VIII

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"Chi è?" dico al citofono, ma nessuno risponde. Allora apro la porta e guardo verso il cancello.
I suoi occhi sono già rivolti verso di me e resto bloccato sulla soglia senza dire nulla.
"Federica" dice solo, senza mai spostare i suoi occhi dai miei. Le apro e lei sale le scale che ci dividono in enorme difficoltà.
"Ma che hai?" Riesco solo a dire, prima che praticamente si butta su di me, quasi svenuta. "Fede, stai bene?"
"Sì, sto bene. Voglio solo dormire con te, posso?" Alza leggermente il viso e mi guarda. E' palesemente ubriaca e non posso mandarla via così.
"Okay, vieni" la porto sul divano e la faccio stendere per poi provare ad allontanarmi ma non me lo permette. Allunga una mano e mi prende per il colletto della maglia.
"Anche tu" biascica, con gli occhi ridotti in due sottili fessure.
"Va bene" mi sdraio anche io e lei si avvinghia letteralmente al mio corpo. Mi passa una mano sull'addome per poi lasciarlo appoggiato sulla mia pancia. Con le gambe si aggroviglia alle mie ed è un male per me, anche perché ha una gonna che ad ogni suo movimento si accorcia sempre di più e la sua pelle mi attira. Sembra addormentarsi quasi subito, ma poi la sento muoversi sul mio collo. Mi lascia dei baci umidi, mi accarezza il viso e prova a spostare i suoi baci verso l'alto ma glielo impedisco.

Non posso farlo succedere di nuovo.

Sembra capirlo quasi subito e torna ad accoccolarsi sul mio petto. Provo anche io a dormire ma non ci riesco, nemmeno per dieci minuti. Averla qui, tra le mie braccia, mi mette un'agitazione enorme. Non mi riesco a controllare quando si tratta di lei e ho paura di combinare casini.
"Ma che.." dopo un paio di ore alza la testa dal mio petto e si guarda intorno, come se non ricordasse nulla. Poi mi vede e mi fa un mezzo sorriso. "Dov'è il mio telefono?" Mi domanda.

Cioè, ti presenti ubriaca fradicia a casa mia dopo mesi che non ci vediamo e la tua unica preoccupazione è il tuo cellulare? Bah...

"Non lo so, nella borsa forse?"
"Me la passi?" Si allontana da me lasciandomi un po' di spazio, ma mi accorgo che forse stavo meglio con lei addosso.
"Che devi fare col cellulare? Sono le tre, chi devi chiamare?"
"Un taxi" dice, facendomi innervosire.
"Nessun taxi. Sei qui e ora ci resti, non ti lascio andare via a quest'ora" le dico, prendendole il cellulare dalle mani e posandolo sul tavolino ai nostri piedi.
"Okay" annuisce e torna ad appoggiarsi al mio petto, strofinandosi un po' sulla barba incolta alla base del collo. "Il tuo profumo..." le sento dire a bassa voce, per poi sentire le sue labbra schiudersi lentamente proprio sotto la mascella. La lascio fare, per ora non è un pericolo anche se devo ammettere che mi sta mettendo a dura prova anche perché continua a muovere una gamba tra le mie e mi inizio ad infervorare.
"La vuoi una tuta? Stai più comoda" le domando e lei annuisce.
"Te la prendo" mi alzo e prendo un pantalone del Napoli, appoggiandoglielo sul divano. Lei lo vede, si alza lentamente e si sgranchisce prima di scoprirsi dal plaid e iniziare a sfilarsi la gonna.
"Vuoi che vado di là? Così non..."
"Le mie gambe le conosci bene, non dire stronzate" risponde e in un attimo si toglie la gonna infilandosi la tuta. "Grazie" dice, tornando a sdraiarsi.
La guardo un po', mentre con gli occhi chiusi e la coperta fino al mento cerca di riaddormentarsi.
"Sapevi che lei non c'era?" Domando, non può essere stato un caso.
"Non sono stupida" risponde, muovendosi e tirandosi un po' su.
"E come mai sei qui?"
"Mi mancavi" dice, come se fosse normale presentarsi a casa mia in questo modo.
"E come ci sei arrivata qui?"
"Diego, possiamo parlarne un'altra volta? Voglio solo dormire" si copre il viso con la coperta ma io insisto. Mi siedo accanto a lei sul divano e ripeto la domanda.
"Dormiamo dopo, spiegami solo questo" dico.
Sbuffa e si scopre la faccia, fissandomi qualche secondo per poi annuire.
"Mi ha accompagnata Elena e ho bussato a Kalidou per farmi aprire" spiego.
"Elena? Siete di nuovo amiche?" 
"In realtà ci siamo viste ieri sera dopo tanti mesi, non la vedevo da quel giorno..." dice, sapendo bene che so a che giorno si riferisce.
"Ah ok..."
"Ieri abbiamo parlato un po', in questi mesi per entrambe sono cambiate tante cose e alla fine siamo andate a bere qualcosa. Io forse ho esagerato un po'..."
"Un po'?"
"Non sono ubriaca del tutto, se fossi ubriaca ora avrei fatto ben altro" dice, guardandomi negli occhi. "Ma non lo sono e vedo che non..."
"No" scuoto la testa subito, per mettere in chiaro la mia posizione e lei annuisce.
"Mi basta dormire un'ultima volta con te. Ora possiamo?" Mi domanda, sfinita da questa conversazione.
"Va bene" mi avvicino di più e lei mi copre con la coperta, per poi appoggiarsi al mio petto e lasciarmi altri baci sul collo prima di fermarsi del tutto.
Cerco anche io di rilassarmi, di far finta che non ci sia lei qui accanto a me ma è difficile. Soprattutto quando mi sfiora la mano, per una, due, tre volte. Poi me la prende tra la sua e la trascina fino ad un suo fianco scoperto.
"Rilassati" sussurra, sapendo bene che la sua pelle è il mio punto debole. 
Ma glielo lascio fare perché ne ho talmente tanta voglia che non penso a nient'altro. Appena la sfioro, appena sento la sua pelle rizzarsi al mio tocco, mi calmo. Ed è strano perché toccarla mi fa agitare, mi fa diventare ipersensibile ma nello stesso tempo mi calma e riesco ad addormentarmi. Dormiamo abbracciati e con le mie mani che le accarezzano la pancia, i fianchi, la schiena, ripercorrendo quei sentieri che la mia mente non ha mai dimenticato. 
La sveglia del mio iPhone mi fa sobbalzare, alle sette e mezza della mattina dopo. Mi allontano subito da lei e dal suo corpo ancora caldo e cerco di ricompormi.
"Buongiorno" dice.
"Buongiorno a te. Caffè?"
"Sì, grazie" annuisce sbadigliando e si mette seduta sul divano.
Preparo due caffè con le cialde e uno glielo passo. Lo beve in un sorso e mi guarda.
"Se vuoi farti una doccia, il bagno è in fondo al corridoio" glielo indico ma lei fa di no con la testa.
"No, grazie. Voglio solo dormire ancora, mi scoppia la testa" si riabbassa coprendosi del tutto con la coperta e sbuffa.
"Io devo andare, mi dispiace. Oggi parto per la trasferta, ma tu se vuoi rimanere ancora ti lascio le chiavi e poi le ridai alla moglie di Kalidou"
"Nono, lascia stare ora mi alzo"
"No, davvero, senza fretta. Vuoi fare la doccia?"
"No falla tu, io mi rivesto e chiamo un taxi"
"Ancora con sto taxi? Mi faccio la doccia, mi preparo e ti accompagno. Dammi venti minuti"
"Okay" annuisce e si alza dal divano, cercando di sistemarsi un po'.

Dovrei voltarmi e andarmene in bagno come le ho annunciato ma invece sono qui a guardarla appena sveglia con gli occhi gonfi e il trucco sbavato. E' bellissima di primo mattino e rivederla così dopo tanto tempo mi ha fatto ricordare di quanto stessi bene con lei quando andava ancora tutto bene.
"A tra poco" dico e stavolta vado davvero. 
Mi butto sotto la doccia quasi immediatamente e lascio che l'acqua bollente mi riporti sulla terra, mi faccia ricordare della fede che porto al dito e che soprattutto mi ricordi quanto male mi ha fatto la ragazza che mi aspetta in soggiorno.
Non devo dimenticarlo.
Esco dalla cabina doccia dopo una decina di minuti, mi asciugo e metto la tuta del Napoli. Metto il phon in corrente ma prima di asciugarmi i capelli torno in soggiorno per vedere che sta facendo mentre mi aspetta ma ciò che trovo mi sorprende, ancora una volta.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora