V

284 24 17
                                    

"Giancarlo, qua tutto bene?" Entro nel negozio di Posillipo e vado subito alla sua postazione.
"Sì tutto bene, ti ho spostato gli appuntamenti come mi hai chiesto"
"Grazie, perfetto. Quindi posso andare in clinica?"
"Sì vai tranquilla. Poi oggi sei al negozio nuovo?" Domanda, guardando l'agenda coi miei appuntamenti al pc.
"Sì, devo sistemare delle cose..." non riesco a terminare la frase perché il telefono del negozio inizia a squillare e Giancarlo risponde.
"Salve, signor Demme, mi dica..." alza lo sguardo verso di me e io scuoto la testa come a chiedergli di dirmi che succede. "Certo, gliela passo subito" annuisce e mi fa segno di andare nel mio studio. Gli faccio il segno dell'ok e vado. Rispondo e la voce di Diego mi accoglie.
"Diego ciao"
"Amore della mia vita, come va?"
"Bene, a te?"
"Bene, bene"
"Come mai questa telefonata in negozio?" Chiedo curiosa, è una cosa che non ha mai fatto, a telefono non ci sentiamo praticamente mai, è troppo pericoloso.
"Volevo chiederti una cosa e non sapevo come raggiungerti, ti sto chiamando dal cellulare di Elif"
"Ah dimmi allora"
"Puoi vedere se ho lasciato le chiavi della casa col terrazzo a casa tua l'altro weekend? Le sto cercando ovunque ma non le trovo" dice.
"Ah, certo, appena torno a casa vedo"
"Ok, perfetto, grazie. Per il resto come procedono i preparativi?"
"Bene, manca poco e mi vengono in mente ogni giorno migliaia di cose da fare, il tempo non basta mai"
"Immagino, ma so che sei bravissima quindi ti riuscirà benissimo"
"Speriamo" sorrido alle sue parole di incoraggiamento, poi continuo cambiando argomento. "Questa settimana non riusciamo a vederci?" Chiedo.
"Tesoro non lo so, sono pieno di lavoro e Alina rompe. Ti faccio sapere appena posso, okay?"
"Okay, allora ti aggiorno su Telegram se trovo le chiavi"
"Grazie amore. Ci sentiamo dopo, buon lavoro"
"Buon lavoro anche a te, ciao"
"Ciao... ah Fede?"
"Sì?"
"Ti amo, non te lo scordare. Va bene?"
"Ti amo anche io. Ciao amo"
"Ciao" sorridiamo entrambi e riagganciamo la telefonata.
Ogni volta sentendolo così mi sento sempre più triste. È un'agonia tremenda poterlo avere solo così, poterlo sentire solo tramite messaggi e solo quando non è troppo pericoloso. Ci sto male ogni giorno ma so che è questo il percorso che al momento dobbiamo seguire e me lo faccio bastare.

Passo la mattinata in clinica a Castelvolturno, dove ho cercato di raggruppare più appuntamenti possibili perché per qualche giorno non potrò tornarci. Devo concentrare le mie energie sul negozio nuovo ora, e non posso rischiare distrazioni. Ho assunto un medico veterinario che farà le mie veci e mi devo fidare di lui. Sto imparando a delegare e devo dire che sta funzionando tutto bene.
Nello spacco torno a casa, pranzo con del petto di pollo e delle zucchine lesse poi cerco le chiavi di Diego ovunque ma senza risultati. Glielo scrivo in un messaggio su Telegram e lui mi chiede di andare direttamente nella casa col terrazzo per vedere se le ha lasciate lì. Gli dico che appena posso vado e ci salutiamo.
Lavo i denti, rimetto le scarpe e vado al Vomero al negozio nuovo dove mi sta già aspettando Elena.
"Ele secondo te la pianta grande la lasciamo lì?"
"Per me sì, se l'arredatore ha deciso così ci saranno dei motivi, no?"
"Vero, però non so... mi sembra eccessiva" storco il naso e lei scuote la testa.
"Lasciamo così, va bene"
"Sì, hai ragione. Per il resto? Il catering, l'allestimento?"
"Tutto confermato, venerdì sarà tutto pronto"
"Ti hanno mandato delle email di conferma? Lo sai che delle parole non mi fido"
"Il catering sì, quelli dell'allestimento me la mandano domani completa di foto e tutto"
"Okay, va bene" faccio un respiro profondo e metto le mani sui fianchi. "Sembra che siamo a buon punto, no?" Le domando e lei annuisce sorridendomi. Mi avvicina e mi abbraccia anche se il pancione ci tiene abbastanza lontane il suo calore mi arriva lo stesso forte e chiaro.
"Perfetto" restiamo al negozio ancora qualche ora, mandando inviti via email ai nostri clienti più affezionati e da molti riceviamo anche subito l'adesione. Sarà una festa semplice ma a cui tengo molto e a cui parteciperanno una cinquantina di persone. Diego ovviamente non verrà, non possiamo farci vedere insieme ma verranno Dries e Kat e Piotr con Laura.
Non averlo al mio fianco in un momento così importante della mia vita e della mia carriera è sicuramente una cosa che mi fa avere meno gioia, ma purtroppo non posso fare altrimenti. A fine serata me ne torno a casa, riposo un po' e poi vado a cena da mio fratello. Passiamo qualche ora insieme e mi danno la notizia che aspettano un bambino. Per la prima volta vedo Carolina davvero commossa e mio fratello impaurito ma allo stesso tempo emozionato. Mi chiedono di fare la madrina e io accetto quasi in lacrime. Queste sono le cose belle della vita e spero di avere sempre più notizie del genere.

Torno a casa, dormo come un ghiro per tutta la notte e la mattina scrivo a Diego avvertendolo che stamattina vado a controllare se trovo le sue chiavi nella casa col terrazzo. Lui mi ringrazia e io verso le undici ci vado. Salgo in auto e vado diretta verso quella che era casa nostra. Parcheggio in una strada vicina ed entro nel palazzo dall'entrata secondaria, meglio non dare nell'occhio.
"Federica, che sorpresa" la signora Anna esce dall'ascensore che io sto aspettando a piano terra e appena mi vede mi abbraccia.
"Signora Anna, come sta?"
"Bene grazie, e tu?"
"Bene, bene..." non so come giustificare la mia presenza qui ma con lei non sono mai servite la parole, lei capisce tutto con uno sguardo.
"Buon per voi" risponde, facendomi l'occhiolino. "Sapevo che non sareste riusciti a stare lontani per troppo tempo" dice e io le sorrido.
"La saluto, buona giornata" non ammetto niente ma il mio sorriso dice tutto. Ci abbracciamo, poi lei va via uscendo dal palazzo ed io salgo al piano del nostro appartamento. Le porte dell'ascensore si aprono ed esco sul pianerottolo, cerco le chiavi nella mia borsa ma quando alzo lo sguardo e lo focalizzo sulla serratura della porta, mi prende un colpo.

Le chiavi di Diego sono inserite nella serratura e la porta è leggermente aperta. C'è qualcuno dentro e di sicuro non siamo né io né Diego...

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora