VIII

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Da quel suo messaggio sono cambiate un po' di cose. Ho deciso che devo andare avanti così come ci è andato lui, devo lasciarlo andare. Ed è per questo che mi trovo in questo locale con Elena. Stiamo uscendo molto spesso, cene fuori, locali, bar. E devo dire che mi sta aiutando perché sto conoscendo nuove persone che almeno mi distraggono un po'. Ora siamo al Nabilah, un locale sulla spiaggia e sorseggio il mio Moscow Mule.
"Dai posalo, balliamo un po'" Elena mi tira in pista e io non mi tiro indietro.
Balliamo per tre canzoni consecutive, poi i piedi iniziano a chiedermi pietà e vado a sedermi. Ho messo dei tacchi scomodissimi e ne pago le conseguenze, colpa mia come sempre!
"Dottoressa..." una voce familiare mi fa alzare gli occhi dal display del mio cellulare e me lo ritrovo di fronte: Gionatan.
Quanto è bello, cristo santo... più bello di quanto ricordassi.
No. Basta. Smettila.
"Gionatan, ciao" gli sorrido ma non mi alzo, non ce la faccio.
"Sola?"
"Sono con Elena, è andata un attimo al bar" indico il bancone con un movimento della testa e lui annuisce.
"Ti va di ballare?"
Che dico?
"Ho malissimo ai piedi, scusa"
"Dai solo uno, ti prego" congiunge le mani come se mi pregasse davvero e mi fa ridere.
"E va bene, ma la prossima così riposo un altro po'"
"Perfetto" sorride e sento già di aver sbagliato tutto. La canzone termina e inizia la nuova, così sono costretta ad alzarmi e a ballare con lui. Il ritmo ci prende subito, siamo attaccati e le sue mani sono incollate ai miei fianchi e si muovono sulla mia schiena, fino a che, anche i nostri visi non si avvicinano fino ad essere divisi solo da pochi millimetri. Chiudo gli occhi e aspetto qualche secondo, poi sento le sue labbra sulle mie. Mi stringe di più i fianchi, il bacio si fa più profondo, mi tremano le ginocchia. Si sposta e inizia a baciarmi il collo, poi torna alle labbra. Il cuore mi va a mille perché so che non dovevo farlo accadere, mi sento terribilmente in colpa.
"Vieni" mi prende la mano e mi tira con lui verso i bagni ma mi fermo.
"No Giona, non mi va" scuoto la testa e lui si avvicina prendendomi il viso tra le mani.
"Perché no? È da tanto che ti voglio, dai.."
Oltre alle ginocchia ora mi tremano anche le mani, la voce è praticamente scomparsa e sto sudando freddo.
"No, scusa, penso che me ne torno a casa. Scusami" mi libero dalle sue mani e torno al tavolo dove recupero la mia borsa e dico ad Elena di volermene andare. Lei mi asseconda e in meno di un quarto d'ora sono a casa. Non le dico nulla di Gionatan, al momento non ci riesco, devo ancora assimilarlo bene.
Appena metto piede in casa corro in bagno, mi lavo la faccia, mi strofino la bocca, devo cancellare ogni traccia di lui da me o perdo la testa.
Baciarlo è stata la cosa peggiore che potessi fare, mi sento uno schifo e voglio assolutamente cancellare tutto di questo accaduto.
Il suo sapore lo sento ancora, sa di vodka e limone e mi fa venire da vomitare. Non perché non mi piaccia, ma per quello che rappresenta. Non sono pronta ad una cosa del genere, non sono pronta a superare Diego.
Sono solo le sue labbra che vorrei, il suo sapore, le sue mani.
Mi tolgo il vestito e mi infilo a letto addormentandomi quasi subito.
La mattina dopo la sveglia deve suonare tre volte prima di convincermi ad alzarmi, non mi sento le gambe e ho ancora la testa che mi gira.
Ma mi faccio forza, mi lavo, mi do una sistemata e vado in clinica per poi andare al negozio. Passo la giornata tra appuntamenti e visite, come al solito non ho un attimo di pace, almeno fino alle sette quando propongo ad Elena di prendere un caffè insieme. Lo facciamo portare dal bar e lo beviamo rilassandoci un po' quando entra un cliente ed Elena deve assisterlo. Io la aspetto al bancone e poco dopo, come se avesse visto che sono sola, entra Alina. Sorridente, abbronzata, bella. È da sola, senza nemmeno Bonnie e viene spedita verso di me.
"Salve dottoressa, che bello vederti" mi abbraccia come se fossimo amiche e poi si guarda intorno.
"Ciao Alina, posso aiutarti?" Cerco di essere il più cordiale possibile anche se era l'ultima persona che avrei voluto vedere oggi.
"Sì mi servono le crocchette per Bonnie, due pacchi, e anche due confezioni di cibo in scatola" dice veloce, è molto migliorata con l'italiano.
"Va bene, dammi un attimo" faccio qualche passo ma lei mi segue e continua a parlare.
"Anche quei bastoncini per denti, si, anche quelli... ah e anche..." si ferma e si guarda di nuovo in giro. "No, niente mi sono sbagliata, scusa" blatera poi altre cose che stento a capire.
"Okay" mi limito ad annuire e spero che se ne vada presto.
"Scusa se parlo così tanto, è che sono così felice, così contenta perché io e Diego stiamo provando ad avere un figlio e non ti dico la gioia..." si ferma quando vede la mia espressione cambiare ma poi continua. "Scusa potevo evitarlo, solo che non so a chi dirlo, volevo solo condividerlo con qualcuno..."
La fisso mentre parla come un treno ma sto per esplodere, sento le lacrime spingere forte e non so per quanto potrò trattenerle.
"Tranquilla" dico solo, perché se dico altro crollo davvero.
Prendo tutte le cose che mi ha chiesto e le faccio lo scontrino, lei paga e va via.
Scappo letteralmente nel mio studio e non riesco più a trattenere le lacrime.
Stanno provando ad avere un figlio. Diego sarà papà, Diego la ama e stanno costruendo un futuro insieme.
Non ci voglio credere, non posso.
Passo dalla disperazione alla rabbia in pochi secondi. Prendo il cellulare, apro la nostra chat su whatsapp e gli scrivo tutto quello che sento, tutto quello che ho chiuso dentro da ormai troppo tempo.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora