VI

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Domani mi sposo. Sembra il titolo di un film di Nicholas Sparks ma vi assicuro che non è così.
Mi sposo e sono stranamente tranquillo, perché so che sto facendo la cosa giusta.
Alina con me è perfetta, per me e la mia vita è perfetta. Voglio svegliarmi la mattina ed essere sicuro di chi ho accanto e delle scelte che abbiamo preso.
"Come stai?" Mio padre entra nella mia stanza mentre mi sto provando il vestito che domani mattina indosserò e mi sorride emozionato.
"Bene, sto facendo la cosa giusta" rispondo e lui fa un passo verso di me, poi un altro, affiancandomi. Mi mette le mani sulle spalle e mi guarda nello specchio.
"Sei sicuro?" Mi chiede, come se potesse leggere nella mia anima, nella parte più profonda di me.
"Sì, sicurissimo" annuisco e gli sorrido e lui fa lo stesso di rimando.
"Allora tieni" si mette una mano in tasca e mi porge uno scatolino di velluto. Lo prendo e lo apro, trovandoci i gemelli da camicia che appartengono alla mia famiglia da tre generazioni. "Che sia solo un punto di partenza e che vi renda felici. Auguri figliolo" termina, con gli occhi lucidi.
Non riesco a trattenere l'emozione e lo abbraccio, lui è il mio modello, è l'uomo che vorrei essere e che so di non essere ancora. Mi ispiro a lui in ogni campo della mia vita. Un uomo leale, amorevole, genuino. Spero che i miei figli, un giorno, possano ammirare me come io oggi ammiro lui.
"Grazie papà" mi stacco e mi sento meglio, avere il suo supporto nella mia vita è ciò che ho sempre voluto e averlo qui mi rende felice.
Mi dà una pacca sulla spalla e va via, lasciandomi di nuovo da solo col mio riflesso allo specchio. Mi guardo, cosa che non facevo davvero da troppo tempo.
E' davvero questo quello che voglio?
Non faccio in tempo a chiedermelo che mi squilla il cellulare. Sento il suono inconfondibile della suoneria dell'iPhone ma non lo vedo. Non ho ancora perso il vizio di lasciarlo ovunque senza ricordarmi dove l'ho messo. Lo cerco con gli occhi ma in questa stanza c'è talmente casino che non riesco a trovarlo con lo sguardo. Mi metto a spostare i vestiti, le coperte e lo trovo: sotto al cuscino. Guardo il display e resto di sasso: tre chiamate perse da Federica.
Rimango lì a fissare il display per del tempo non quantificabile, e non so se in me prevale il desiderio che squilli di nuovo o che non lo faccia mai più.

Le mani mi iniziano a tremare e all'improvviso tutto perde d'importanza. Il cellulare squilla di nuovo e quasi all'ultimo mi decido a rispondere.
"Pronto?"
"Diego.. dove sei?"
"Fede, non è il momento, sono a Capri domani mi sposo"
"Lo so, sono giù al tuo hotel. Possiamo parlare un attimo?"

Cerco di controllare il mio respiro che però è sempre più rumoroso e sono sicuro che lei ha già capito che mi sto agitando.

"Come sei qui? Ma sei pazza?"
"Non mi ha vista nessuno, sono dietro il campo da tennis. Puoi venire due minuti, per piacere?"
"Ora scendo ma non farti vedere da nessuno, capito?"
"Sì, tranquillo"
"Ok, dammi un attimo" riaggancio la telefonata e schizzo verso la porta, accorgendomi solo quando sono fuori l'ascensore che ho il vestito del matrimonio ancora addosso. Torno in camera e me lo tolgo mettendomi un jeans e una t-shirt.
Scendo le scale, non ho nemmeno più voglia di aspettare l'ascensore per quanta ansia ho.
E ora cosa vuole? E' venuta fino a qui per fare cosa?
Me lo chiedo mentre cammino verso i campetti da tennis e dopo qualche metro che li raggiungo, la vedo. E' a testa bassa, coi piedi fa dei cerchietti nel terreno e si sta rovinando le Air Force bianche a cui ha sempre tenuto particolarmente.
"Che ci fai qui?" Cerco di sembrare calmo ma appena alza la testa e i suoi occhi incontrano i miei tutte le mie certezze crollano.
"Sono qui perché ti devo dire una cosa importante, una volta che l'avrò detta, se vorrai, potrai tornare lì e domattina sposarti" mi anticipa qualcosa e so già che non sarà per nulla facile. "Io devo farlo o avrò il rimpianto per sempre" dice ancora.
"Dimmi" devo essere distaccato, sono a due metri di distanza e non voglio assolutamente che mi tocchi perché quando lo fa vado in tilt e non posso farlo accadere, non oggi.
"Diego, io in questi mesi che siamo stati lontani.. in questi giorni vuoti, passati a pensare, a scavare dentro di me, a riflettere.. sono giunta ad una conclusione, ad una conclusione che forse non ero pronta ad ammettere e che forse avevo paura a raccontarti" si ferma e vedo chiaramente il suo nervosismo, si strofina le mani tra di loro, poi se le passa sul pantalone di lino, poi torna a muoverle senza sosta. Ha gli occhi stanchi, ma lucenti, come se avessero un nuovo motivo per risplendere. La ascolto ma faccio fatica, dalla prima parola che ha detto il cuore mi rimbomba nelle orecchie ed è difficile per me restare attento.
"Cosa devi dirmi?" La incalzo perché si prende delle pause enormi ed improvvise che rischiano di farmi venire un infarto e non è proprio il caso.

"Penso di essere innamorata di te" dice. Si immobilizza, smette di muoversi, di parlare, anche di respirare, forse.

Sei parole, sei parole che aspettavo da quando l'ho conosciuta e ora che me le ha dette vorrei che non l'avesse fatto. Non riesco a prendere aria, mi sento come schiacciato da qualcosa di enorme, di troppo grande per le mie forze.

"Ti amo Diego, ed è giusto che tu lo sappia" dice ancora, come se quello di prima non fosse bastato.
La guardo ancora, cerco di studiare ogni dettaglio della sua espressione, dei suoi movimenti, del suo corpo. E' contratta, sa che sta facendo una cosa che avrà delle ripercussioni sulle nostre vite e il suo corpo non riesce a nascondere le sue preoccupazioni.

"E me lo dici stasera, giusto?" Faccio una risata nervosa e scuoto la testa. Lei apre la bocca per dire qualcosa ma parlo prima io. "Me lo dici stasera così io mando tutto a puttane e torno con te, no? Perché è così che funziona, tu torni e io lascio tutto per stare con te"
"Non è così.."
"No? E allora dimmi, cosa volevi che succedesse ora che mi hai detto questa cosa?"
"Io non lo so Diego, non lo so. So solo che dovevo dirtelo perché la sincerità tra noi c'è sempre stata e io non voglio venire meno ora"
"La sincerità dici, certo. E come mai questa consapevolezza di amarmi l'hai avuta proprio stasera e non un mese fa, due mesi fa, o una settimana fa quando abbiamo parlato nel tuo ufficio?"
Le chiedo, sempre più agitato.
"La settimana scorsa avrei potuto farlo ma non ne ho avuto la forza, ora non potevo più rimandare"
"Certo, è ovvio, mi sto sposando! Guarda caso spunti fuori sempre quando c'è qualcun'altra che mi porta via dalle tue attenzioni" mi passo le mani sul viso e poi torno a guardarla. "Io ora lascio Alina sull'altare e vengo con te, okay? Stiamo bene un mese, tre, sei.. e poi?"
"Ora è diverso, ora io sono consapevole dell'amore che provo per te. Non farei di nuovo lo stesso errore" si sbraccia, cerca di convincermi ma stavolta no, non mi lascerò abbindolare dalle sue parole e da quegli occhi maledetti che mi ipnotizzano.
"Neanche io lo faccio lo stesso errore, mi dispiace ma ho scelto di sposare Alina e così farò" dico, con gli occhi sempre nei suoi e la voce più dura che so fare.
Dentro di me sto tremando, sto perdendo ogni tipo di sicurezza ma lei non lo deve capire, non posso mostrarmi vulnerabile.
"La ami? Dimmi che la ami e io ti giuro che sparisco dalla tua vita per sempre" si avvicina, passo dopo passo, è sempre più vicina. Io arretro ma non riesco a scollare i miei occhi dai suoi.
"La ami, Diego?" Ripete. "Ti stai per sposare, non è un gioco. Devi essere innamorato per sposarti, me l'hai detto tu una volta.. ricordi?"
"Smettila, basta" cerco di spingerla via ma lei mi prende la mano nella sua e se la poggia sul viso.
"Guardami negli occhi e dimmi che ami lei e non me" continua con le sue richieste ma io sono completamente in panne. La sua pelle è così liscia, così morbida che le mie mani iniziano a muoversi da sole accarezzandola. Sapevo che toccarla sarebbe stata la mia fine e infatti non so più controllarmi. Il potere dei suoi occhi, poi, mi fa perdere la ragione.
Si avvicina ancora, ancora un passo, ancora un centimetro e poi smetto di guardare. Chiudo gli occhi e dopo qualche istante sento le sue labbra sulle mie. Apro leggermente la bocca e il bacio diventa più intenso, più vero, più forte. Tengo il suo viso tra le mani e lei le sue tra i miei capelli, appena tagliati per la cerimonia di domani.
Mi ripeto che devo smetterla che devo allontanarmi ma il mio corpo non risponde, se non dopo qualche minuto.
"Smettila, cazzo, basta!" Mi stacco e mi allontano, come se ogni contatto con lei pregiudicasse le mie facoltà cognitive. "Non sono affari tuoi, mi hai detto ciò che dovevi dirmi? Bene, ora vai. E non pensare che questo bacio significhi qualcosa perché è solo un altro dei tuoi stupidi giochetti a cui non mi sottoporrò oltre. Va via di qua" gli indico la strada e lei annuisce. Mi guarda ancora qualche secondo, poi inizia ad incamminarsi allontanandosi.
Sono ancora col cuore a mille e quando poi si ferma e si volta, devo trattenermi dall'urlare.
"Intanto non mi hai risposto perché la conosci anche tu la verità e non sai mentire. Ti amo e tu ami me. Auguri per domani" dice poi volta le spalle e sparisce dietro l'angolo.

Torno nella mia stanza e mi chiudo in bagno. Ho bisogno di una doccia, subito.
Ogni mia certezza, ogni mia sicurezza, ogni mia convinzione, non esiste più.
Svanite, accartocciate, disintegrate da due occhi che mi hanno fatto più male che bene e dal mio cuore che non vuole smettere di battere quando li vede.
Ma la mia vita ora deve andare da un'altra parte, devo essere forte e non farmi trasportare da ciò che è successo e da ciò che mi ha detto.

Domani mi sposo, e no, non è un film di Nicholas Sparks.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora