Capitolo 101.

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Federica.

Veder sparire il viso di Riccardo nel traffico è stato davvero frustrante e triste. Sarà lontano da noi per davvero pochissimo tempo, ma so perfettamente che sembrerà una vera e propria eternità. Conosco il mio cuore alla perfezione, e molto probabilmente crollerò come un castello di sabbia travolto dalle onde del mare. Non so esattamente quando, ma lo farò sicuramente.
Varco la soglia di casa mia con le lacrime agli occhi, mentre stringo Matteo fra le braccia. Mi fissa intensamente e lo fa con una tristezza davvero infinita. Anche lui sembra essere malinconico, e molto probabilmente la causa è la lontananza dal suo papà. È piccolino, ma sembra capire ogni cosa. Davvero.
Chiudo la porta d'ingresso con un colpo di fianchi, cacciando via con l'indice una piccola lacrima che ha appena bagnato la mia guancia. Sospiro e mi siedo sul divano, facendo scivolare il giubbotto lungo le braccia del mio bimbo. Lo sistemo sul seggiolone, e poi corro in bagno, volendo disperatamente sciacquarmi il viso. Ho bisogno di una rinfrescata.
La pelle mi brucia, e sento la superficie di essa tirare intensamente. Quasi mi manca il respiro.
L'acqua la rende morbida e lucida, e proprio nel preciso momento in cui appoggio la morbida asciugamano sul fragile punto, mi lascio sfuggire un vero e proprio sospiro di sollievo. Mi sento già meglio.
Appoggio entrambe le mani sul bordo del lavandino e fisso la mia figura riflessa sullo specchio di fronte a me. Ho lo sguardo triste, quasi assente. La mancanza di Riccardo è visibile in ogni singolo centimetro della mia anima, e nonostante io provi a cancellare la sua figura, le sue parole, i suoi occhi e il suo viso dalla mia mente, non riesco a farlo assolutamente.
Quando mi ha stretta fra le sue braccia, ho sentito qualcosa dentro di me che non riuscivo a sentire da tanto, parecchio tempo. Ho percepito che forse, c'è ancora una piccola speranza che riesce a legarci, qualche possibilità per essere felici e quel lieve frammento d'amore che ci riporta costantemente nello stesso identico punto. C'è ancora tutto. Ci siamo ancora noi, e il fatto che voglia parlare molto presto di questa strana situazione che ha varcato la soglia della nostra vita, mi fa letteralmente sfiorare una piccola parte del cielo. È bello sapere di poter avere ancora un'altra occasione.
Ci amiamo. Ci amiamo ancora follemente. Io voglio lui e lui vuole me. Questa è la verità, e sono certa che sarà così per tutta la vita.
In questo istante vorrei semplicemente essere con lui e sistemare tutto con semplicità. Potrei farlo con un bacio, con un abbraccio, con una frase, o... raggiungendolo ovunque lui sia.

Raggiungendolo ovunque lui sia.

Esattamente.

"Dio mio" Mi lascio sfuggire queste due parole con un lungo ed intenso sospiro.
Vorrei prendermi letteralmente a ceffoni per averlo lasciato andare, ma temo di non aver avuto alternative. Credo proprio che raggiungerlo adesso sarebbe la cosa migliore da fare. Perché aspettare ancora? Potrebbe essere troppo tardi e potrei perderlo del tutto. Probabilmente non lo sopporterei.
Ho bisogno di Riccardo nella mia vita, ed è giusto che io glielo dica, glielo urli e lo fermi. Dannazione si, devo farlo!
Sarà sicuramente in attesa del suo volo, e se partissi proprio in questo momento, lo troverei ancora all'aeroporto. Devo assolutamente andare adesso.
Non riesco a fermare i miei piedi, che iniziano a correre rapidamente verso il corridoio per poter raggiungere il salotto.
Ritrovo lo sguardo di mio figlio, che mi osserva un po' confuso e lievemente scosso. "Adesso andiamo da papà, amore mio. Andiamo a riprenderlo"
Sblocco la cintura che lo tiene fermo e lo prendo in braccio, sollevandolo di slancio e regalandogli un piccolo bacio sulla fronte.
Un senso di felicità mi pervade all'istante e mentre il mio cuore sorride, un minuto più tardi mi ritrovo a scendere freneticamente le scale per poter raggiungere l'uscita del palazzo. Non appena lo faccio, il freddo mi colpisce con una potenza davvero sconfinata. Stringo il mio bambino contro di me, lasciando che quest'aria si schianti contro il mio corpo e non contro di lui, che mugola teneramente e stringe una piccola ciocca dei miei capelli fra le sue piccole manine.
Lo sistemo all'interno dell'auto velocemente, per poi correre verso il lato del guidatore e accendere il motore con il cuore in gola. Un'immensa quantità di ansia mi pervade all'istante, e ad essa si unisce anche un pizzico di paura. Paura che ogni mio piano di questa giornata possa essere cancellato all'istante con la partenza di quell'aereo, paura che sia troppo tardi per poterlo amare intensamente e senza ostacoli, e paura che ogni mia sensazione positiva e bella possa sgretolarsi immediatamente. Proprio com'è sempre successo in tutta la mia vita.
Lungo le strade non c'è molto traffico, e ringrazio il cielo per questo. Anche un minuto potrebbe cambiare ogni singola cosa.
Accendo il riscaldamento per diminuire ogni singolo brivido alla spina dorsale, ma devo dire che non risolvo granché. I miei respiri sono talmente veloci ed intensi che mi provocano letteralmente la fine di ogni singolo acquisto di ossigeno.
Durante il tragitto alterno lo sguardo da Matteo alla strada, e dalla strada all'orario sul piccolo schermo vicino la radio. Fra circa mezz'ora, l'aereo di Riccardo decollerà, e spero con tutta me stessa di riuscire ad arrivare in orario. Non potrei davvero sopportare una sconfitta. Probabilmente farei pazzie, come ad esempio quella di raggiungerlo a Milano e dirgli tutto ciò che penso e tutto ciò che provo.
Ringrazio il cielo quando, circa dieci minuti più tardi, mi ritrovo a varcare la soglia della mia tanto attesa destinazione: l'aeroporto di Roma Fiumicino. C'è tanta, troppa gente che attraversa il mio sguardo meccanicamente e rapidamente. Alcuni di loro sono felici e sorridenti di aver finalmente abbracciato le persone care, altre sono tristi e con le lacrime agli occhi per averle lasciate, altre sospirano frustrati per l'attesa e altre ancora sono ferme, fisse a guardare il vuoto.
Semplicemente vivono. E poi, invece, ci sono io... una donna ansante, con il cuore a mille, che stringe in braccio il suo bimbo e cerca in questo enorme aeroporto l'amore della sua vita. È folle, vero? Si, è decisamente troppo folle, eppure ogni singola cosa che faccio proviene dal profondo del mio cuore. E penso che questa sia la cosa essenziale.
Corro velocemente nell'immensa sezione delle partenze, per poi bloccarmi sui miei passi quando incontro una giovane donna in divisa. Solo lei può darmi le indicazioni giuste.
Prendo un profondo respiro e la affianco, cercando di non far emergere la sconfinata quantità di ansia che mi pervade in questo istante.
"Mi scusi, il volo per Milano Malpensa?"
Lei mi guarda, regalandomi un piccolo e amichevole sorriso.
"Si, signorina... è al gate A30, i passeggeri stanno imbarcando" Mi spiega immediatamente. Poi caccia via una ciocca dei suoi capelli color nocciola, continuando a guardarmi. Ha la voce delicata e cristallina, e possiede una semplicità davvero infinita.
"Grazie, io dovrei parlare con uno di loro" Spiego. Una scossa mi pervade il corpo.
"Immaginavo... ma non credo sia possibile. Ormai gran parte di loro saranno all'interno dell'aereo" Afferma, lievemente dispiaciuta. "Ma può sempre provarci" Conclude poi, facendo spallucce, forse sperando che io possa raggiungere il mio obiettivo.
In questo momento è l'unica cosa che desidero. Lo giuro.
"La ringrazio di cuore. Davvero" Le sussurro, un attimo prima di allontanarmi e raggiungere la destinazione che mi ha appena detto. Anche respirare in maniera normale mi risulta più difficile del previsto, ma non posso farci nulla. È normale. "Dai, amore... speriamo di trovare papà" Gli sussurro a Matteo, che si guarda intorno confusamente, ma per fortuna non fa nessun tipo di capriccio. I suoi occhioni azzurri scrutano attentamente ogni dettaglio, e la cosa mi fa sorridere.
Analizzo con attenzione il numero dei gate, fin quando il mio sguardo non cade proprio su quello interessato.

A30.

Trovato.

Non riesco a far nulla. Non riesco a muovere un muscolo, a dire una parola, a fare un piccolo gesto. Niente di niente.
Ci sono circa venti persone posizionate in fila indiana, e per un attimo dubito vivamente che Riccardo si trovi in mezzo a loro.
Mi avvicino cautamente, cercando di scorgere il suo viso tra la folla. Lo faccio con lentezza, ma con il cuore che batte ad una velocità davvero incontrollata.
Non c'è. È già sull'aereo e io sono arrivata qui troppo tardi. Cazzo!
Un senso di delusione mi pervade all'istante, facendo notevolmente aumentare la mia voglia di spaccare il mondo e trasformarlo in sabbia. Ho appena varcato la soglia di un tunnel e non riesco a scorgere la luce in nessun modo.
Abbasso lo sguardo lentamente, sentendo un lieve strato di lacrime riempire i miei occhi. Osservo Matteo, che mi fissa e mi accarezza il viso con una dolcezza davvero infinita. Quasi mi rassicura, e mi sussurra con lo sguardo che andrà tutto bene molto presto.
Io ricambio le carezze, cercando in tutti i modi di essere forte. Essere forte solo ed esclusivamente per lui.
Però, dopo qualche secondo, sollevo il capo dolcemente, pronta per raggiungere l'uscita dell'aeroporto, ma all'improvviso noto la figura di Riccardo a una decina di metri da me, mentre avanza freneticamente verso il suo gate.
Eccolo lì, l'amore mio. È ancora qui.
Dio mio, fatico a crederci... mi sembra un sogno.
Percepisco un senso di felicità varcarmi il cuore, pensando che forse, almeno per una volta, il destino è dalla mia parte. Dalla nostra parte.

WELLAAA!
Non ve l'aspettavate, vero?😏
Le gioie sono finalmente arrivate e io ne sono felicissima♥️
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi mando un bacio🧸
-Roberta

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora