III

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Anche stamattina un senso di nausea mi pervade lo stomaco. Più mi guardo allo specchio, più sto male ma devo continuare la mia vita senza prendermi pause o rischio davvero di impazzire. La causa? Diego. Sì lo so, sono una stupida, una stupida che si fa prendere dalle emozioni del momento, dall'ansia, e non mette in primo piano le cose più importanti, come i sentimenti.
Diego mi manca, mi manca tutto di lui. Mi mancano le nostre serate in giro, le nostre serate a letto, le nostre serate senza fare niente ma in cui non smettevamo un attimo di parlare. Mi manca la sua voce, il suo accento, il suo sorriso, il suo modo unico di parlarmi. Mi mancano le sue mani addosso. Mi manca lui ma non posso fare nulla, la mia decisione l'ho presa e non posso tornare indietro. Conviverò col mio dolore e lo supererò, come ho sempre fatto.
L'unica che sa, ovviamente, è Elena.
Lei ogni tanto lo vede perché lui continua a venire al negozio a comprare le cose per Bonnie. Io cerco sempre di evitarlo, non reggerei il suo sguardo. Fino ad oggi ci sono riuscita, non lo vedo da quasi un mese, da quando l'ho lasciato.
"Perché non te la fai passare trovandotene un altro, come al solito?" Elena vorrebbe aiutarmi ma non mi dà buoni consigli, per niente.
"Ma sei scema? Non voglio proprio nessuno credimi" sbuffo e prendo le mie cose visto che sono le otto e dobbiamo chiudere.
"Ma lo ami Fede?" Si ferma proprio di fronte a me, mi scruta dall'alto, mi fa sentire nuda sotto al suo sguardo.
"Non lo so, ti posso dire che non averlo mi fa provare un dolore fisico, come se mi avessero strappato un braccio o una gamba" cerco di spiegarmi e lei muove leggermente la testa.
"Chiamalo, non far vincere l'orgoglio. Chiedigli scusa, capirà"
"Non posso, lo capisci? L'ho lasciato io, gli ho detto cose orrende, l'ho umiliato. Ora con quale faccia mi ripresento da lui? Come faccio?"
"Se ci tiene a te come dice, ti perdonerà. Chiamalo" diventa sempre più seria e mi viene da piangere.
"Non ce la faccio, anche perché, tu lo conosci, no? Sai quanto è fantastico, quanto attira le donne, quanto è dolce e gentile con tutti..." annuisce ad ogni mia parola, poi inclina la testa e aggrotta la fronte.
"Non capisco a che vuoi arrivare" dice, sempre più confusa.
"Se ha un'altra?" Chiedo, in pieno panico.
"No, che dici... no" scuote forte la testa e si avvicina ancora di più a me, mettendomi le mani sulle spalle. "Chiamalo, lui vuole solo te" dice con una sicurezza che quasi convince anche me. Mi stringe tra le sue braccia e capisco una volta in più che sono fortunata ad avere un'amica come lei.
"Ci penso" le sussurro in un orecchio, prima di separarci.
"Va bene. Se hai bisogno chiamami"
"Okay, ciao a domani" ci salutiamo e torno a casa.

Elena non ha torto, e lo so. Sono sicura che Diego ci ha davvero tenuto a me come mi ha detto e come mi ha fatto capire fin dal primo giorno. Ma so anche che è un ragazzo davvero d'oro, a cui non manca proprio niente e che magari è stanco di subire angherie da donne a cui dà tutto il cuore per poi ricevere in cambio solo cattiverie. Ed è di questo che ho paura ora, che lui non mi rivoglia.
Vado avanti così per la mia strada, non lo chiamo, non gli scrivo.
Elena mi dà della stupida ma non posso rischiare che mi rifiuti, non ce la farei a sopportarlo.
I giorni vanno avanti, siamo a metà giugno quando succede qualcosa che per me è devastante.
"Ele ce ne andiamo a mare nello spacco?"
"Marechiaro?"
"Ovvio. Poi stasera usciamo un po' che è ven.." Non riesco a finire la frase perché suona il telefono del negozio ed Elena risponde.
"Salve, c'è cuccia per te, mi dica.. sì certo, è qui.. sì gliela passo" alza lo sguardo su di me coprendo il microfono del telefono. "E' quello del chiwawa" dice con un filo di voce.
"Passamelo nello studio" indico la mia stanza e lei mi inoltra la chiamata.
Parlo una decina di minuti con quel deficiente che ora mi chiede scusa e torna sui suoi passi, poi attacco ed esco tornando al negozio dove vedo una scena che mi uccide dentro.
Prima di tutto vedo lui, Diego. Maglia arancione, quella per cui io lo prendevo sempre in giro, jeans nero e capelli più corti del solito. Gli occhi invece, gli occhi sono quelli di sempre. Profonde pozze color smeraldo che mi incanto a guardare, talmente dolci da poterci affogare. I miei occhi poi corrono al resto, sì perché Diego non è da solo: c'è Alina con lui. Mi sembra che il cuore mi scoppi in petto e poi l'attimo dopo smetta di battere.
Alta, bionda, con uno short che le evidenzia le lunghe gambe snelle, una coda alta e Bonnie al guinzaglio.
Non so quanto dura questa mia fase ma so che la sua voce, la sua voce che sogno anche di notte, mi fa sobbalzare.
"Dottoressa..." dice guardandomi, rimanendo serio. I nostri occhi si incontrano di nuovo e non riescono a staccarsi. Io ci provo, giuro che ci provo, ma c'è una forza superiore che me lo impedisce.
"Ciao Diego" rispondo e lui dice qualcosa in tedesco alla bionda che sorride e allunga una mano verso di me.
"Ciao, piacere, Alina. Che belle siete voi napoletane, bellissime" sorride ancora di più e guarda ad intermittenza me ed Elena. Parla a stento l'italiano e a quanto so lo capisce poco.
"Grazie" diciamo insieme io e la mia collaboratrice. Diego continua a guardarmi, mi fissa senza nemmeno battere le palpebre. Poi improvvisamente distoglie lo sguardo.
"Andiamo?" Fa un cenno ad Alina e poi a Bonnie. "Ciao ragazze" ci saluta velocemente e dopo di lui anche la sua fidanzata.

Sì, credo proprio che sia la sua fidanzata. Altrimenti perché sarebbe qui?

"E' venuto venti volte, venti, e tu non sei mai uscita dal tuo studio, porca eva! Guarda quando dovevi uscire.."
"Che ci faceva anche lei qui?" Mi sento male, mi manca l'aria, non riesco a crederci che siano tornati insieme.
"Calma Fede, calma" vede che sto iniziando ad agitarmi e si fa il giro del bancone venendo da me.
"Perché me l'ha portata qua? Perché? Vuole farmi soffrire come io ho fatto soffrire lui? E' questo che vuole?"
"No, no, no.. Fede ascoltami, ti racconto come è andata, okay?" Mi fa sedere su una sedia in sala d'attesa e si siede accanto a me. Annuisco e cerco di calmarmi.
"E' entrato da solo, come sempre. Poi dopo un paio di minuti è entrata lei correndo con Bonnie e il suo cellulare che squillava. Gli ha portato il cellulare, perciò è entrata. Lui l'aveva lasciata in auto. Non ti avrebbe mai fatto una cosa del genere, lo conosci" si sbraccia, gesticola. E' la prima sostenitrice di Diego e non vuole che io pensi qualcosa di sbagliato sul suo conto, soprattutto se non è la verità.
"Quindi non l'ha fatto apposta?"
"No, assolutamente" scuote la testa facendosi muovere i capelli sul viso.
"Okay" annuisco, mi calmo un po' dopo la sua spiegazione ma preferisco tornarmene lo stesso a casa perché sono molto scossa.
Volevo riposare, lasciare che il mio cervello si spegnesse per qualche ora ma non ci riesco. Non ci riesco perché appena chiudo gli occhi mi immagino Diego e quella che dormono insieme, a lui che le sussurra le stesse cose che diceva a me, a lui che la tocca nello stesso modo in cui toccava me, a lui che fa con lei le cose che ha imparato con me.
No! Non ce la faccio.
Mi alzo dal letto e vago per la casa tutta la notte. E' solo colpa mia.
E' solo e soltanto colpa mia.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora