Parte prima - Una nuova vita

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Ed eccomi qua, finalmente a Napoli.
Mio padre, quando gli ho detto di Alina, ha insistito per venire con me ed è stato con me per tutta la prima settimana, poi ieri è andato via. Abbiamo cercato casa, abbiamo mangiato la pizza da Michele, siamo stati in piazza del Plebiscito e al museo di Capodimonte tra un allenamento e l'altro. Io a Napoli ci ero stato da poco, nelle vacanze di Natale, quindi ricordavo tutto nitidamente mentre lui ci mancava da anni ed è stato molto più attento e preso di me, sembrava un bambino. Ieri sera, come ho detto, è andato via con la promessa di tornare presto con mia madre e mia sorella Sofia. Stamattina quindi mi sono svegliato e c'era solo Bonnie, il mio meticcio di due anni a farmi compagnia.
Sono seduto al tavolino di un bar sul lungomare con Bonnie e ci godiamo il sole tenue di metà gennaio. Fa freddo ma un freddo diverso da Lipsia, un freddo meno umido e più sopportabile. Chiudo gli occhi e lascio che il leggero vento di mare mi accarezzi il viso. Prendo un vero caffè napoletano e poi io e Bonnie andiamo via, tornando a casa.
Ho trovato un appartamento a Posillipo con vista sul golfo, proprio come l'avevo sempre desiderato. Certo, Napoli è il mio sogno e sono felicissimo di essere qui ma mi manca qualcosa. Mi guardo intorno ed oltre a Bonnie che mangiucchia qualche ossicino, sono solo.
Completamente da solo.
Mi siedo sul divano e penso, la penso, sì, lo ammetto.
Mi manca ma non si è più fatta né sentire né vedere dopo quella frase di quella sera. Ha semplicemente fatto le valigie ed è andata via quella stessa sera. Io non l'ho cercata perché è stata chiara, non voglio essere invadente, non è da me.
Ci penso ogni istante, non mi vergogno a dirlo. Ripenso a lei, a me con lei, a noi. Forse ho sbagliato qualcosa? Eppure penso di essere stato sempre onesto e di averle dato sempre lo spazio che meritava, perché non mi ha detto che non voleva andare via da Lipsia? Ne avevamo sempre parlato, mi aveva sempre appoggiato nella mia idea di andare in Spagna o in Italia, mai mi aveva accennato che non era d'accordo. O forse sono stato sordo e cieco io? Non lo so.
Mi sembra di non capirci più niente della mia vita, senza lei mi manca un perno importante e ho come perso il senso dell'orientamento.
Io e Alina siamo sempre stati diversi, oltre che fisicamente anche di carattere. Io non troppo alto, scuro, capelli ricci, bocca carnosa e occhi verdi scuro, naso pronunciato, tipico dell'Italia del Sud; lei classica tedesca bionda, alta, occhi azzurri. Io testardo, giocherellone, amichevole e caloroso; lei fin troppo giusta e precisa, schematica, distaccata. Ma con gli anni avevamo trovato un nostro equilibrio, un nostro modo di fare che ci faceva stare bene entrambi.
Capivo dai suoi occhi se era il caso di invitare o no gente a casa, se voleva uscire o no, se le andava di stare da sola o in compagnia. Così come lei mi veniva in contro quando capiva che avevo bisogno di uscire, di stare con gli amici, con la famiglia. Avevamo trovato un nostro equilibrio e non avevamo problemi, non capisco questo suo improvviso allontanamento.
Guardo fuori e mi perdo tra le nuvole, tra i miei mille pensieri. Bonnie reclama la mia attenzione, ha fame, ha ragione. Gli prendo le crocchette e gliele verso, stanno quasi finendo, domani mi tocca comprarle. Il bello è che non so dove, non conosco ancora bene il quartiere e non so proprio come muovermi. Fino ad oggi sono stato solo al Carrefour e al bar qui giù. Prendo il cellulare e cerco un negozio per animali nelle zone e ne trovo uno proprio a pochi centinaia di metri da casa mia, perfetto. Mi salvo l'indirizzo e poso il cellulare.
Metto la tuta, il giubbino, prendo il borsone e vado agli allenamenti.

Ci alleniamo duramente, mister Gattuso, mio idolo d'infanzia, ci spinge più che può e ci fa sudare tanto. Poi dopo quasi due ore tutti sotto la doccia.
"Stasera sushi?" Mertens mi guarda e io annuisco sorridendogli. Sono grato di aver trovato Dries, uno dei ragazzi più alla mano e simpatici che abbia mai conosciuto. Non che gli altri siano da meno eh, tutti bravissimi ragazzi ma con lui ho subito legato molto, la sera dopo il mio arrivo ero già con mio padre a cena da lui. È un napoletano nato per sbaglio in Belgio, dice, e si vede. Mi fa morire dal ridere e mi prende in giro per la mia erre moscia e per il mio italiano rattoppato. Mio padre è calabrese e con me e mia sorella ha sempre parlato in italiano quindi lo capisco bene, ma la grammatica non era il suo forte quindi non sono perfetto coi verbi e le cose più complicate. E Dries mi prende in giro per ogni strafalcione che prendo. Poi sua moglie è spesso via per lavoro quindi ha molto più tempo rispetto agli altri ragazzi che sono fidanzati, sposati o anche con figli.

Per ora mi sto trovando davvero bene qui, certo, è una città caotica, guidare qui è impossibile, ognuno fa di testa propria ma mi piace. Mi piace perché mi sento e mi sono sempre sentito un italiano vero. Spero che tutto possa procedere per il verso giusto, dentro e fuori dal campo. E soprattutto spero che quel ronzio fastidioso di pensieri che mi riempie la testa smetta il prima possibile.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora