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Jungkook si domandava cosa avesse sbagliato con Jimin, erano giorni che quest'ultimo lo evitava come se avesse una qualche malattia grave ed infetta. Usciva dalla sua stanza solo per il necessario, per stare con Taehyung e per esercitarsi con la danza ed il resto sembrava non contare più nulla per lui.

«Neanche che gli avessi fatto la proposta di matrimonio, porca puttana!» sbottò irritato mentre sorseggiava una delle sue solite bottiglie di birra, seduto sul letto della sua camera a fissare un punto vuoto «Fanculo!» continuò a bere.

Non aveva fatto una proposta di matrimonio né tanto meno una dolce dichiarazione d'amore ma con quell'ultima frase che aveva spontaneamente detto, aveva sottointeso che i suoi occhi si erano posati in Jimin e che odiava il fatto che qualcun altro potesse guardarlo o toccarlo, perché era questo che Yoongi aveva espresso a Jungkook poco prima.

«Hai sempre odiato che la cosa su cui posi i tuoi occhi venga poi guardata o toccata da altri» aveva detto Yoongi.

«Forse perchè Yoongi ha ragione su quello che mi dice spesso...»  questa era stata l'ultima frase detta da Jungkook al più piccolo che da quello rimase fortemente impressionato. In seguito, il silenzio, non del tutto comodo, calò fra i due e questo li accompagnò per tutta la strada di ritorno a casa.

«Gitano del cazzo» sbuffò più volte e dopo aver finito la bibita alcolica, andò verso la finestra affacciandosi e guardandovi in basso dove notò la figura di Jimin seduta sulla sabbia insieme a dei bambini, forse i cugini minori «Ehi, tu!» vociferò e il biondo fissò in alto stupito «Si, proprio tu. Sali qui in camera mia che dobbiamo parlare, adesso»

«Sto giocando con i miei cugini, non posso»

«Sali, Jimin perché se scendo io finirà male» avvertì seriamente e quello giù ridacchiò.

«Mi fai ridere, davvero» disse continuando a prestare attenzione a suoi piccoli cuginetti e ignorando l'avvertenza appena fattagli.

«Ride bene chi ride ultimo» sussurrò Jungkook ritirandosi dalla finestra. Successivamente scese in spiaggia e con velocità si piazzò difronte il più basso «Allora parliamo sopra o dovrò fare a modo mio?»

«Non ho intenzione di muovermi da qui, non vedi che sto giocando con loro?» grugnì.

«Scusatemi piccoli. Vi comprerò le caramelle dopo, va bene?» sorrise falsamente e in pochi secondi ebbe Jimin a dimenarsi come un pazzo scalmanato contro la sua spalla, tenuto come se fosse un sacco di farina pronto da consegnare ad un panettiere «Te l'ho detto, Jimin e tu non mi hai voluto ascoltare» ritornò con il minore nella direzione da cui era venuto «Per tua informazione, la mia intenzione iniziale era quella di lanciarti in acqua ma ho evitato, non volevo essere così crudele» sottolineò mentre faceva ingresso nuovamente in camera e chiudeva a chiave quest'ultima.

«Mi fai scendere adesso, Jungkook? Lasciami! Ho detto di farmi scendere!» urlò il più piccolo e l'altro gli fece toccare terra all'istante.

«Non devi gridare. Dobbiamo solo parlare... Niente di più, Jimin» informò andando a sedersi sul letto con aria sostenuta.

Il suo sguardo si rivolse poi verso il biondo notando gli occhi, attraverso le lenti, di quest'ultimo incollati in basso, sul pavimento, precisamente sulla bottiglia vuota di alcool poc'anzi consumata.

«Non sono ubriaco, ti avverto già. Una bottiglia non mi fa alcun effetto»

«Capisco» sorrise fiacco senza lasciar vedere la sua bianca dentatura.

«Puoi sederti sul letto di Yoongi se vuoi» annunciò il maggiore e dopo pochi secondi, l'altro si accomodò in quella morbida superficie «Perchè mi stai evitando un'altra volta?» domandò diretto «Ora mi dirai "io non ti sto evitando!"... Evita di darmi questa risposta di merda e rispondi sincero»

«Non lo so» si limitò a contestare.

«In che senso non lo sai?» chiese con un sopracciglio sollevato e la fronte corrucciata.

«Non so perché ti evito»

«Si che lo sai invece. Sono sicuro che c'entra con quello che ti ho detto alla fine... Hai interpreto la frase in un certo modo e hai avuto timore. Cosa hai capito, Jimin? Così vedrò se ho ragione io» le guance del più piccolo diventarono quasi rosso ciliegia.

«Che tu hai posto i tuoi occhi su di me e che odi il fatto che qualcun altro possa guardarmi o anche solo toccarmi» rispose nervosamente «È insensato però questo ho capito dalle tue parole. Ho tradotto in modo giusto?»

«Si, hai tradotto bene e non credo ci sia niente di male...» rispose secco.

𝑮𝒊𝒕𝒂𝒏𝒐 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora