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"Ma quindi? Non ho capito se ai tuoi genitori sono piaciuto o no..." rientriamo a casa dopo un'ora a casa dei miei per gli auguri di Natale e Diego mi chiede subito pareri.  Ho conosciuto anche io la sua famiglia qualche settimana fa ed è andata alla grande. Sono davvero gentili e carinissimi, li ho adorati. Se ripenso a come invece i miei hanno trattato Diego oggi, mi viene da stare male. Alzo gli occhi al cielo e mi lascio cadere sul divano. Lui mi guarda un po' preoccupato, devo parlargliene altrimenti non capirà mai.
"Allora?"
"Siediti un po' qui che ti spiego" batto la mano sul divano nel posto vuoto accanto a me e lui si siede.
"Okay.."
"Ai miei genitori non frega nulla di chi frequento, forse gli piaci pure ma non per le tue qualità" dico e lui mi guarda sempre più confuso.
"E perché?"
"Perché sei chi sei e per i tuoi soldi. Non sono interessati ad altro"
"Perché dici così? I genitori vogliono sempre il bene dei propri figli, anche i tuoi penso che.."
"Forse una volta, ma ora nemmeno mi considerano più, quasi"
"Ma è successo qualcosa tra di voi?"
"In effetti sì" annuisco e incrocio le gambe per mettermi comoda e raccontargli tutto. "I miei genitori sono tipi severi e all'antica, entrambi medici chirurghi tra i più famosi della città. Quando ero adolescente mi hanno privato di tutto, dovevo solo studiare. All'inizio ci sono stata, poi mi sono ribellata" spiego e il suo sguardo è sempre più attento. Non mi interrompe, non dice nulla, mi ascolta e mi lascia parlare. "Intorno ai diciassette anni iniziai ad uscire di nascosto, mi feci il piercing sull'ombelico e poi rifiutai di frequentare un figlio di un collega di mio padre"
"Non ti piaceva?"
"Era carino, simpatico, intelligente ma non era quello il punto. Non volevo essere costretta a fare quello che dicevano loro. Non ci uscii mai, anzi, frequentavo altri ragazzi e i miei iniziarono ad avercela con me. Poi arrivò la maturità, mi diplomai col massimo dei voti al classico, ovviamente, perché mio padre così aveva deciso per me. Penso che non ero nemmeno nata quando programmò già tutta la mia vita: dovevo diventare un medico chirurgo ed essere la migliore di tutti" mi fermo un attimo e prendo aria, lui sembra sempre più preso dal mio racconto. "Faccio i test d'ingresso per l'università ed entro sia a Medicina che a veterinaria..." mi blocco ancora, ricordare quei momenti mi fa stare ancora male.
"E scegli veterinaria" conclude lui la frase per me e io mi limito ad annuire.
"Esatto. Quando lo dico ai miei mio padre mi dice che per lui sono morta, che l'ho deluso, che se gli viene un infarto la colpa è mia e altre mille cattiverie che un genitore non dovrebbe mai dire ad un figlio"
"Dio mio..." mi prende le mani e se le stringe al petto, per poi baciarmele.
"Io ovviamente spiego che voglio essere libera di fare ciò che amo, che non devono costringermi eccetera ma le cose non si calmano. Vinco la borsa di studio e parlo con il padre di Elena che è avvocato. Faccio le valigie e mi trasferisco in quella che è casa mia anche adesso, una casa di mia proprietà lasciatami da mio nonno materno. Con loro da quel momento in poi solo una telefonata ai compleanni e una visita a Natale" concludo e lui mi abbraccia.
"Deve essere stato difficile"
"Molto, ma sono fiera di me. Ho fatto tutto da sola e lo farei ancora. Loro non sanno molto di me, anche se Nicola ovviamente fa la spia..."
"Ah lui ci va d'accordo con loro?"
"Molto, è per questo che a volte voglio tenerlo alla larga. Lui è come loro, chiuso e bigotto. Non sai che prediche mi fa sulle relazioni sessuali, sul matrimonio, sulle conseguenze eccetera..." sbuffo, ne ho davvero le scatole piene.
"Cioè non puoi fare sesso per loro?"
"Non proprio ma più o meno. Mio fratello dopo un anno di fidanzamento si è sposato perché dice che se una relazione è seria deve sfociare in un matrimonio o almeno in una convivenza. Tutto il resto per lui è sbagliato"
"Quindi noi stiamo sbagliando.."
"Diciamo che di te non mi ha mai rimproverato, però sì, il linea di massima sì"
"Ho capito. Vabbè, in parte sono d'accordo, nel senso che anche io sono a favore del matrimonio ma secondo me essere sposati o no, non cambia l'amore che si prova. Io ti amo cento oggi, se ti sposo domani non ti amerò centodieci. Ti amo e basta, il matrimonio non cambia nulla. Ovviamente sposarsi è il sogno di tutti e lo si dovrebbe fare quando si è innamorati, non per fuggire dai peccati" fa una leggera risata e io annuisco, ha ragione. "Però sulla convivenza ha ragione: potremmo farlo. Noi stiamo già sempre insieme, magari ti trasferisci da me e definiamo la cosa" dice col sorriso, baciandomi la testa. Lo dice con una semplicità disarmante come se fosse una cosa normale per la nostra storia. Annuisco con il cuore in gola e lo abbraccio. Mi sento così al sicuro quando sto con lui, così bene come non sono mai stata.
"Ti amo, e questo non cambierà mai. Intesi?"
"Mhmh" faccio di sì con la testa e mi bacia. Chiudo gli occhi e devo trattenere le lacrime, mi sento al centro di un vortice di emozioni che vogliono esplodere dentro di me.

Non sono mai stata bene con qualcuno come con lui, è vero. Non gli trovo un difetto, non so dire di una volta che abbia sbagliato qualcosa nei miei riguardi. Mi sento amata, valorizzata, apprezzata. E allora perché non riesco a dire che lo amo? Perché ogni volta che ci provo, ogni volta che incontro i suoi occhi limpidi, mi blocco e non ci riesco?
Forse la domanda che dovrei porgermi è un'altra: lo ami?
Passo la notte in bianco a cercare la risposta a questa domanda e il fatto di non averla ancora trovata la mattina dopo, mi fa veramente salire l'angoscia.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora