Capitolo 81.

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"Io e Matteo dobbiamo andare a casa... è quasi ora di pranzo e mia madre ci aspetta" Mormoro a bassa voce a Riccardo, sfiorando la sabbia con le punte delle dita. Lui mi guarda, ma non smette di accarezzare e stringere Matteo. Siamo tutti e tre insieme da quasi due orette, ma onestamente vorrei che questo momento non finisse mai. Siamo circondati da un'immensa calma, che riesce a rendere sereni non solo me e lui, ma anche il nostro bimbo. Dorme come un angioletto, mentre io e suo padre ci abbandoniamo al silenzio. Non ci scambiamo nessuna parola, ci regaliamo soltanto qualche sorriso o sguardo, che vale più di qualsiasi altra cosa. Ascoltiamo il rumore del vento e quello del mare, che forma un mix pazzesco per poter lasciar andare i pensieri e assaporare qualche secondo di tranquillità. "Si, tranquilla... tra un po' vado anche io" Annuisco dolcemente e mi sollevo, sfregando le mie mani sul sedere per poter eliminare tutti i piccoli granelli di sabbia che lo ricoprono. Lui mi segue a ruota, porgendomi Matteo fra le braccia, avvolto nel suo lenzuolino come se fosse un piccolo orsetto. Il distacco fra padre e figlio è una delle scene più tristi che io abbia mai visto. Sul serio.
Gli occhioni azzurri di Riccardo si incastrano ai miei per un attimo, riuscendo a provocami un lungo brivido lungo la spina dorsale, per poi fermarsi proprio sul cuore. "Quando ci rivediamo?" Mi sussurra con un filo di voce, per poi far scivolare le dita fra i suoi capelli color cioccolato e portarli all'indietro.
"Non lo so, magari domani. Ti va bene?" Voglio che viva ogni piccolo istante con suo figlio, ed è giusto che sia così.
"Si, assolutamente. Voglio recuperare il tempo perduto, anche se non è molto" Fa spallucce dolcemente, distogliendo lo sguardo da me. La tristezza nei suoi occhi è davvero palpabile e so per certo che ci vorrà diverso tempo affinché sparisca del tutto. È normale, no? Dio, certo che lo è.
"Vengo da te intorno alle quattro del pomeriggio. Devi soltanto scrivermi l'indirizzo così ti raggiungo" Affermo immediatamente, cercando di rimettere in ordine ogni singolo pezzettino di puzzle che ha costituito la nostra vita fino ad ora.
"Va bene, ti invio un messaggio. Stai tranquilla"
"Hai ancora il mio numero?" Gli domando curvando lievemente il capo soltanto per guardarlo meglio. Dalle sue labbra scappa un lieve sospiro.
"Si, ho provato tantissime volte a cancellarlo, ma non ci sono mai riuscito. Era soltanto un numero di telefono, eppure era l'unica e piccola cosa che riusciva a legarmi a te, nonostante tutto e tutti" Ogni singola parola che pronuncia lo fa con una lentezza e una delicatezza davvero immensa, che faccio quasi fatica a descrivere per bene. "Quando ero a Miami ti pensavo costantemente, e il fatto che tu non fossi più mia mi faceva completamente impazzire. Avrei preferito morire, davvero" È un'affermazione forte, che non si dice tutti i giorni e a chiunque. È un'affermazione che mi fa letteralmente cedere le gambe.
"Non ero di nessun altro e questo lo sai"
Non so perché stiamo riprendendo il discorso della nostra storia, ma molto probabilmente continueremo a farlo fino all'infinito. Si tratta di un argomento un po' particolare, quasi confuso e poco tranquillo, che non riusciremo mai a concludere definitivamente. Da quando ci siamo rincontrati non facciamo altro che parlarne.
"E invece no, il fatto di saperti con quest'uomo inesistente mi distruggeva... e posso sembrare egoista o quello che vuoi, ma adesso sono felice che non ci sia nessun altro" Mi scappa un lieve sorriso, ma cerco di coprirlo appoggiando le dita proprio sulle labbra. "Quando il pensiero di voi due insieme mi attraversava la mente, volevo semplicemente sprofondare. Ecco tutto"
"Non c'è mai stato nessuno, a parte te. Tu sei sempre stato il mio unico punto di riferimento"
"E tu il mio"
Vorrei semplicemente tuffarmi fra le sue braccia e abbracciarlo forte, lasciando che mi stringa dopo tutta questa strana e folle situazione che ha riempito le nostre vite, ma purtroppo non posso. Farei un'enorme cazzata e so per certo che ogni cosa andrebbe in frantumi, proprio come un bicchiere di cristallo spaccato in mille pezzettini.
Gli regalo un piccolo sorriso, prima di sospirare e abbassare lo sguardo verso Matteo.
"Noi andiamo, okay? Ci vediamo domani" Sussurro, spezzando del tutto questo nostro momento. Lui fa un passo all'indietro, e al contempo annuisce lentamente.
"Vi aspetto a casa"
"Non dimenticarti di scrivermi" Affermo con un delicato sorriso.
"No, stai tranquilla"
Prima che io me ne renda conto, si china verso Matteo, poggiando le sue labbra sulla sua piccola fronte. "Ciao, piccolino di papà"

'Piccolino di papà'

Oddio. Il mio cuore è troppo fragile per poter sopportare una cosa del genere. Si tratta di una scena estremamente tenera, che farebbe sciogliere davvero chiunque.
"Ha detto che ti vuole molto bene" Gli sussurro con voce tenera, riuscendo a strappargli un vero e proprio sorriso. La mia anima si gonfia improvvisamente.
"Anche io gli voglio molto bene. Più della mia stessa vita"
Gli accarezza la manina dolcemente, prima di spostare lo sguardo verso di me e sussurrarmi un 'ciao, Fede' a bassissima voce.
"Ciao, Riccardo"
Mi allontano dal suo corpo a passi lenti, afferrando la sdraietta del mio bimbo con la mano libera. Il secondo dopo, non controllo il mio corpo che inizia a camminare, permettendo ai suoi occhi di osservarci da lontano. Poco prima di raggiungere il parcheggio, lo guardo un'ultima volta, scuotendo la mano verso la sua direzione per salutarlo nuovamente. Lui ricambia all'istante.
Ci sono davvero diversi metri a separarci, ma ogni suo singolo dettaglio sembra impresso nella mia mente come se fosse una fotografia: i suoi occhioni pieni di emozione, le guance lievemente arrossate, i capelli confusi a causa del vento e il cuore un po' più felice.
Si tratta di un'immagine bellissima, davvero mozzafiato.
Sospiro e raggiungo la mia auto abbastanza velocemente, ringraziando il cielo per avermi regalato la forza necessaria per affrontare questa situazione. Sistemo Matteo sul seggiolino, legandolo e sperando che continui a dormire serenamente. Se avesse un crollo adesso, probabilmente non riuscirei minimante a calmarlo.
Accendo il motore abbastanza velocemente, immettendomi lungo la strada per arrivare al più presto a casa. Rimango bloccata nel traffico, lasciandomi sfuggire un basso 'porca puttana' sussurrato in bilico fra l'immensa frustrazione e l'immensa stanchezza. Sono davvero esausta, sia fisicamente che psicologicamente. Non credo di farcela.
Durante il tragitto, decido di chiamare mia madre, che mi risponde al terzo squillo con molta tranquillità.
"Ehi, Fede. Tutto bene?"
"Si, ho solo bisogno di compagnia durante il tragitto. Non è stata una giornata semplice" Affermo in un sospiro, ancora un po' scossa. Chiaramente non sa nulla di tutto ciò che è successo fra me e Riccardo, e molto probabilmente quando glielo dirò non crederà alle mie parole. Ne sono più che certa.
"Perché? Cosa è successo?"
"Riccardo ha scoperto tutto... sono stata con lui per l'intera mattinata" Affermo, cercando di trovare le parole giuste. Poi mi sistemo l'auricolare, sospirando intensamente mentre attendo che il semaforo diventi verde.
"Scusami cosa vuol dire che ha scoperto tutto? Gli hai detto la verità?" Posso sentirla tremendamente confusa e fragile, ma penso che sia assolutamente normale.
"Non proprio"
"E come ha fatto allora?"
Le racconto ogni singola cosa con calma, anche la più piccola, ringraziando Dio di avere una madre che nonostante tutto, continui a sostenermi senza fermarsi un solo istante.

Buon pomeriggio!♥️⭐

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora