Parte sesta - Qualunque prezzo

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A quanto pare per lui quella notte non ha significato nulla e ormai devo farmene una ragione. Durante le feste di Natale non ha fatto che postare foto di festeggiamenti in famiglia, con lei sempre stretta al suo fianco e sorridente. Ho smesso di seguirlo perché mi faceva troppo male e non voglio davvero più saperne nulla. Io ho passato le vacanze dai miei, come sempre. Se ripenso all'anno scorso, a quando lo presentai ai miei genitori, mi viene da piangere. Sembra passata una vita eppure è solo un anno. Ho passato capodanno con mio fratello e Carolina a Roccaraso, tra sciate e baite caldissime. Sono stata bene e ora, che è cominciato un nuovo anno, ho tanti buoni propositi da portare a termine.

Come prima cosa ho intenzione di aprire un nuovo negozio al Vomero, ci sto già lavorando e conto di inaugurarlo prima di Pasqua. E poi ho deciso di partire, di farmi il master a Berlino. Non ero convinta e non lo sono stata fino all'ultimo ma poi mi sono detta che devo rischiare perché altrimenti la vita mi sfugge di mano, vola via e nemmeno me ne accorgo.
L'unica cosa che mi dispiacerà sarà lasciare Elena da sola ma dovrebbe partorire ad inizio maggio quindi dovrei essere qui, non mi perdo l'evento. Abbiamo scoperto che è un maschietto e lo vuole chiamare Valerio, si è fissata con questo nome. Il padre del bambino continua a fregarsene ma Elena si è fatta forza e gli ha detto che a lavoro da lui non ci va più e che dei suoi soldi non sa che farsene. L'unica cosa che ancora non ha avuto il coraggio di fare è parlarne con suo padre, ha troppa paura ma ci stiamo lavorando.

Lascio anche stasera l'ufficio alle nove passate, sto lavorando molto sul nuovo progetto e perdo ore anche sul minimo dettaglio. Torno a casa, faccio una doccia e poi mangio il sushi che mi sono fatta consegnare a casa. Ghost fa le fusa accoccolato sul mio stomaco mentre in tv passano per l'ennesima volta 'Mamma ho perso l'aereo'.
Tutte le mie sere sono più o meno così, sempre tristi e monotone ed è per questo che voglio dare una svolta alla mia vita. Sono le undici quando vado a mettermi a letto, ma non faccio in tempo a stendermi che bussano al campanello.
Sarà sicuramente la signora affianco che come al solito mi chiede il sale o il pepe, ormai è un tormento. Sbuffo scoprendomi dalle coperte e vado ad aprire e no, non è la vicina.

Mi guarda negli occhi e mi trasmette una tristezza infinita, vedo il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente, è molto agitato.
"Diego, ciao"
"Ciao" dice solo e poi entra dentro. Senza darmi nemmeno il tempo di dire altro mi tira a lui e mi abbraccia, mi stringe forte. Sento il suo respiro sempre più agitato sul mio collo e il suo naso che strofina sulla mia pelle.
"Che hai Diego?" Mi allontano un attimo e cerco di guardarlo negli occhi ma lui mi stringe di nuovo a sé, tornando ad abbracciarmi.
"Shhh" sussurra e capisco che forse ha solo bisogno di questo.
Restiamo in piedi abbracciati per qualche minuto, poi si stacca e si siede sul divano con le mani nei capelli. Mi siedo accanto a lui e gli accarezzo una guancia, sentendomi tremendamente in colpa per come sta soffrendo. Anche se non so con sicurezza se sta male per me o per qualche altra situazione.
"Hai sempre avuto ragione, dovevo ascoltarti" dice all'improvviso, rompendo il silenzio profondo che si era venuto a creare.
"Su cosa?" Chiedo, guardandolo. Gira il viso verso di me e annuisce.
"Non la amo" ammette lasciandomi sorpresa.
"Mi dispiace, non volevo che ci stessi male, pensavo che ci stavi bene anche senza amarla"
"Lo speravo anche io ma non è così. Comunque non è di lei che sono venuto a parlarti ma di me" chiarisce subito. Si alza dal divano e si allontana da me, mettendo tra di noi distanza.
"Dimmi"
"Quella sera ero arrabbiato, non volevo ammettere a me stesso che avevi ragione, che sposarla era la più grande stronzata della mia vita. E soprattutto non volevo ammettere che amavo ancora te, nonostante tutto" spiega, fermandosi con la voce rotta per poi prendere aria e continuare.

A quelle sue parole non riesco a trattenere le lacrime e le lascio scendere libere sul mio volto. Perché con lui non ho bisogno di fingere, non stavolta.

"E quando prima di Natale sei venuta da me, quella cazzo di notte... io non me la levo più dalla mente, appena chiudo gli occhi rivivo tutte quelle ore, quegli attimi, quei silenzi. E io di quei momenti non riesco più a farne a meno, non riesco più a fingere di non volerne" dice ancora, sempre più commosso. Mi alzo di slancio e vado verso di lui allungando le braccia per abbracciarlo ma si tira indietro. "No" scuote la testa. "Non sono qui per..." si interrompe e guarda alle mie spalle. Mi volto anche io e vedo che sta fissando le valigie che ho tirato fuori ieri per iniziare a prepararmi per Berlino.
"Dove devi andare?" Domanda, tornando a guardare me.
"Mi sono iscritta ad un master, a Berlino"
"Berlino?" Spalanca gli occhi e mi fissa.
"Parto a febbraio e dura tre mesi, avevo bisogno di cambiare aria" dico e lui torna a sedersi sul divano, in completa confusione. "Ma Diego, se ho anche una minima speranza con te, anche l'1% di speranza, lo annullo. Non è importante"
"Lo è, non devi rinunciare a nulla per me"
"Sei venuto qui per dirmi cosa?" Gli rispondo, deve dirmi come stanno le cose.

Alza gli occhi inchiodandoli nei miei. Mando giù rumorosamente un flotto di saliva e mi accorgo che ho la gola secchissima, l'ansia mi sta prosciugando. Non scolla gli occhi da me e mi sembra di andare a fuoco per quanto mi bruciano dentro.

"Per dirti che ti amo ancora" dice, dopo una pausa interminabile.
"Ma...?"
"Non sono pronto ad altro, al momento. Non ho ancora la forza di lasciarla e non so quando..."
"Diego" lo fermo e gli prendo il viso tra le mani, appoggiando la mia fronte alla sua. "Sono disposta a qualunque cosa, anche se dobbiamo vederci di nascosto, anche per un'ora a settimana, non m'importa " Scuoto la testa e i suoi occhi diventano sempre più lucidi.
"Faresti la seconda?" Inclina la testa guardandomi da sempre più vicino.
"Sì, per stare con te farei tutto, pagherei qualunque prezzo. Con lei devi risolvere tu quando te la senti, non sono affari miei" spiego.
"Io vorrei solo dormire con te ancora una volta, senza ansia, pressioni e sensi di colpa inutili" dice sospirando e guardando verso l'alto, ormai sfiancato da tutte queste parole.
"Perché non resti?"
"Non posso, mi aspetta. Magari passo qualche pomeriggio... che dici?"
"Quando vuoi, io sono qui" rispondo, ma poi penso che questo è il momento giusto per dirgli della mezza pazzia che ho fatto. "Anzi..." mi alzo e apro la vetrina della parete attrezzata, prendendo le chiavi mostrandogliele. "Ci possiamo vedere a casa nostra" concludo e lui sembra scioccato.
"Sono le chiavi di... quella casa?"
"Già" annuisco. "Quando l'hai lasciata ci sono stata troppo male, so quanto amavi quella casa e anche io l'ho sempre amata. Quindi l'ho affittata, per un anno"
"Ma sei pazza? E' una spesa enorme" non riesce a smettere di fissare quelle chiavi.
"Non mi interessa, doveva essere mia. Queste sono le tue chiavi, quando ti va di vederci mi fai uno squillo e io capisco, ci vediamo lì" concludo e lui annuisce.
"Mi sembra tutto così strano, cazzo. Non riesco a capacitarmi di come abbia potuto perdere tutto questo tempo..."
"Non è colpa tua, io ti capisco. Non ci pensiamo, okay? Ora siamo qui e sappiamo ciò che vogliamo"
"Io lo so, di sicuro"
"Anche io" gli sorrido e lo abbraccio prima che vada via lasciandomi con finalmente una boccata di felicità nel cuore.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora