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"Finiamo questa e vado allora"
"Sì, giusto il tempo di stracciarti ancora" battibecco con Elif come al solito mentre giochiamo a FIFA e lui mi dà una spinta che a stento mi muove.
Ormai è sempre da me, ha portato qui anche le sue cose, spesso rimane a mangiare e a dormire. A me fa piacere perché da solo rischio di morire di solitudine, a lui pure fa piacere e quindi niente, è così. Sono diventato un po' suo fratello maggiore e lo vedo che ultimamente si è calmato, anche se resta comunque un gran cretino.
Lo batto anche stavolta, così si alza, mette il giacchetta di pelle, prende le sue cose e si avvia verso la porta.
"Sicuro che posso lasciarti solo stanotte?"
"Elif, vai o ti caccio a calci"
"Non piangerai?"
"Te ne vai?"
"Giuro che poi domani torno, non disperarti"
"Sì guarda sto già preparando le lamette per tagliarmi le vene"
"Non farlo, per piacere"
Mi alzo di scatto e faccio una corsa fino alla porta.
"Vattene coglione!" Lo spingo via e lui ridendo se ne va.
La sua leggerezza e simpatia mi è di grande aiuto in questo periodo, però anche stare un po' da solo mi fa piacere. Mi organizzo per fare qualche esercizio in terrazzo mentre Bonnie non fa che starmi attaccato ai piedi, poi gli do le crocchette e vado a farmi la doccia. Sono stanco ma non stanchissimo quindi penso a qualche film da vedere mentre mangerò la pizza che chiamerò dopo. Anzi, per non dimenticarlo mi metto una sveglia sul cellulare che mi ricordi di chiamare in pizzeria perché se mi metto a giocare alla play poi il tempo passa e non me ne accorgo nemmeno. La imposto e torno ad asciugarmi ma non riesco a finire di farlo perché bussano al campanello.
Elif? Forse ha dimenticato qualcosa... o magari Dries? Boh, lego un'asciugamano ai fianchi e vado a vedere.
"Sì?" Apro un po' la porta e resto sorpreso.
"Ciao Diego, consegna speciale" è Elena con dei sacchi di crocchette.
No, non me lo aspettavo proprio.
"Ehi ciao, che cosa strana vederti qui, entra" la faccio entrare e lei mi sorride.
"Lo so, è strano anche per me ma non ti ho visto al negozio da un bel po' e ho pensato di portartele io" indica le crocchette e io annuisco.
"Grazie mille, anche se Fede prima di andarsene mi aveva fatto una bella scorta, ne ho ancora"
"Ah ecco! Pensavo non venissi per non vederla dopo quello che è successo..." muove le mani nervosamente e io mi gratto la testa, ancora più nervoso di lei.
"No, non l'ho fatto per quello"
"Okay" annuisce e mi fissa, solo ora mi ricordo di essere seminudo e torno in me.
"Mi stavo asciugando, tu siediti che ti faccio il caffè, torno tra cinque minuti" dico portandola in cucina e facendola sedere.
"Okay, grazie ti aspetto"
Vado in bagno, mi asciugo alla meglio e mi vesto, in meno di cinque minuti sono da lei.
"Eccomi. Preferisci caffè in cialda o con la caffettiera?"
"Caffettiera. Lo sai fare?"
"Certo, poi mi dici se lo faccio bene"
"Va bene, vediamo" si tocca i capelli e mi osserva.
"Mi dispiaceva se non venivi più al negozio, lei comunque non c'è mai e non devi cambiare le tue abitudini. Ci sono io lì" dice e io mi volto sorridendole.
"Lo so, grazie mille" mi interrompo un attimo e poi continuo, devo farle per forza una domanda. "Ti ha mandato lei?"
"Fede? No, lei non sa niente. Non abbiamo più un gran rapporto" dice abbassando lo sguardo.
"Avete litigato?"
"No litigato no, solo che vuole fare sempre di testa sua e mi ha stancata. Le ho detto che non voglio saperne più nulla della vostra storia"
"Ah, ho capito. Sì lei è così, ti fa incazzare venti ore al giorno. Però forse è la cosa che più mi manca di lei" dico onesto, cadendo quasi nel ridicolo.
"Già, lei ha questa abilità di calamitare le attenzioni di tutti, è come una strega"
"Bel paragone" rido ma non posso che darle ragione. "Però hai ragione" ammetto sconsolato.
"Lo so e anche tu hai ragione, hai fatto bene ad allontanarla, deve capire cosa prova ed esserne sicura"
"Sì, deve farlo. La cosa che mi fa incazzare di più è che è una donna forte, si è costruita tutto da sola, ha lasciato casa a 18 anni e ha seguito i suoi sogni. Si è messa contro tutto e tutti con una sicurezza disarmante e poi con me non è mai sicura di nulla. Forse sono io il problema, a questo punto..."
"No" dice subito, sporgendosi verso di me. "Tu sei perfetto... Fede lo dice sempre" sembra imbarazzata ma poi fa un respiro profondo e continua. "Lei ha problemi nelle relazioni, ha paura di essere abbandonata, di non essere all'altezza. Cosa dovuta ai suoi genitori, non so se sai..."
"Sì certo. Ma io sono un'altra cosa, non può fare così"
"Hai ragione, lo so" termina la frase e il mio cellulare squilla, non ci siamo accorti che siamo già da un'ora a chiacchierare e che il caffè nelle nostre tazzine è terminato da un bel po' . La sveglia mi ricorda che devo chiamare in pizzeria per ordinare la pizza e visto che lei è qui, la invito.
"Devo chiamare la pizza, ne vuoi una anche tu?" Domando, quasi sicuro che mi dica di no.
"Sì dai, sono solo stasera, magari ci facciamo compagnia" sorride e mi guarda ma mai negli occhi.
"Okay, va bene. Come la prendi?"
"Per me una crocché, grazie" dice e mi blocco un attimo per poi annuire.
"Okay" mormoro.
Mi sembra quasi un flashback dell'anno scorso con Fede, la situazione è simile e anche la pizza che hanno scelto entrambe è uguale. Ovviamente da quel giorno sono cambiate tante cose e non potrei mai paragonare Fede ad Elena ma la scena è identica. Scuoto la testa allontanando quel paragone e torno a lei che mi sorride di fronte.
Le pizze dopo poco arrivano e noi continuiamo a parlare come due vecchi amici. È una ragazza gentile e simpatica, è piacevole parlare con lei.
"Sicuro di non volerla assaggiare? Guarda che è buonissima"
"Lo so bene..." mi fermo e lei sembra capire. "Ma non la voglio, grazie"
"Okay" cambiamo discorso e parliamo del caldo che sta facendo in città, della sua storia con Dario, della mia carriera. Poi ci fermiamo, stiamo in silenzio qualche attimo e lei parla per prima, cambiando totalmente atteggiamento.
"Non mi hai più chiamata poi" dice. Mi stranisco, di che parla?
"Quando?" Aggrotto la fronte, mi sa che mi sono perso qualcosa.
"A Positano ti lasciai il mio numero, ricordi?"
"Ah certo, ti avrei chiamata se avessi avuto bisogno, il tuo numero ce l'ho sempre" faccio un mezzo sorriso e lei annuisce.
"Beh sappi che puoi chiamarmi sempre, per qualsiasi cosa. Io ci sono per te" dice con un filo di voce e inizio ad agitarmi quando la vedo allungare un braccio verso di me. Appoggia una sua mano sul mio viso e mi accarezza, avvicinandosi sempre di più. Sento la sua presenza sempre più vicina, le sue labbra sono a pochi centimetri dalle mie e non so che mi prende. Chiudo gli occhi e azzeriamo le distanze, baciandoci.
Mi si annebbia il cervello, giuro che non capisco più ciò che sto facendo. Mi alzo, la raggiungo al suo posto e la prendo in braccio facendola sedere sul tavolo e continuando a baciarla. Lei partecipa con più passione di quanto mi aspettassi, mi sfila la maglia e la butta sul pavimento facendo lo stesso con la sua. La prendo ancora in braccio e lei si aggrappa al mio busto unendo le caviglie dietro alla mia schiena.
La porto sul divano e la spoglio di tutto.
Non parliamo, non diciamo niente. Ho solo bisogno di non pensare per mezz'ora e sfogare la rabbia repressa e accumulata in questi mesi.
La bacio ovunque, faccio scivolare le mie mani in ogni posto possibile. Mi guarda come se tutto questo non le bastasse più e lo capisco. Mi spoglio del tutto anche io, metto il preservativo e mi struscio un po' tra le sue gambe per prepararla al meglio. Mi stringe la braccia tra le mani, mi sussurra di continuare, di non fermarmi.
Faccio un po' di pressione tra le sue gambe, entro solo con la punta e la sento urlare.
Un urlo che mi riporta alla realtà, come se mi squarciasse il velo nero che avevo davanti agli occhi e ritorno a vedere con chiarezza.
Elena, la migliore amica della donna che amo, è sotto di me completamente nuda aspettando che la scopi.
"Diego..." mi scuote quando mi vede perso nei miei pensieri.
"Che cazzo stiamo facendo?" Mi sposto e mi siedo ai piedi del divano. Mi passo le mani sul viso e poi tra i capelli. I sensi di colpa iniziano a farsi più grandi dei miei pensieri e oscurano anche Elena e ciò che sta dicendo.
"Per piacere vestiti, abbiamo fatto una cazzata" le dico, senza neanche chiederle di ripetere ciò che ha appena detto.
"Pensavo che lo volessi anche tu, Diego, guardami" cerca di toccarmi ma mi scanso. Metto il pantalone della tuta e mi alzo allontanandomi da lei.
"Per piacere vestiti e vai a casa, non farmelo ripetere di nuovo"
"Io mi vesto e me ne vado come dici tu, ma sappi che non sono pazza, non l'ho fatto per dispetto o per ripicca..." si copre con la maglia e se la mantiene al petto raggiungendomi e alzandosi sulle punte per guardarmi negli occhi. "Io sono innamorata di te da sempre, dalla prima volta che sei venuto al negozio"
Spalanco la bocca, mi sembra tutto così dannatamente impossibile.
"Che stai dicendo?"
"Hai sentito bene, io ti amo. Ovviamente tu hai scelto lei perché lei è più bella, più intelligente, più ricca, più stronza. L'ho capito dal primo momento che l'hai guardata che avevi scelto lei e non me e ci sono stata malissimo"
"Ele, ti stai suggestionando, vedi che poi ti passa"
"Non mi passa, non è una cotta. A te per Federica è passata?"
"No" scuoto la testa, non mi è passata per niente.
"Neanche a me per te. Tu però hai sempre scelto lei e io soffrivo"
"Io non ho scelto lei, io ho sempre visto solo lei. Per me non esisteva altro"
"Ecco, ma sai una cosa Diego?"
"Cosa?" Mi sta quasi facendo pena, sembra davvero sofferente ed è una cosa che non mi piace e che soprattutto non mi aspettavo.
"Lei non ti ama, io invece sì. Lei non ti merita, io sì. È arrivato il momento che tu lo sappia" dice tra le lacrime.
Resto immobile e a bocca chiusa per un po', poi mi faccio coraggio e parlo.
"Vai a casa Ele, abbiamo sbagliato ma ce ne siamo resi conto prima di peggiorare la situazione. Non combiniamo altri guai"
"Va bene, me ne vado" annuisce e si veste in fretta e furia.
"Devo dirglielo, lo sai, vero?" La fermo un attimo prima che se ne vada e lei fa di sì con la testa e scappa via piangendo.
Chiudo la porta e crollo sul divano con talmente tanto schifo per me stesso da non volermi nemmeno guardarmi più allo specchio.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora