IV

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"Gian, sposta quell'appendiabiti, mettilo qui per piacere" gli indico un angolo del negozio e lui segue i miei ordini come se fosse un soldato. Ormai qui è tutto pronto e tra due settimane farò l'inaugurazione. Anche Elena è qui, ogni tanto si siede sulla poltrona che le ho preso apposta, è all'ottavo mese e ogni tanto si affatica quindi deve riposare. 
"No Giancà, là non mi piace, mettiamolo di là" glielo faccio spostare ancora e lui sbuffa sonoramente per prendermi in giro.
"Ti calmi un po'? Andrà bene, guarda qua, è tutto perfetto" mi dice, posando l'attaccapanni e mettendomi le mani sulle spalle.
"Lo so ma non voglio trascurare nulla"
"Non stiamo trascurando nulla, tranquilla" mi guarda negli occhi e io annuisco. Mi calmo, mi ci voleva un attimo di lucidità.
"Buongiorno" sento una voce greve e sconosciuta alle mie spalle e mi volto subito. 
Un uomo in giacca e cravatta sulla cinquantina mi guarda e poi si guarda intorno.
"Salve, mi scusi ma non siamo aperti al pubblico. Apriremo tra due settimane" spiego cordialmente ma la sua espressione non si addolcisce per nulla.
"Non sono qui per il negozio. Sto cercando Elena, c'è?" Domanda.
Quest'uomo sprizza antipatia da tutti i pori, incredibile.
"Gliela chiamo, è nell'altra stanza. Lei è il signor?"
"Dille Vittorio, capirà" risponde per poi voltare le spalle e guardare verso l'esterno del negozio. 
Che educazione, mammamia.
Lo lascio lì e vado in quello che è lo studio di Elena, completo di culletta, porta enfants e tutto il necessario per un neonato.
"Ele, c'è qualcuno per te. Un certo Vittorio"
"Che?" Spalanca gli occhi  e cerca di alzarsi di scatto dalla sedia ma non ci riesce.
"Sta buona" la fermo e la faccio risedere. "Ma chi è?" Chiedo curiosa.
Abbassa lo sguardo e poi fa un respiro profondo per poi guardarmi negli occhi.
"L'avvocato" dice solo e capisco immediatamente.
"Lo faccio venire qui da te, okay? Non ti muovere"
"Va bene" annuisce e io torno nella sala d'attesa all'ingresso.
"Avvocato" lo richiamo e lui si gira verso di me. "Prego, da questa parte" gli indico la stanza di Elena e lui mi segue, poi entra e chiude la porta.
Restano chiusi lì dentro per più di mezz'ora, li sento urlare, soprattutto lui. Poi esce e se ne va senza nemmeno salutare. Vado subito da Elena e contro ogni mia aspettativa la trovo tranquilla al pc a lavorare.
"Allora?"
"Cosa?"
"Che è successo Ele?"
"Ah, il coglione? E' venuto qui per dirmi che la moglie sospetta qualcosa e che se mi azzardo a dirle anche solo una parola lui non mi darà nemmeno un euro. Ti rendi conto? Ma come ho fatto a starci insieme?" Scuote la testa e sorride sorpresa da sé stessa.
"Ma perché che ti dà soldi lui?"
"Niente, mai dato nulla e niente voglio. E infatti questo gli ho detto: tieniti tua moglie e stammi lontano, non mi interessi né tu né i tuoi luridi soldi"
"Bravissima, mi sei piaciuta" la abbraccio e le lascio un bacio sulla guancia.
"Lo so lo so, sono brava. Tu con Diego poi? Come procede la cosa?"
"A proposito, che ore sono? Stasera cena e dorme da me, devo scappare"
"Da te?" Fa un'espressione confusa e mi fissa.
"Sì Alina è in Germania e abbiamo questa serata per noi prima che domani parta per le trasferte. Ne approfittiamo"
"Capisco, fate bene. Ci vediamo domani allora?"
"A domani" le do un altro bacio e scappo via dopo aver salutato anche Giancarlo.

Prima di andare a casa faccio la spesa per il menù che ho in testa di preparare. Appena arrivo a casa mi metto in azione e preparo le cose preferite di Diego.
Dopo un'oretta arriva anche lui e mi aiuta con le ultime cose mentre mi racconta le avventure della sua giornata.
"Che profumino" si appoggia alla ma schiena e mi abbraccia sporgendo la testa verso i fornelli.
"Vero?" Mi giro un attimo lasciandogli un bacio veloce e lui annuisce.
"Ma tu profumi ancora di più però" dice e mi tira facendomi appoggiare al suo petto e incrociando i miei occhi. "Ti amo" termina, facendomi sorridere.
"Anche io, tanto" rispondo e ci baciamo.

Tutto, anche le piccole cose, i piccoli discorsi, il preparare la cena insieme, vivere la casa come una coppia e tanto altro, mi manca. Mi manca quando a fine giornata ci raccontavamo tutto, quando all'improvviso lasciavamo tutto così come stava e scappavamo per una fuga romantica, quando litigavamo, quando restavamo ore e ore a parlare senza fare nient'altro. Come ora che dopo aver mangiato e aver fatto l'amore, siamo a letto e tiriamo fuori i ricordi più belli che abbiamo.
"Ti ricordi la prima volta che abbiamo dormito insieme?" Domando, mentre gli accarezzo il petto e lui mi respira tra i capelli.
"Certo, fantastico. Tu già eri stronza ma fu tutto perfetto"
"Sì, è vero scusa" rido strofinando un po' il mio naso sulla sua pelle. "Però fu davvero bellissimo, tutto. Dalla chiacchierata alla notte di passione e tutto il dopo. Bellissimo"
"Vero..." sospira, forse è triste come me.
"Stare con te è sempre bello, ma quando eri tutto mio era ancora più bello" dico senza guardarlo negli occhi.
"Fede, tu lo sai che amo solo te, vero? Dammi ancora un po' di tempo e ti giuro che tornerò ad essere tutto tuo"
"Diego ma non voglio metterti pressioni, sono solo due mesi che siamo in questa situazione, so che ci vuole tempo. Dico solo che averti per me come prima era più bello, tutto qui"
"Lo so ma ti prometto che presto staremo di nuovo davvero insieme. Okay?"
"Okay" annuisco alle sue parole e mi lascio trascinare dalla dolcezza dei suoi baci.

Ci addormentiamo finalmente insieme, abbracciati e stretti. Non ricordavo più come era dormire così con la persona che si ama e lo stringo forte a me come per evitare che vada via alla fine di questa notte perfetta.

Sogna con me // Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora