastrelli caccio via le lacrime dal mio viso, mentre respiro profondamente per non farmi sentire. Detesto soffrire in questo modo e detesto ancora di più, far soffrire Riccardo.
"Ascoltami un istante, per piacere" Inizio con un filo di voce. Faccio fatica a parlare e a dire qualcosa di serio.
"Cosa dannazione devo ascoltare? Le balle che stai raccontando?"
"No, devi ascoltare ciò che provo" Rispondo, poi sospiro. "Può sembrare incredibile, ma i-io credo di non amarti più come prima..." Non appena sussurro queste brevi paroline, il mio cuore si spacca in due pezzi, mentre la mia anima si sgretola piano piano come un pilastro colpito da un enorme martello.Okay, so perfettamente che non è un capitolo fantastico... questa situazione mi sembrava così lontana, eppure è arrivata. Ho cercato di curare ogni minimo particolare di questo 'distacco', per poter rendere le cose quanto più reali possibili, ma credetemi... è stato difficile anche per me.💔
Oggi vi regalerò il doppio aggiornamento, per scusarmi dell'assenza di ieri.
Buon inizio scuola a tutti quanti! E mi raccomando... studiate!🤪😏
A più tardi♥️⭐
-Roberta
STAI LEGGENDO
Lo sbaglio migliore - Federica e Riccardo
FanfictionFederica Carta. Riccardo Marcuzzo. Due ragazzi con un obiettivo e tanti sogni nel cassetto. Tante piccole cose li porteranno a lasciarsi andare in questo amore che li lega intensamente. Si tratta di un amore strano, disperato, passionale, profond...