X

271 28 17
                                    

Sono qui in clinica a mangiarmi le unghie che ormai non ho più e ad agitarmi più del dovuto. Elena è in sala parto già da due ore e io non riesco a pensare ad altro se non a lei che è lì dentro. È l'unica che sa della mia gravidanza, non l'ho detto nemmeno a mio fratello perché mi sento in colpa. Mi sento in colpa di tenerlo ancora nascosto a Diego che ultimamente è sempre più assente, sempre più preso dalle chiamate degli avvocati e dalle litigate con Alina. Quando non fa una delle due cose lavora o sta con me sforzandosi di far sembrare tutto normale ma entrambi sappiamo che non è così, purtroppo.
"Fede, eccomi" arriva correndo, con il fiatone. "È nato?" Mi domanda, mentre tra le mani stringe un peluche azzurro.
"No, non ancora ma penso che manchi poco" dico e lui si siede accanto a me. È più agitato di me e capisco la ragione, ci si vede tra qualche mese in questa situazione. Non sa che anche io mi ci vedo e non vorrei doverlo dividere con nessun altro.

Stiamo ancora una mezz'ora in sala d'attesa, poi ci avvisano che Valerio è nato e che stanno entrambi benissimo. Ci fanno vedere il piccolo e per poco quando me lo danno tra le braccia non scoppio in lacrime. Diego invece, si commuove vistosamente e qualche lacrima la versa.
"Sei proprio bella da mamma, non vedo l'ora" mi dice in un sussurro, avvicinandomi a lui e baciandomi la fronte.
So che è sincero, so che mi ama ma non riesco a non pensare a lui che vivrà questa esperienza, questa grandissima emozione con un'altra donna. Non gli rispondo e fortunatamente poco dopo arrivano i genitori di Elena, che a differenza di quanto lei pensasse, hanno subito accettato la gravidanza e si sono messi a completa disposizione della figlia. Lasciamo Valerio nelle loro braccia e torniamo a sederci in sala d'attesa aspettando di poter vedere Elena. Ci dicono che serve un'oretta di tempo, così decidiamo di andarci a prendere un caffè al bar della clinica.
"Pensi che per me sia facile?" Mi chiede, dopo un po' che stiamo in silenzio.
"So che non lo è" rispondo.
"Pensi che io voglia un figlio da lei? Pensi che non mi accorga di come le cose tra di noi siano cambiate? Mi guardi quasi con disprezzo come se non fossi più quello di una volta"
"Non è così, solo che immaginarti con un figlio suo mi fa stare male. Soprattutto se poi mi dici quelle cose come hai fatto prima fuori la sala parto" ammetto, col cuore sempre più accelerato.
"Quindi secondo te il fatto che sto per avere un figlio da lei mi impedisce di desiderare un figlio con la donna che amo?"
"Non te lo impedisce, certo, ma al momento devi pensare a lei" dico.
"Se vuoi un figlio io non ho problemi" risponde e mi fa quasi innervosire. Come se fosse un gioco, un contentino da darmi per farmi stare zitta.
"Non lo voglio" rispondo acida e mi alzo. "Torno di sopra dalla mia amica" concludo e lui si alza di scatto e mi segue.
"Aspetta Fede, scusami. Mi dispiace, siamo entrambi nervosi ma io non voglio litigare con te. Ti amo e voglio affrontare tutta questa dannata situazione sapendo che ho il tuo appoggio" mi guarda negli occhi, tenendomi il viso tra le mani.
"Ce l'hai, ma non mi trattare come una bambina e rispetta anche le mie emozioni. Non sono di cartapesta"
"Certo, hai ragione. Da oggi in poi ci promettiamo di dirci tutto? Di dirci come ci sentiamo, quello che proviamo?" I suoi occhi mi supplicano e io non so dirgli di no, anche perché mi sembra una cosa bella quella che mi ha chiesto.
La sincerità ci ha sempre contraddistinti e non dobbiamo smettere ora.
"Va bene" annuisco e lui mi bacia le labbra.
Non riesco ancora a dirgli della mia gravidanza ma a breve lo farò. Non voglio più nasconderglielo e poi è un suo diritto saperlo.

Torniamo nel reparto di Elena e finalmente ce la fanno vedere. È provata, stanca ma le brillano gli occhi mentre stringe tra le braccia il suo piccolo ometto.
Mi commuovo a vederli insieme, non riesco a trattenere le lacrime. Li raggiungo e li abbraccio, mentre Diego ci guarda con gli occhi umidi.
"E voi, quando lo fate un figlio?" Ci chiede, guardandomi per qualche istante di troppo, fingendo di non sapere che un figlio lo aspettiamo già.
"Ci lavoreremo presto" Diego sorride e mi bacia tra i capelli, stringendomi a lui.
"Sì eh? Vi aspetto per far compagnia a Valerio allora"
Annuiamo entrambi e poi lasciamo il nostro posto ai genitori di Elena.

Torniamo a casa e tutto sembra più tranquillo tra di noi, come se parlarne ci avesse liberato di un peso oppressivo che avevamo entrambi sul cuore.
Riusciamo ad essere più rilassati e a tornare quasi quelli di prima che scoppiasse la bomba. Ci sforziamo entrambi di far funzionare al massimo la nostra relazione e soprattutto lui mi tiene sempre al corrente delle novità e mi rende partecipe delle nuove mosse dei suoi avvocati.
Mi sento molto meglio ma c'è un problema: la pancia inizia a vedersi, ormai sono tre mesi e non riesco più a nascondergliela, soprattutto quando siamo a letto.
Devo dirglielo al più presto, non posso più rimandare.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora