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La vita di Jungkook non era stata molto facile e tanto meno agiata. Nacque e crebbe in una piccola famigliola di campagna, in un piccolo paesino vicino Busan. Viveva insieme ai suoi genitori e aveva anche un fratello maggiore che alla prima occasione lasciò quella casa per un futuro migliore.

Fino ad oggi, di quello che un tempo considerava suo fratello, non ne sapeva nulla neanche dove si trovasse o cosa facesse.

I suoi genitori erano persone umili e oneste, lavoravano la terra producendo ortaggi di vario tipo e dedicandosi anche all'allevamento di molti animali.

Non erano ricchi e con quel poco che guadagnavano cercavano di sopravvivere ma la felicità e l'amore non mancava in quella famigliola. Quei tre erano tanto uniti e compatti ma purtroppo quell'allegria gli venne rubata poco dopo.

La grande e famosa azienda edilizia coreana Big Hit Construction, si, proprio quella in cui adesso lavorava Jungkook, aveva un bellicoso progetto sul loro terreno che avrebbe realizzato a tutti i costi.

La famiglia Jeon non gliela diede vinta tanto facilmente. Cercarono in tutti i modi di tenersi stretta quella casa in cui trascorsero tutta la loro vita e quel lavoro totalmente onesto che si erano creati ma quando, in una notte, le forze dell'ordine fecero irruzione all'interno della struttura, non avendo neanche la minima pietà per quel piccolo bambino che piangeva sulla spalla della madre, li sfrattarono, li buttarono come roba vecchia in una strada e l'azienda ebbe la sua vittoria su quella povera gente.

I genitori Jeon dovettero ben presto fare i conti con la realtà che li circondava e constatarono le scelte che avrebbero potuto fare per il bene del loro figlio appena adolescente. Decisero di mandarlo in una casa famiglia di Busan, lì avrebbe avuto l'educazione e l'istruzione che meritava e magari un futuro migliore, prospero una volta uscito e compiuta la maggiore età.

Jungkook da quel momento in poi cambiò drasticamente. Odiò i suoi genitori, suo fratello maggiore per averlo abbandonato e la gente povera con tutta la sua immensa e distrutta anima.

Aveva un obbiettivo.

Avrebbe studiato e sarebbe entrato a tutti i costi in quella miserabile azienda. Voleva fama, soldi, una vita di lusso e soprattutto pagare gli altri con la stessa moneta.

Dovevano soffrire come aveva
sofferto lui in passato.

Ed ora, era lì.

Seduto nuovamente in quel bar con una bottiglia di whisky fra le mani per la seconda volta, ad affogare i suoi maledetti problemi.

Era dipendente dall'alcool? Si, lo era già tanto tempo. Aveva cominciato a bere nei primi mesi di lavoro nell'azienda, il ricordo di quel giorno lo devastava e quel sapore ardente sembrava essere l'unica soluzione a quei suoi malesseri. A volte riusciva a reggerlo e altre volte no. In quest'occasione avrebbe voluto abbandonare totalmente i suoi sensi fino a non poter più reagire e pensare in modo sensato ma non riusciva a perdere il controllo, la sua mente continuava a pensare e a ripensare coerentemente a tutto.

Accalappiò un'altra bottiglia, pagò tutto e andò via dal bar. Camminò lentamente a passi rigidi e pesanti mentre si guardava intorno con un'espressione vuota, priva di ogni emozione. Avvicinò la bottiglia alle sue labbra e ne bevve un sorso profondo, pulendo poi quella zona con un movimento brusco. Quasi vicino casa, Jungkook gettò il fiasco di alcool contro il marciapiede dove il vetro di questo si ruppe in mille pezzi e il restante liquido amarognolo si disperse in differenti direzioni proprio come la sua vita, la sua famiglia.

Rotta e dispersa per vie differenti.

Il sole si era già nascosto ma rimaneva tuttavia quel rossastro scuro caratteristico del tramonto affiancato da quel blu che indicava la sera imminente.

Jungkook attraversò frettolosamente la spiaggia ormai deserta e vicino la riva, si spogliò di tutti i suoi scomodi vestiti buttandoli malamente sulla sabbia. Tolse tutto, il suo corpo rimase nudo e in questo stato si tuffò in acqua.

Jimin gli aveva detto che fare il bagno nudo in mare lo rilassava, lo poneva in uno stato di pace e amore con sé stesso. Voleva sperimentare la stessa identica cosa, me aveva bisogno.

Trovare la pace fra quelle
sofferenze radicate dentro di sé.

L'acqua gelida della sera percorse interamente il corpo del corvino e quest'ultimo amò particolarmente quella sensazione di freddo che raffreddò il suo essere caldo, bollente dovuto all'alcool.

«Ehi, tu! Jungkook! Che fai lì a quest'ora?» urlò una tenera voce dalla riva. Il maggiore fissò lo sguardo nella direzione da cui proveniva la voce e vide Jimin che agitava le sue mani verso di lui «Jungkook! Potresti ammalarti con il venticello fresco che tira oggi! Jungkook!» proseguì con il suo richiamo.

«Vai dentro! Non ti preoccupare, va tutto bene!» esclamò il più grande con falsa felicità.

«È quasi ora di cena! Devi mangiare qualcosa, mia mamma sta preparando una ricetta da leccarsi i baffi e vuole che tu e Yoongi la mangiate... Yoongi è preoccupato per te»

«Non dovete preoccuparvi, sto bene» ripeté mentre sorrideva «Sto bene»

«Potresti ammalarti, Jungkook» ma al corvino quello non gli importava minimamente «Puoi parlare come di ogni cosa... So che non ci conosciamo bene ma posso aiutarti se vuoi» l'altro lo ignorò «Allora verrò io a tirarti fuori da lì»

«Sono nudo, non venire da me» traballò il corvino.

«E allora? Non mi interessa se lo sei oppure no» specificò il minore.

«Zitto, Jiminie. Sono n-nudo e non devi venire qui» impose serio.

«Hai bevuto?»

«E anche se lo avessi fatto cosa c'è di male? Dovresti provare, è fottutamente rilassante» ridacchiò con sarcasmo.

Jimin si morse il labbro con incertezza trattenendolo per un paio di secondi fra i suoi denti. Non sapeva in che modo agire per aiutarlo.

Non lo conosceva e non poteva immaginare quello che quel ragazzo aveva sulle sue spalle.

«Uhm...» titubò «Che ne dici se beviamo qualcosa insieme?»

𝑮𝒊𝒕𝒂𝒏𝒐 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora