XI

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Il ritiro è finito e sono appena arrivato a Castelvolturno. Sono abbastanza silenzioso e nervoso, tornare a casa per me non sarà molto bello. Dries mi incoraggia, mi abbraccia perché sa che a casa dovrò parlare con Alina. Non posso più rimandare. Il taxi ci riporta a casa, sono quasi le sette del pomeriggio e la mia ragazza mi sta aspettando.
Mi lasciano fuori al mio palazzo e io ci metto dieci minuti per salire le scale fino al mio piano. Infilo la chiave ed entro, ritrovandomela di fronte col sorriso stampato in faccia e un'atmosfera romantica tutto intorno.
Mi forzo a sorridere, ad abbracciarla.
"Mi sei mancato così tanto" continua a dirmi mentre mi stringe forte.
"Anche tu" rispondo cercando di non farla stare troppo male.
"Ho preparato la cena, vieni, così mi racconti un po'" indica la tavola imbandita e io annuisco seguendola. "Com'è stato il ritiro?" Chiede, portando gli antipasti a tavola.
"Normale, in un posto fresco, tranquillo" dico, senza dare troppi dettagli. Non so se continuare questa farsa fino a domani mattina o finirla qui. La guardo e mi si chiude la gola. Che devo fare?
"Ah bene. Coi ragazzi tutto bene?"
"Sì, tutto okay. Ti salutano"
"Grazie, che carini. Volevo venire ma non ho potuto. Non sono riuscita a venire perché avevo tanto di quel lavoro, poi il trasloco qui che..."
Parla, parla, parla, ma non la sento. Non sento niente, nemmeno più i pensieri nel mio cervello.
"Ali, ho bisogni di parlarti" non mi accorgo nemmeno di aver detto questa frase, non l'ho nemmeno pensato, è semplicemente uscita dalla mia bocca come per forza maggiore.
Annuisce, gli occhi le si fanno subito lucidi: ha capito.
"Sapevo che sarebbe arrivato questo momento" dice, facendo un mezzo sorriso.
"Mi dispiace Ali, ma non c'è la faccio più a continuare così. Non è giusto per nessuno dei due"
"È vero, hai ragione" annuisce asciugandosi gli occhi.
"Potevo dirtelo prima e risparmiarti il trasloco fino a qui ma volevo dirtelo da vicino, non tramite messaggi"
"Lo apprezzo, grazie. E Diego non essere triste per me, non ha senso. Non sono arrabbiata, delusa, sorpresa... lo sapevo che sarebbe successo, lo sapevo dalla prima volta che ho visto come vi guardate. Stavo solo aspettando il momento che te ne rendessi conto anche tu" dice e non trattiene più le lacrime.
"Ali, ehi..." La raggiungo e la abbraccio. "Non voglio farti stare male ma ho dovuto farlo per non peggiorare la situazione, capiscimi"
"Ti capisco, certo" annuisce ancora tirando su col naso e guardandomi negli occhi. "Ne hai già parlato con lei?" Domanda, calmandosi un attimo.
"No" scuoto la testa. "Non la sento e non la vedo da prima delle vacanze, dovevo parlarne prima con te, poi domani vado da lei" rispondo onesto.
"Vacci ora"
"Ora?"
"Sì, non perdere tempo, ne hai già perso tanto. Io nel frattempo preparo le valigie e prenoto il volo"
"Ora resto qui con te, non ho fretta, prenditi tutto il tempo che ti serve"
"Non hai fretta? Ma se si vede da un chilometro che muori dalla voglia di vederla..." mi sorride dolcemente e io non posso che abbracciarla.
È una ragazza stupenda che si merita solo il meglio dalla vita. Spero che presto possa riprendersi e andare avanti, glielo auguro con tutto il mio cuore.
"Al massimo faccio una telefonata, torno tra un attimo"
"Va bene" fa di sì con la testa e io mi alzo da tavola.

Vado in camera da letto e chiamo Elena, ho bisogno di lei, ho bisogno del suo aiuto.
"Pronto?" Dalla sua voce capisco subito che non si aspettava affatto una mia telefonata e come darle torto?
"Ciao Ele, tutto bene?"
"Sì, a te?"
"Bene. Senti sei al negozio?"
"Come sempre"
"C'è anche Federica?"
"No è in clinica. Perché?"
"Ho bisogno di te, mi devi aiutare"
"Diego, non voglio mettermi in mezzo ai casini"
"Nessun casino, te lo giuro. Ho lasciato Alina e volevo parlare con Fede. Mi puoi aiutare?" Chiedo con le mani che mi tremano. Al solo pensiero di rivederla mi va in tilt il sistema nervoso.
Silenzio, non si sente nemmeno una mosca volare per una decina di secondi.
"Che dovrei fare?"
"Sì, grazie!" Non me ne accorgo ma esulto come se avessi appena fatto un gol e poi torno in me continuando. "Domani lei viene al negozio?"
"La mattina"
"Okay... a che ora?"
"Apriamo insieme, ha appuntamenti già dalle 10"
"Perfetto..."
"Perfetto cosa? Che devo fare?"
"Ah si, hai ragione. Stasera ci possiamo vedere?"
"Diego... per fare cosa?"
"Mi puoi lasciare le chiavi del negozio? Devo organizzare una cosa"
"Le chiavi del negozio? Mi vuoi far uccidere..."
"Te le riporto non appena ho finito, al massimo un'ora. Per piacere Ele..." la supplico e la sento sospirare.
"E va bene, ma solo un'ora"
"Sì, te lo giuro, grazie. Ovviamente anche domani, non dirle niente. Poi stasera ti spiego tutto per bene, okay?"
"Okay. Ah Diego..."
"Sì?"
"In tutti questi mesi sei stato il suo unico pensiero, quindi vedete di farla funzionare stavolta"
"Farò del mio meglio, promesso. A dopo Ele, e ancora grazie"
"A dopo"
Riaggancio e torno da Alina.
Mi sento più leggero, riesco anche a parlare con lei senza sentirmi sbagliato. Le racconto dei giorni in ritiro, di come mi sono sentito e di come mi sento ora. Lei mi racconta di cosa ha fatto a Lipsia e stavolta la ascolto. So che è impossibile da proporre e che forse dal suo lato non è corrisposto, ma Alina per me sarebbe davvero un'ottima amica. Nessuno mi conosce come lei e in amicizia è una cosa essenziale.

Esco per andare da Elena, le spiego tutto e lei mi lascia le chiavi. È entusiasta del mio piano, le piace molto e mi aiuterà. Spero che vada tutto bene anche se non è nulla di complicato.
È l'una quando torno a casa e Alina guarda un film sul divano. Non mi fa domande, non mi chiede nulla. Mi siedo accanto a lei e appoggia la sua testa sulla mia spalla.
Ci addormentiamo e dormiamo per l'ultima volta insieme abbracciati sul divano come se fosse il nostro speciale addio.
Ti voglio bene Alina ma è ora di voltare pagina.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora