III

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Mi sto ambientando sempre di più nella mia nuova vita. Ormai è quasi un mese che sono qui e mi sento a casa. Ho fatto amicizia con i miei vicini, soprattutto una coppia al piano di sopra che sono sposati da tanti anni ma non hanno mai avuto figli. La sera, quando sono a casa, vado sempre da loro e ci sfidiamo a burraco o a tressette. Hanno l'età dei miei genitori e mi trattano davvero come un figlio. Lo fanno perché mi hanno preso a cuore, non per il mio cognome o il mio lavoro. Gli voglio un gran bene, soprattutto alla signora Anna che mi prepara sempre la pizza 'sasicc e frariell' che amo da impazzire. Una sera ho portato anche Dries e abbiamo giocato a scopone. Inutile dire che ci hanno stracciati.
"Stasera vai dai Contini?" Mi domanda infatti, alla fine degli allenamenti.
"Penso di sì, al momento non devo uscire" alzo le spalle e lui annuisce.
"Facciamo così, vengo anche io, poi verso le undici andiamo a bere qualcosa fuori" mi propone.
"Senza fare troppo tardi però, che domani mi devo svegliare presto"
"Sì tranquillo, un'oretta, niente di che"
"Okay allora, alle nove da me" confermo.
"Stasera dobbiamo stracciarli"
"Sì come no. Sono troppo forti quei due, lo fanno per lavoro"
"Prima o poi li batteremo" dice ancora, io gli do una pacca sulla spalla e vado via.
Torno a casa, metto il guinzaglio a Bonnie e scendiamo insieme. Devo di nuovo comprare le crocchette e qualche ossicino per i denti.
"Salve" saluto appena entro e la ragazza della cassa, Elena mi pare si chiami, mi sorride cordiale.
"Salve, come va?"
"Bene, stiamo bene" rispondo e mi dirigo subito allo scaffale delle crocchette. Prendo il sacco da 10kg e poi vado agli ossicini.
"Questo va bene per Bonnie?" Ne prendo uno che non ho mai visto prima e lo mostro alla commessa.
"No è troppo piccolo per lui, non sarebbe utile ai suoi denti" mi raggiunge e si mette proprio accanto a me. Niente male. Castana chiara, media altezza, occhi scuri e nasino piccolo. Carina.
"Per Bonnie serve questo" me lo porge e io lo afferro.
"Perfetto" le sorrido, ormai sono di casa qui, ci passo almeno un paio di volte a settimana e mi sto trovando bene. "La dottoressa non c'è?" Ecco lei per esempio, non l'ho più vista se non una volta di sfuggita.
"No, oggi no. Lei c'è i giorni pari" mi spiega e io annuisco.
"Va bene allora, me la saluta. Prendo queste cose" indico le crocchette e l'ossicino sul bancone e lei batte alla cassa.
"Sono 18€" dice, passandomi lo scontrino.
Pago, ringrazio e vado via.
Torno a casa, mi preparo la cena e poi aspetto Dries che per le nove meno cinque, stranamente, è da me.
"Oh sei pronto?"
"Sì andiamo, vieni Bonnie" porto sempre anche lui perché ai Contini non dà fastidio.
Saliamo al piano di sopra e busso alla porta. Ci apre il signor Pasquale, con i suoi capelli brizzolati e gli occhiali spessi. È un commercialista molto famoso in città ma è molto stanco dopo quasi 40 anni di lavoro e non vede l'ora di andare in pensione per godersi la vita con sua moglie Anna.
"Ragazzi, che sorpresa" ci abbraccia entrambi e poi si gira indietro.
"Anna! Diego ha portato anche Ciro, stasera scopone!" Urla alla moglie mentre entriamo dentro e ci fa morire dal ridere.
Anna prepara subito il tavolo da gioco e iniziamo subito la sfida. Le prime due le vincono loro, la terza e la quarta noi e la quinta di nuovo loro.
Sono imbattibili, l'avevo detto.
"Ma non vale, dovete insegnarci i trucchi del mestiere!" Dries non riesce mai ad accettare le sconfitte e ci rosica parecchio.
"Anni e anni di circoli e sfide tra amici, caro Dries, devi allenarti tanto"
"Hanno ragione Dries, sono più esperti" cerco di calmarlo ma lui sembra davvero nervoso anche se non lo è affatto.
"Ci dobbiamo allenare allora, in ritiro, in treno, in aereo Diè, sempre. Così presto li batteremo" mi punta l'indice e io annuisco divertito, poi mi alzo e saluto i miei vicini con un abbraccio caloroso e lo stesso fa Dries.
Scendiamo al piano di sotto, lascio Bonnie a casa e andiamo a bere qualcosa come avevamo detto. Scegliamo un bar sopra Posillipo, il Miranapoli. Molti ci riconoscono, ci guardano, ma nessuno ci avvicina. Prendiamo i nostri cocktail e li sorseggiamo chiacchierando tra di noi. Tutto tranquillo e monotono, fino a che, alle spalle di Dries, non noto una persona. Mi sporgo per cercare di capire se è lei o mi sto solo impressionando ma mi sa che è lei davvero.
"Oh ma che è Diego"
"Quella ragazza, è la veterinaria di Bonnie" la indico col mento e lui si gira un attimo.
"E che sta facendo lì tutta sola? Sembra triste" dice Dries, facendo un altro sorso al suo drink.
Effettivamente non sembra felice: viso appoggiato alla mano, sguardo basso, cocktail finito ma lei continua a giocherellare con la cannuccia tra il ghiaccio.
"Che faccio vado?"
"Ovvio, vai" mi spinge e io scendo dallo sgabello.
Faccio un respiro profondo, prendo coraggio e la avvicino.
"Dottoressa?" Chiedo e lei alza subito la testa tirandosi su.
"Ciao Diego" sembra in imbarazzo, si sistema i capelli dietro le orecchie e mi guarda qualche secondo senza aggiungere altro.
"Tutto bene?"
"Sì grazie, stavo solo cercando un po' di pace dopo una giornata di lavoro frenetico" spiega e io annuisco.
"Capisco. Se vuole sono con un mio amico, può unirsi a noi"
"Dammi il tu, mi chiamo Federica. E poi non voglio disturbare, ma grazie lo stesso"
"Insisto, Federica. Vieni?" I miei occhi sono calamitati dai suoi, dal modo in cui muove le labbra, dalle sue mani sempre curatissime.
"Se non do fastidio, accetto"
"Nessun fastidio" si alza e mi segue fino a Dries. "Dries lei è la dottoressa Valente, dottoressa lui è Dries, un mio caro amico"
"Piacere dottoressa" Dries le sorride e le stringe la mano.
"Federica, chiamatemi solo Federica" ripete e si siede tra noi due su uno sgabello.
"Vuoi un drink?" Le chiedo.
"Ne ho già preso uno, non vorrei esagerare. Prendo un analcolico a fragola" dice sia a me che al barista.
"Per me una Sprite" dico e in pochi secondi ci arriva tutto.
"Allora, brutta giornata oggi?" È Dries a parlare e lei lo ascolta attentamente.
"No, brutta no, solo molto incasinata sia a lavoro che col mio uscente" e io non riesco a far altro che fissarla.
"Capita a tutti, basta bere qualcosa, fare sesso, e dormire" risponde ancora il belga e scoppiamo a ridere.
"Due su tre penso proprio che le farò, grazie per la dritta" gli fa l'occhiolino e ride ancora.
"Comunque puoi aver avuto la peggiore giornata della tua vita, ma non batterà mai la nostra" mi indica e capisco subito a cosa vuole arrivare.
"Siamo dei perdenti" ammetto, facendo l'aria triste.
"Avete perso in campionato?" Chiede, drizzando la schiena. Quindi sa chi siamo, ottimo, almeno non dobbiamo spiegare nulla.
"No, o almeno, non oggi" sbuffo e Dries se la ride. "Peggio, molto peggio" continuo, poi si inserisce Dries.
"Abbiamo perso un torneo di scopone con due ultra cinquantenni. Ti rendi conto?"
Lei ci guarda qualche istante, poi ride coprendosi la bocca.
"Beh, avete ragione, molto peggio voi che io. Sono desolata"
"Vabbè però ora sta migliorando, no, la serata?" Chiedo io, guardando prima il mio compagno e poi lei che non stacca gli occhi da me.
"Decisamente" risponde.
"Okay ragazzi, io andrei che mi sta chiamando mia mamma. Bro ci vediamo domani, dottoressa è stato un piacere conoscerla"
"Il piacere è tutto mio, bomber" si scambiano due baci veloci e io non so che dire o fare.
"Vengo con te Dries" faccio per alzarmi ma lui mi ferma.
"No, resta con Fede un altro po', tranquillo. Ci vediamo domani" mi stritola in un abbraccio e se ne va lasciando venti euro sul bancone.
Restiamo da soli, leggermente in imbarazzo. Ci guardiamo e ci sorridiamo senza dire nulla, poi è lei ad iniziare la conversazione.
"Come sta Bonnie?"
"Bene, benissimo. Gli piace qui, si è ambientato bene"
"Mi fa piacere. Dove vivevate prima?"
"A Lipsia da sei anni"
"Wow, giocavi lì?"
"Mhmh" annuisco mentre giocherello col bicchiere vuoto. "Ero il capitano" spiego.
"Perché Napoli?" Domanda, molti non capiscono la mia scelta.
"L'Italia è sempre stato il mio sogno, Napoli in particolare. Mio padre mi chiamò Diego in onore di Maradona, è un gran tifoso del Napoli" racconto.
"Ah ecco, ora capisco. Ed è come te lo aspettavi?"
"Meglio. Mi piace molto qui, fa molto più per me Napoli che Lipsia"
"Perché?"
"Quello che stiamo facendo ora per esempio, a Lipsia non esisterebbe. Sono tutti più scostanti, poco avvicinabili" dico. "Sono stato bene lì eh, non rinnego nulla, ma mi sento molto più a mio agio qui" termino.
"Capisco, mi fa piacere" sorride sincera, poi guarda l'orario sul suo cellulare, è la mezza e forse è tardi.
"Devo andare che sto a piedi, meglio che non faccio troppo tardi" scende dallo sgabello mentre io pago il conto.
"A piedi? Ti accompagno, è pericoloso"
"Tranquillo, abito vicino, non c'è bisogno"
"Sono anche io a piedi, ti faccio compagnia" insisto.
"Va bene allora" mette il cappotto e lo faccio anche io.
"Dove abiti?"
"Una traversa di via Petrarca, vicino casa tua" dice e per un attimo mi stranisco. Come fa a sapere dove abito? Poi ricordo che le diedi i miei dati e tutto mi è più chiaro.
"Sì infatti, io abito là giù" indico la mia traversa e lei annuisce.
"Così giocate a carte nei circoli?"
"No che circoli, con dei miei vicini di casa. Sono bravissime persone e mi trattano come un figlio" spiego.
"Siamo accoglienti, lo ammetto" fa spallucce e sorride.
"Molto, il vostro modo di fare mi piace troppo"
"Menomale, non tutti lo apprezzano. Se non sapessi che sei tedesco direi che saresti un napoletano perfetto, per quel che vedo"
"Sì?"
"Gentile, amichevole, simpatico e anche altro che non sto qui ad elencare.." mi guarda da capo a piedi e si morde un attimo il labbro prima di tornare a guardarmi negli occhi.
"Addirittura?" Rido e poi continuo. "È il più bel complimento che mi abbiano fatto, ti ringrazio. Anche tu sei una napoletana perfetta, esplosiva e bellissima" dico, onesto.
"E che ne sai che sono esplosiva?" Mi sfida con quegli occhi furbi mentre infila la chiave nel portone di casa sua e mi fa segno di entrare.
Non so a cosa mi porterà questa serata, ma di sicuro non mi tirerò indietro.
"Mi dai questa impressione, poi magari mi sbaglio" sale le scale a passo svelto, ondulando il sedere proprio sotto ai miei occhi.
Madre di Dio aiutami tu, per piacere.
"E se non ti sbagliassi?" Si ferma sul suo pianerottolo, spalle contro la porta d'ingresso.
"Lo spero" dico solo e lentamente mi avvicino a lei che continua a reggere il mio sguardo senza distoglierlo mai.
Le sfioro il naso con il mio, lei chiude gli occhi e la bacio. Un bacio dolce e lento che poi sfocia in qualcosa di molto più passionale. Le stringo la vita stretta e scendo fino ai fianchi mentre il suo seno è schiacciato contro il mio petto. Sento un fuoco ardermi dentro, non riesco a tenere ferme le mani, adoro le sue curve.
"Diego, aspetta.." si stacca dalle mie labbra ma dal suo sguardo so che non avrebbe voluto farlo.
"Che c'è?" Mi fermo, forse ho esagerato?
"Meglio se ci fermiamo qui, non andiamo oltre o non riusciremo più a fermarci" dice.
"Mhmh" annuisco e la tiro a me dandole un bacio a stampo. "Va bene. Facciamo un altro giro allora?" Indico le scale e lei mi fa un mezzo sorriso.
"Domani la sveglia mi suona alle sei, devo proprio andare"
"Solo dieci minuti, lo giuro"
Si prende una pausa e poi scuote la testa.
"Non posso, scusami. Buonanotte" apre la porta ed entra in casa sua lasciandomi sul pianerottolo come un cretino.
Bene Diego, ora puoi anche tornartene a casa!

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora