Capitolo 7.

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"Raccontami qualche dettaglio sul tuo primo giorno all'università. Forza!" Esclama la mia amica Simona attraverso il telefono.
"Non so, è stato davvero bello. È tutto così nuovo per me... in realtà, all'inizio è stato un po' difficile cercare di apparire tranquilla, ma devo dire che dopo qualche minuto ero molto più serena" Rispondo con un sorriso, anche se non può vedermi.
"Cavoli, avrei voluto essere lì con te per poter vivere quest'esperienza insieme" Mormora dispiaciuta e a voce bassa. Io e lei ci conosciamo da più di quindici anni, ed essere distanti è davvero frustrante. So perfettamente che ad ogni passo che farò, lei sarà sempre al mio fianco nonostante la distanza. Averla qui renderebbe sicuramente le cose molto più semplici, eppure non è possibile. Entrambe abbiamo degli obiettivi molto differenti: lei letteratura, io psicologia.
Rendere comuni le due cose è davvero difficile, quasi impossibile.
"Lo so, anche io avrei voluto che tu fossi qui con me. Mi manchi davvero tanto"
Dalle sue labbra sento scappare un piccolo sospiro di frustrazione.
"Uffa, che tristezza estrema" Sbuffa. Vederla triste mi distrugge, ma so che entrambe ce la faremo. Come sempre d'altronde.
All'improvviso, sento un rumore provenire dall'ingresso e quando ruoto il capo verso la giusta direzione, vedo Riccardo ansimare freneticamente, con il viso arrossato e gli occhi persi nel vuoto. Mi sollevo dalla sedia immediatamente, ma nel preciso istante in cui sto per raggiungerlo, lui mi scansa, raggiungendo la sua camera, completamente privo di qualsiasi emozione in volto.
"Simo, devo richiamarti. A dopo" Farfuglio un po' confusa alla mia amica.
"Tutto bene, Fede?" La scena che ho appena visto mi ha completamente sconcertata. Del tutto.
"S-si, tutto bene. Ti richiamo"
"Va bene"
Attacco la chiamata, prima di prendere un lungo respiro e seguire Riccardo in camera. Dalla sua fuga post pranzo non l'ho più visto, e sono già passate diverse ore da quel momento. Indicativamente più o meno quattro o cinque.
Prima di stringere la maniglia e abbassarla, chiudo gli occhi e respiro profondamente, sentendo una dose di agitazione pervadermi come se nulla fosse. Lo faccio. Senza preavviso. Spalanco la porta e faccio un passo verso la sua camera, sentendo i suoi occhi proiettarsi di scatto sul mio corpo, coperto da una tuta da ginnastica.
È seduto sul letto, con un'espressione davvero orribile sul viso. Cerco di calmarmi e lo guardo, regalandogli un'occhiataccia così fredda, che potrebbe far venire la pelle d'oca a chiunque. Davvero a chiunque.
"Che cazzo ci fai qui?" Domanda, lasciandosi sfuggire un sospiro e portando i suoi capelli proprio all'indietro. È incazzato e penso che questa sia una cosa abbastanza evidente.
"Non ti permetto di parlarmi così!" Sbotto all'istante, sollevando l'indice verso la sua direzione. "Che diavolo è successo?"
"Niente che ti riguardi" Risponde. Poi si solleva dal letto, lasciando scivolare via la felpa dalle sue braccia. La getta disordinatamente sul pavimento, chiudendo le palpebre lentamente. "Torna in cucina e lasciami in pace"
Lo fisso come se fosse un pazzo, incrociando le braccia al petto e picchiettando il piede contro il pavimento. Probabilmente sembrerò una pazza, ma non m'importa.
"Mi dispiace ma no! Non torno da nessuna parte. Tu stai male! Vai via di fretta e poi ritorni a casa incazzato nero e terribilmente agitato. Devi dirmi cosa diavolo ti sta succedendo!"
"Cosa dovrei dirti, scusa?" Mi guarda soltanto per uno o due secondi, prima di sospirare e distogliere lo sguardo.
"Cosa cazzo ti prende! Sei così ingestibile, Riccardo!"
"Perché non riesci a capire che devi lasciarmi in pace? Come devo spiegartelo?" Chiede, alzando lievemente il tono della voce. Le sue parole, il suo tono, i suoi occhi, la sua espressione, mi provocano infiniti brividi.
"Non devi spiegarmelo. Sappi che non ti darò retta" Chiarisco. "Quello che fai non è assolutamente normale, Riccardo!"
"Perché non è normale?"
"Perché non lo è, e basta!" Affermo, lievemente in confusione. Quest'ennesima discussione sta riuscendo a rendermi davvero irrequieta. "Dannazione, stiamo cercando di instaurare un rapporto quantomeno normale, ma tu ti comporti male. Vai via, mi urli contro, ti arrabbi facilmente e mi tratti tutt'altro che bene! Io sono una ragazza che conosci appena, non una amico di vecchia data con cui puoi fare certe cose. Lo capisci?"
"In questi momento devi soltanto lasciarmi da solo. Non mi sembra così difficile da capire" Urla. Il suo viso è un po' arrossato. Riesco benissimo a scorgere tanta rabbia, tensione e inquietudine all'interno del suo sguardo, e vorrei davvero con tutta me stessa cercare di capire cosa diavolo abbia. Cercare di capire cosa potrei fare per farlo stare meglio. Qualsiasi cosa.
"Voglio solo aiutarti. Sei dannatamente fuori di te in questo momento"
"Esci da qui, Federica. Non è il momento!" Sbotta. Sembra un pazzo. Davvero.
"Ma-" Inizio, ma la sua voce brusca e rigida mi interrompe, provocandomi un sussulto.
"Esci da qui, cazzo!"
Afferra la porta e la spalanca del tutto, con poca, pochissima delicatezza. Io lo guardo, quasi senza parole. Per la milionesima volta è riuscito a stupirmi con il suo modo cauto e gentile di dire certe cose. Sento il mio cuore spezzarsi in tanti piccoli frantumi, spargersi disordinatamente all'interno del corpo e sparire del tutto nel vuoto. È davvero tutto così triste.
Abbasso lo sguardo verso le mie scarpe, faccio un passo indietro ed esco dalla stanza. Dietro di me sento la porta chiudersi con forza, ma ignoro tutto questo e respiro profondamente.
Il suo comportamento mi ha ferito. Come sempre d'altronde. Cercavo soltanto di fare del bene, eppure lui non ha le mie stesse idee.
Vorrei provare ad aiutarlo con tutta me stessa, ma penso proprio che sia una cosa davvero impossibile da fare.
È il suo carattere, lo so... ma non può permettersi di trattarmi in questo modo. Ci conosciamo soltanto da ventiquattro ore, e penso proprio che avere questi maledetti comportamenti non sia il massimo. Riesco a gestire benissimo la situazione, ma quando si calmerà, gli dirò tutto ciò che penso. Come ho sempre fatto con tutti nella mia vita.
A pranzo sembrava andare tutto bene, eppure non è stato così. La tempesta è arrivata di nuovo, distruggendo quel pizzico di dialogo che cercavamo di costruire. Sapere qualcosa su di lui è davvero una conquista. Questo ragazzo è pieno di misteri, pieno di punti interrogativi, pieno di dubbi e incertezze.
Possibilmente mi darà un motivo per allontanarmi da lui, ma io ne troverò altri dieci per stargli accanto. Per cercare di fargli sfiorare quel pizzico di colore che serve a rendere più vivace la sua vita, il modo che ha di vedere le cose e ogni dettaglio che lo circonda. Tutto.
Sicuramente non ce la farò, ma voglio provarci. Assolutamente. Penso sia la cosa più giusta da fare.

Ecco i primi problemi e le prime ansie... preparatevi a tutto😏🤪
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Siamo in tendenza praticamente ovunque e sapere che dopo anni, vi piaccia ancora ciò che scrivo, è davvero un gran regalo. Vi ringrazio tutti, uno per uno. Vi voglio davvero un gran bene.
A presto.🏝
-Roberta

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora