"Mammamia oggi che giornataccia" Diego rientra dagli allenamenti e viene subito da me in cucina. "A te come va?" Chiede dopo avermi lasciato un bacio sulla bocca.
"A me bene, niente di nuovo. A te che è successo?" Mi fermo con una patata mezza sbucciata in una mano e il pelapatate nell'altra e lo fisso.
"Ma niente, Kevin è scivolato sul ginocchio che gli hanno operato l'anno scorso e ci siamo spaventati tutti. Per fortuna nulla di grave, sta bene"
"Ah menomale, ora che si è ripreso così bene non ci sarebbe voluta una cosa del genere" rispondo, tornando a pelare le patate.
"Infatti. Ora lo chiamo un attimo vedo come sta" sospira e si tasta tutte le tasche per vedere di ritrovare il cellulare che come sempre non sa nemmeno dove lascia talmente che usa poco. "Ma dove l'ho messo.." si continua a guardare intorno, nel giubbotto, nel borsone mentre dice cose in tedesco per me incomprensibili. Rido nel vederlo così, col cellulare non ci va proprio d'accordo. Poi inizia a squillare e io lo vedo, è sulla tavola.
"Diego l'hai lasciato qui, ti sta chiamando tuo padre"
"Ah eccolo, grazie" mi dà un bacio e risponde.
'Ciao pà.. si qua tutto bene, sono rientrato ora.. sisi.. vengono degli amici a cena. Ah si? E quando? Fatemi sapere allora che mi organizzo. Ah si, va bene tranquillo.. salutami tutti allora, ciao ci sentiamo e fammi sapere prima che puoi. Ciao ciao' chiude la telefonata e posa il cellulare.
"Mi vado a spogliare, torno tra un attimo e apparecchio, ok?" Mi lascia un altro bacio, stavolta sul collo e va in camera. Annuisco e torno al mio pelamento di patate. Si dice così? Boh, comunque avete capito che intendo. Mentre le pelo ripenso alla chiamata di Diego col padre. Non mi ha mai nominata, mai accennato a me. Non che sia un problema grave, voglio dire, neanche io ne parlo coi miei genitori, ma il nostro rapporto è diverso. Io coi miei non ho un buon rapporto mentre lui si sente praticamente ogni giorno con i suoi. Perché non parla loro di me?
"Eccomi, apparecchio allora. Piatti grigi o blu?" Mi arriva alle spalle e mi mette le mani sui fianchi baciandomi ancora e ancora. "Allora?"
"I blu" dico.
"Okay. Va tutto bene?"
"Sisi. Vuoi chiamare Dries e vedi dove sono? L'acqua sta per bollire, devo buttare la pasta"
"Sì ora lo chiamo e chiamo anche Kev, l'avevo quasi dimenticato"
"E poi apparecchi però, non ti dimenticare"
"Certo, cinque minuti e torno" Si allontana col cellulare all'orecchio e dentro di me l'ansia monta sempre di più.
Perché diavolo non parla di me con la sua famiglia? Non mi ritiene all'altezza? O forse vuole più sicurezze da me? Ma poi quando stavamo insieme prima che io lo lasciassi gliene ha parlato al padre, ora perché no?
"Rieccomi, Dries ha detto puoi calarla la pasta, sono in auto"
Pelo ancora le patate, non sento nemmeno ciò che dice talmente dai pensieri che mi ronzano in testa.
"Mi hai sentito?"
"Mh?"
"Calala la pasta, stanno arrivando" dice guardandomi come se fossi mezza pazza.
"Okay" annuisco e poso le patate, ne avrò pelate una ventina e me ne servivano al massimo la metà. Prendo il pacco di tagliatelle all'uovo e le calo nell'acqua che bolle.
I coniugi Mertens bussano al citofono poco dopo, con due bottiglie di vino per ciascuno e i loro soliti sorrisi contagiosi. Cerco di accantonare la questione di Diego e della sua telefonata col padre e mi godo la serata.
"Dries guarda che siamo in quattro, non in quaranta" dice Diego togliendogli le bottiglie da mano.
"Lo so ma quello che non beviamo ve le conservate. Comunque se domani mattina non avessimo gli allenamenti due le berrei solo io..." dice facendoci ridere.
E tutta la serata la passiamo così, con i Mertens che ci raccontano le loro mille avventure, Diego che parla della sua vecchia vita a Lipsia, io che rispondo alle loro mille domande sul mio lavoro e i nostri cani che giocano in terrazzo.
Stiamo sempre bene con loro, sono davvero due persone eccezionali e appena possiamo organizziamo serate così perché ci divertiamo e ci rilassiamo.
Verso le undici vanno via dovendo convincere quasi con la forza Juliette a staccarsi da Bonnie. Diego mi aiuta a caricare la lavastoviglie e a togliere un po' di cianfrusaglie da mezzo e poi ci mettiamo a letto.
Ovviamente lui mi accarezza, mi bacia, mi stringe a lui come ogni sera ma io sono fredda. Non faccio che pensare a quella telefonata e non so nasconderlo.
"Ma che hai?"
"Niente" tengo lo sguardo fisso al soffitto senza guardarlo e lui cerca di farmi voltare dal suo lato.
"Non dire niente perché è chiaro che c'è qualcosa. Su, dimmi"
"Non è niente, davvero" continuo a cercare di minimizzare ma lui non si arrende.
"Fallo decidere a me se non è niente. Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?"
Mi decido a voltarmi verso di lui e lo guardo negli occhi. Lui li assottiglia un attimo e poi mi sposta un ciuffo di capelli mettendomelo dietro all'orecchio.
"Dimmi, mi fai stare in pensiero" insiste.
"Prima..."
"Sì..."
"Ti ha chiamato tuo padre"
"E io ho risposto, certo" annuisce e si tira su mettendosi seduto dal suo lato del letto.
"La tua famiglia sa che stiamo insieme?" Chiedo, andando direttamente al punto.
Fa un'espressione confusa, poi inclina la testa e batte più volte le palpebre.
"Certo che lo sanno, stiamo insieme da quasi quattro mesi, come glielo nascondevo?" Risponde come se fosse una cosa ovvia.
"Se è così allora perché nella telefonata con tuo padre non mi hai mai nominata?"
Resta immobile per un po', poi scuote la testa e si avvicina prendendomi il viso tra le mani.
"Mio padre mi ha chiesto se fossi con te e io ho detto sì e poi tutto il resto. Non l'hai sentito il tuo nome perché l'ha detto lui e non io" mi spiega e mi è tutto chiaro.
"Ah..." mi sento in imbarazzo, perché come al solito fraintendo tutto.
"A proposito, loro il mese prossimo vengono a trovarmi, ti va di conoscerli?"
"Certo che si" annuisco con il sorriso più sincero che ho e lo abbraccio.
"Perfetto allora, appena so qualcosa in più ti dico"
"Okay" prendo aria e continuo. "Scusami se ho dubitato, mi era sembrato strano però ho preferito chiedertelo per avere la certezza che non fosse così"
"Hai fatto bene, tranquilla. Come faccio a non dirglielo? Mia madre mi tormentava da luglio chiedendomi di te, è una pressa" ride e scuote la testa tirandomi a lui.
"Non vedo l'ora di conoscerla" gli bacio la guancia e mi appoggio al suo petto. "Il mese prossimo sarà Natale e dovrò andare dai miei per gli auguri. Vieni con me?"
"Dai tuoi? Ah quindi esistono?" Mi guarda divertito e io gli tiro uno schiaffo sul braccio.
"Non ci vado d'accordo e meno li vedo meglio è per questo non te ne parlo mai, poi ti spiego" dico, non mi va di parlarne ora.
"Okay, come vuoi. Ora dormiamo che poi non ho la forza per scoparti tra un paio di ore? Eddai su" mi tira sotto le coperte con lui e non posso che addormentarmi tra le sue braccia sicure.

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Sogna con me // Diego Demme
Fanfikce"E se sognassimo insieme?" Prima FanFiction su Diego Demme🌤 Pubblicata il 16-03-2020 Faith.