Jimin strinse con forza la cinghia della sua borsa a tracolla e fece il suo ingresso in azienda. Era nervoso, quel luogo così grande e lussuoso lo rendeva nervoso, fuori posto. Morse più volte in modo frenetico il suo labbro inferiore alla vista di quegli uomini tutti ben conciati, altezzosi ed illustri mentre lui, al loro cospetto, era soltanto un gitano vestito con un pantalone nero e una maglia semplice proveniente da una famiglia umile e amorosa.
«Jiminie!» si sentì chiamare il minore che riconobbe immediatamente la voce di Yoongi «Tutto bene?»
«Uhm, non tanto in verità...» guardò in basso e il grigio sospirò triste.
«Mi dispiace tanto ma vuole parlare con te, non si trova in buone condizioni» l'altro si limitò ad annuire «Ti porto da lui, seguimi»
Poco dopo i due arrivarono in terrazza e Jimin notò all'istante la figura del maggiore totalmente rannicchiata su se stessa in un angolino di quel vasto spazio.
«Ci vediamo dopo, Jiminie» il menzionato sorrise leggermente e a passo lento si diresse verso il corvino che appena lo vide si alzò dal suo angolino per afferrare la sua mano e portarlo con sé in un altro luogo.
«Tranquillo, vieni» pronunciò il maggiore a voce bassa quasi spezzata.
Il più piccolo si lasciò trasportare ed entrambi entrarono in una stanza che sembrava più che altro un piccolo soggiorno con un tavolino in vetro e un paio di divanetti e poltroncine. Jungkook chiuse la porta con la sua chiave e dopo rivolse la sua totale attenzione verso l'altro che lo fissava con un leggero timore in sé.
«Che ci facciamo qui?» chiese Jimin.
«Voglio parlare solo con te... Siediti lì» segnalò il divanetto e timidamente il biondo si sedette. Jungkook, invece, sdraiò il suo corpo su quella superficie e adagiò la sua nuca sulle gambe del contrario che all'istante mostrò un'espressione tipica di uno colto alla sprovvista «Sei troppo buono per uno come me»
«Lo so»
«Sei venuto qui di corsa appena ho detto a Yoon di chiamarti... Non dovresti correre e preoccuparti per uno come me» colse la mano di Jimin intrecciandola alla sua.
«È nella mia indole aiutare gli altri in tutto e per tutto, non posso farci niente e smettila di dire "per uno come me"»
«E invece si che lo dico. Per uno come me che dopo aver scopato brutalmente con uno sconosciuto, viene da te e pretende un tuo bacio e lo ottiene quasi con la forza» confessò amaramente.
Jimin sentì il suo cuore spezzarsi terribilmente male e i suoi occhi diventare acquosi come un temporale che hai visto arrivare e scatenarsi d'improvviso.
Perché faceva così male sentirsi dire quelle parole da quel tipo? Sapeva che prima o poi sarebbe accaduta una cosa del genere e allora perché il suo petto doleva e le sue lacrime fremevano dal fare la loro magnifica apparizione sul suo volto?
«Non p-posso più aiutarti, s-scusami» la sua voce tremò con tristezza, poi si mise in piedi di fretta «Apri la porta» sentenziò.
«Che ti s-succede?»
«Nulla, voglio andare a c-casa»
«Perchè? Stavamo p-parlando»
«Basta, voglio andare a casa. Ti prego, lasciami andare» supplicò con la sua voce sempre più spezzata e struggente.
«Scusa se ti ho fatto del male, non volevo farlo. Scusami»
«Lasciami andare, ti prego» continuò cercando di forzare la maniglia senza alcun risultato «Non voglio più stare q-qui»
«S-Scusa» ripeté»
«Va b-bene, ti perdono ma ora fammi andare via, t-ti prego...» una lacrima scese sul suo viso e la colse in tempo prima che l'altro potesse vederla.
«S-Si...»
Jungkook aprì la porta e Jimin
corse via.
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𝑮𝒊𝒕𝒂𝒏𝒐 | 국민
Fanfictionᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴛᴀ Dove Jimin è un gitano e Jungkook lavora come costruttore in un'azienda; (In revisione per eventuali errori) ᴋᴏᴏᴋᴍɪɴ //ᴊɪᴋᴏᴏᴋ ᴏᴍᴏsᴇssᴜᴀʟᴇ ᴅʀᴀᴍᴀ *ᴅɪsᴛᴜʀʙᴏ ʙᴏʀᴅᴇʀʟɪɴᴇ sʜɪᴘ sᴇᴄᴏɴᴅᴀʀɪᴀ: ᴛᴀᴇɢɪ