II

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"Carino il tedesco, eh?" Esco dal mio studio non appena lui va via e raggiungo Elena alla cassa.
"Molto, sarebbe ottimo per sperimentare la regola della elle" risponde e poi ride coprendosi la bocca con una mano.
"Lo sapevo che saresti andata a parare lì, sei la solita"
"E che vuoi fare, è l'astinenza a farmi questo effetto" alza le spalle mentre io mi allontano scuotendo la testa.
Elena è sempre stata così, il mio sole nei giorni tristi, la battuta sempre pronta, la risata contagiosa e l'anima buona. Oltre ad essere la mia più fidata collaboratrice è la mia migliore amica dalle superiori. Io poi ho proseguito gli studi mentre lei si è fermata alle superiori studiando contabilità e amministrazione. È lei che mi gestisce le spese e il lato economico, sia del negozio che della clinica che ho a Castelvolturno.
Mi sono laureata l'anno scorso con 110 e lode e ho subito iniziato a lavorare dato che già prima avevo i miei clienti. Ho 25 anni e amo il mio lavoro e gli animali più di qualsiasi altra cosa al mondo. Insieme agli uomini, ovviamente.
"Vai in palestra?" Elena mi riporta alla realtà e sbuffo annuendo.
"Devo, già ci manco da tre giorni"
"Ma perché non gli parli? Non è giusto che per non vederlo salti la palestra. Comportati da donna matura e digli che non vuoi più vederlo" Elena mi bacchetta e io sbuffo di nuovo.
"Già so come va a finire poi, me lo trovo tra le gambe e non riesco a fermarlo" faccio roteare gli occhi e lei sghignazza ancora.
"Devi essere forte, dirgli di no"
"La fai facile ma ti assicuro che non lo è" termino infilandomi il cappotto ed uscendo dal negozio andando verso la mia auto.
Stavamo parlando di Gionatan, il mio personal trainer nonché uscente. Ci frequentiamo da due mesi ma sono una decina di giorni che non lo sopporto più, anche solo vederlo mi infastidisce. Solo che poi.. ci finisco puntualmente a letto. Normale? Non credo. Ma quando si tratta di uomini sono veramente debole e non riesco a fermarli anche perché il sesso mi piace e Gionatan se la cava abbastanza bene.
Sospiro al pensiero di rivederlo mentre parcheggio fuori la palestra. Prendo il borsone dal portabagagli ed entro.
"Buongiorno" saluto la segretaria alla reception e tutti gli altri che ormai conosco da tempo.
"Fede, ciao buongiorno. Passato il dolore alla gamba?"
Ed eccolo qua Gionatan: occhi verdi magnetici, capelli rasati e fisico da vero atleta. Per me è come miele per le api.
"Ciao Gionatan, si sto meglio, altrimenti non sarei qui" gli sorrido e cerco di tenerlo il più lontano possibile.
"Okay, però facciamo petto e braccia, così non peggioriamo la situazione" mi dice e io annuisco.
Mi cambio e lo raggiungo in sala attrezzi. Per quasi un'ora mi alleno seguendo i suoi consigli e non parliamo mai della nostra situazione, poi, improvvisamente, la tira in ballo.
"Se stai meglio allora stasera ci vediamo?" Mi domanda proprio quando finisco l'ultimo esercizio alla panca.
"Stasera ho già un impegno, ci organizziamo un'altra volta" gli sorrido cercando di sembrare onesta e dispiaciuta, ma non so se se la beve.
"Va bene allora, buona giornata" ricambio il saluto, gli lascio un bacio veloce sulle labbra e scappo letteralmente via.
Non ci sono ricaduta, sono orgogliosa di me!
Torno al negozio per le quattro e Elena è già lì ad aspettarmi.
"Allora?"
"Federica 1 Gionatan 0. Sono riuscita a svignarmela senza farmi toccare" alzo su entrambi i pollici e lei mi fa un applauso.
"Brava amica mia, brava, così si fa. Gli hai detto che non vuoi più vederlo fuori dalla palestra?"
"Ehm..no. Ma giuro che la prossima volta lo faccio" metto la mano sul cuore e fingo un giuramento solenne.
"Lo spero amica, davvero"
Le faccio il segno dell'ok e mi rifugio nel mio studio.
Ho tre appuntamenti con vaccinazioni e visite, in più i clienti che arrivano senza prenotazione, che ogni giorno si aggirano intorno alla decina. Non sto quasi mai ferma, ed è una delle cose che più amo del mio lavoro. Perché se lavoro non penso ai miei problemi, e se non ci penso non rischio di prendermi a schiaffi da sola.
Alle nove chiudo il negozio e torno a casa dove Ghost, il mio gatto grigio, mi aspetta per farmi le fusa. Mi spoglio, faccio la doccia e metto il pigiama. Preparo un'insalatona e del formaggio a pezzi per cena e poi mi rilasso sul mio divano nuovo. Mentre cerco qualcosa di non troppo trash da guardare in tv, bussano al campanello. Guardo l'orologio, sono quasi le undici, chi sarà mai? Mi alzo dal divano, saltello in punta di piedi fino alla porta e la apro. Cerco di restare calma ma vorrei solo urlare. Urlare.
Gionatan mi guarda da capo a piedi e poi fa un sorriso malizioso, uno di quelli che all'inizio mi fecero perdere la testa.
"Posso?" Dice solo, indicando con il mento il mio appartamento.
"Prego" lo lascio entrare maledicendomi mentalmente. Che cazzo di scusa posso trovare per non cascarci di nuovo e mandarlo via?
"L'impegno era una cosa veloce?"
"È saltato in realtà ma sono molto stanca perciò non ti ho chiamato" invento lì per lì.
"Ah capisco. Lo sai che io sono bravo a farti rilassare, ci metto due secondi.." E neanche a dirlo, mi bacia. Mi mette una mano sui fianchi, l'altra tra i capelli e mi tiene stretta a lui. Il suo sapore, il suo profumo, mi arrivano dritti al cervello e smetto di ragionare. Mi lascio trascinare sul divano, lo spoglio mentre lui spoglia me, gli infilo il condom e lascio che mi penetri. Mi tocca in modo magistrale, sa cosa fare, sa cosa mi piace e lo usa contro di me.
Federica 1 Gionatan 3. E non ne vado per niente orgogliosa.
Resta da me per la notte ma io dormo poco e niente. Devo parlargli, dirgli che non dobbiamo più vederci, è finita.
"Buongiorno piccola" mi tira a lui e mi bacia a stampo. "Dormito bene?"
"Abbastanza.. senti Giona ti devo dire una cosa" si tira su e mi guarda assottigliando gli occhi.
"Dimmi"
"Per me dobbiamo smettere di vederci"
"Perché?" Sembra scioccato, come se fino ad oggi non gli fossero arrivati tutti i miei messaggi di allontanamento.
"Perché oltre al sesso non ci lega nulla e non voglio continuare" spiego, decisa e diretta.
"E il sesso non basta?"
"No" scuoto la testa. "Non voglio una relazione di solo sesso, in realtà in questo momento non voglio nulla. Mi dispiace ma è meglio così per entrambi" spiego.
"Non sono d'accordo, ne riparleremo. Ora vado che altrimenti faccio tardi in palestra, buona giornata" mi bacia la bocca, raccoglie i suoi vestiti e sparisce.
Mi aspettavo peggio, mamma mia. Ora devo solo essere decisa e coerente con le mie parole che, per me, è la parte più difficile della situazione.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora