VI

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Stamattina sono arrivata tardi al negozio, me la sono presa con più calma perché non ho appuntamenti fino alle undici e non ho voglia di fare la bella statuina con Elena che ancora non mi parla. Sono andata a correre, ho fatto la doccia e alle dieci e mezza sono arrivata al negozio.
"Ciao, buongiorno" saluto Elena che risponde con uno striminzito buongiorno e mi chiudo nel mio studio.
Ormai tra di noi è rottura totale, anche l'altra sera quando ho provato a chiamarla e non mi ha risposto, avrà visto le mie telefonate, no? Non mi ha richiamata né mi ha chiesto, il giorno dopo al negozio, se fosse successo qualcosa. Io non me lo riesco a spiegare il suo comportamento ma nemmeno voglio chiederle nulla. Ognuno per la sua strada, e così sia.
Mi squilla il telefono dell'ufficio e rispondo dopo un paio di squilli.
"Sì?"
"C'è Diego" mi avvisa lei. Diego?
"Fallo venire" dico solo e riaggancio.
Vado subito in paranoia, sono quasi due settimane che non lo vedo e ora sto sudando dall'ansia.
"Posso?" Gli sento dire da dietro la porta.
"Sì vieni" dico cercando di usare un tono di voce equilibrato Che non faccia trapelare il mio stato di agitazione.
Apre la porta e resta fermo per qualche secondo sullo stipite, fissandomi. Non sorride, non ha una bella espressione, non penso sia qui per darmi buone notizie.
"Ciao" dice.
"Ciao" mi alzo dalla mia poltrona e gli indico di sedersi di fronte a me.
"Tutto bene?"
"Abbastanza, a te?"
"Anche a me" risponde e poi abbassa lo sguardo e inizia a muovere nervosamente le gambe.
"È successo qualcosa?"
Alza la testa e mi guarda, con l'espressione che diventa sempre più seria.
"Sì, devo dirti una cosa che ho fatto e di cui non vado fiero"
"Okay, dimmi..." non so di che parla ma il cuore inizia già a rimbombarmi a velocità doppia in petto.
"Lo sai che per me la sincerità è la prima cosa, perciò sono qui. L'altro ieri è successa una cosa che non ti piacerà"
"Cosa?" Mi sporgo verso di lui e lo fisso.
"È venuta Elena da me, mi ha portato le crocchette per Bonnie" inizia a raccontare ma si ferma dopo la prima frase e scruta la mia espressione.
"Elena? La mia Elena?" Indico col pollice in direzione della postazione della mia dipendente e lui fa di sì.
"Abbiamo chiacchierato, bevuto un caffè, mangiato una pizza..." si interrompe di nuovo e forse si aspetta che io dica qualcosa ma non ci riesco, voglio solo capire cos'altro hanno fatto. "Poi ci siamo fatti prendere dal momento e ci siamo baciati" dice guardandomi e trattenendo il respiro.
"L'hai baciata? Hai baciato Elena la mia migliore amica?"
"Sì, è successo mi dispiace"
"Ti dispiace? Con tutte le donne del mondo proprio lei dovevi baciare?" Scuoto la testa, è come una coltellata diritta nel cuore, le due persone a cui voglio più bene che mi tradiscono alle mie spalle.
"È successo, non l'abbiamo programmato" continua e mi agito ancora di più.
"Perché?" Gli domando ancora, non se ne va finché non mi dice tutto.
"Aspetta fammi finire e poi ti spiego tutto"
"C'è dell'altro?" Sgrano gli occhi, non riesco ad immaginare che abbiano potuto fare peggio di così.
"Sì" annuisce e io mi sento a pezzi. "Siamo andati oltre i semplici baci, ci siamo spogliati e stavamo per fare sesso ma un attimo prima ci siamo fermati perché abbiamo capito che era una cazzata"

Il mondo sembra disintegrarsi sotto i miei piedi, gli occhi mi si riempiono di lacrime e non riesco più ad essere lucida. Nella mia testa quelle sue parole si ripetono all'infinito e non riesco a dire nulla per un bel po'.

"È stato un errore che vorrei non aver fatto ma ti giuro che nemmeno ricordo i baci e tutto il resto, è come se non ci fossi stato io, ero annebbiato totalmente"
"Come è potuto succedere? Come hai potuto anche solo pensare di fare una cosa del genere con lei che è come una sorella per me, Diego? Come hai potuto?"
"Non lo so, io... ero arrabbiato e confuso e stare con lei mi era sembrato un modo per tranquillizzarmi ma poi te lo ripeto, non ci ho capito più nulla, non ero lucido"
Tremo ad ogni parola che dice, so che se io non fossi così incasinata tutto questo non sarebbe successo, ma con Elena proprio non me lo aspettavo.
"Questo non ti giustifica. Perché vi siete fermati?"
"Te l'ho detto, ci siamo accorti di stare facendo una cazzata. Io amo te non potevo fare una cosa del genere fino in fondo, e nemmeno Elena l'avrebbe mai fatto. Volevo solo che lo sapessi"
"Mi ami ancora?" Tra tutte le cose che dice quella frase mi rimane impressa perché in tutti questi giorni senza vederlo non sapevo nemmeno più se mi amasse ancora o no. Ora sono incazzata ma il fatto che non abbiano continuato mi rasserena un po' perché so che mi posso fidare di entrambi.
"Certo, forse anche più di prima. Questo però non cambia la nostra situazione, almeno per me"
"Mhmh" annuisco ancora e mi prendo qualche secondo di pausa, poi continuo. "Mi fa piacere che me lo sei venuto a dire, potevate anche tenervelo per voi. Ovviamente preferivo non capitasse ma forse me lo merito, quindi..."
"No che non te lo meriti, nessuno merita una cosa del genere. Abbiamo sbagliato ma siamo entrambi pentiti"
"Sì lo so, ma fa male lo stesso. Comunque non ce l'ho con te, anzi forse ti apprezzo ancora di più, ma ora ho bisogno di starmene un po' per conto mio. È uno shock che devo assimilare prima di fare qualsiasi altra cosa" spiego.
"Va bene. Io non mi reputo single perché tra noi c'è ancora una situazione da risolvere e che vorrei risolvere presto, quindi ti aspetto e ti chiedo ancora scusa. Poi con Elena sono cose vostre, lei ti dirà le sue ragioni" si alza e fa il giro della scrivania raggiungendomi e abbracciandomi. Mi stringe forte e mi perdo tra le sue braccia forti e il suo profumo di uomo. Mi manca così tanto e mi accorgo che avevo davvero bisogno di questo abbraccio, ora più che mai.
"Mi dispiace, scusami ancora" dice non appena si stacca.
"Va bene" annuisco e lui va via. Lo seguo fino alla porta del mio studio e lo guardo andare via. Mi sento più vuota, meno forte, quando lui non c'è.
Nonostante tutto, mi dimostra ogni volta che anche se può sbagliare, perché tutti lo facciamo, lui ha abbastanza fegato da ammettere i suoi errori e cercare di rimediare. Lo stimo come persona e questa infelice situazione non lo degraderà ai miei occhi.

Il mio sguardo, poi, va subito a lei. Sguardo basso, capelli raccolti rozzamente e nervosismo palpabile. Quando alza gli occhi guarda direttamente verso di me e mi accorgo che sono rossi sangue. Posa la penna che ha tra le mani e viene da me.
"Mi dispiace ma io non ce la facevo più, lo tenevo dentro da troppo tempo e mi sembrava di morire, non ho potuto più trattenermi..." inizia a dire tante cose una dopo l'altra senza che io le chieda nulla e la devo fermare per capirci qualcosa.
"Cosa tenevi dentro da troppo tempo?" Alza lo sguardo e lo inchioda nel mio.
"Non te l'ha detto?"
"Che siete stati insieme? Sì" dico e la faccio entrare nel mio studio.
"Quasi, poi si è fermato non ha voluto continuare"
"Lui?" Questo non me l'ha detto, ha sempre parlato al plurale come se la scelta fosse condivisa da entrambi. Ancora più uomo.
"Sì. Io non mi sarei fermata" continua poi. "Non ti ha spiegato il perché?"
"No, ha detto che le tue ragioni me le avresti spiegate tu" sono sempre più confusa e non riesco a capire a cosa vuole arrivare Elena.
"Okay, allora..." si ferma e mi guarda, poi abbassa la testa, mi riguarda ma continua a non parlare.
"Allora?"
"Sono innamorata di lui, da sempre" sputa improvvisamente.
La guardo scoppiare a piangere, incredula. Mi giura che non voleva farlo succedere, che ha provato in ogni modo a reprimersi ma che ora non ce l'aveva più fatta.
"Lo amo da quando è entrato nel negozio la prima volta, pensavo mi passasse ma non mi è mai passata. Lo amavo quando tu mi raccontavi di lui, quando mi raccontavi delle litigate, dei dubbi. Ero invidiosa quando mi parlavi di come ti trattava, di come ti amava... volevo anche io un uomo così anzi, volevo proprio lui"
"Perché non me l'hai mai detto?" Non riesco a credere a ciò che sta dicendo, mi sembra una completa follia. Come ho fatto a non accorgermene mai?
"E che ti dovevo dire? Sarei stata ridicola e avrei perso entrambi"
"E ora perché allora me lo dici? Cosa è cambiato?"
"Ora è diverso, voi non state insieme. Tu non hai mai capito niente, Fede, mai.Tu non eri mai contenta di lui, non lo volevi, eri indecisa e io soffrivo. Soffrivo ogni giorno di più perché se fosse stato mio non l'avrei fatto stare così male, l'avrei amato come merita e come tu non hai mai fatto. Tu non sei capace di amare, io si"
"Ele..." ora sono anche io in lacrime, nella sua voce c'è cattiveria, come se volesse farmi soffrire come ho fatto soffrire io lei. E ci sta riuscendo, le sue parole mi stanno spezzando il cuore. Sa che quello è il mio punto debole e sta infierendo per farmi del male.
"Mi dispiace Fede ma è così, con te è sempre così. Hai tutto ma non lo sai apprezzare e io mi sono stancata, dovevo fare qualcosa"
"Per questo ti sei allontanata?" Domando, ora voglio arrivare in fondo a questa storia.
"Sì, e poi mi sentivo in colpa perché lo desideravo ogni giorno di più"
"Anche a Positano? Perciò eri così strana e ci stavi sempre dietro..." per la prima volta inizio a collegare tutti i suoi comportamenti strani e lei annuisce.
"Lì ho capito definitivamente di amarlo e di doverci provare in qualche modo. Speravo che vi lasciaste e avevo sempre più sensi di colpa..."
"Elena, ma che stai dicendo?" Non ce la faccio, mi sento di morire.
"La verità. Però ora basta, voglio vivere la mia vita senza dover avere il tuo fantasma che mi perseguita"
"Ma io non ho mai influito sulla tua vita, la tua vita dipende dalle scelte che fai, non da me. Ora che vuoi da me, scusa?"
"Non dipende da te ma semplicemente vorrei che tu non calamitassi tutte le attenzioni su di te come se fossi l'unica a meritarle al mondo. Non esisti solo tu"
"Quindi tu ti volevi scopare il mio ragazzo, ti innamori di lui e lo vorresti per te, e la colpa sarebbe mia?" Allargo le braccia estenuata. Avrò le mie colpe ma qui è lei che ha sbagliato nei miei confronti e non può rigirare la frittata così.
"Ex ragazzo, non sai nemmeno se lo ami" scuote la testa e si sbottona il camice.
"Che fai adesso?"
"Me ne vado, non ce la faccio più. Rassegno le mie dimissioni"
"Ele adesso non fare stronzate, torna qui e parliamone da persone mature, per cortesia"
"No, mi dispiace e mi dispiace anche per tutto il resto, scusa. Devo andare" dice e scappa via.
Guardo anche lei mentre lascia il negozio e poi mi siedo alla mia poltrona.
Il cuore mi batte ancora veloce e mi accorgo, ancora una volta, di quanto sia incapace a sapermi tenere vicino le persone a cui voglio più bene.
Hanno sbagliato entrambi, sicuramente, ma non mi sento pronta a perderli, a stare senza la loro presenza nella mia vita. Sono stupida lo so. Stupida e sola.
Di nuovo completamente sola.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora