Handclap - Fitz and The Tantrums
◀️PLAYSIERRA
Imbronciata, vengo letteralmente trascinata tra le braccia di Jolen e Jerry allegri ed entusiasti per la partita. Jerry tiene sulla testa una berretta a strisce indaco e oro con due bicchieri ai lati e le cannucce lunghe, mentre Jolen strombazza felicemente la sua tromba saltellando. Mavis cammina a braccia incrociate di fronte a noi insieme agli altri studenti. Cassidy alle nostre spalle ride a crepapelle nel vedermi quasi sdraiata a terra con le gambe morenti a strisciare dietro non avendo voglia di camminare.
Mezza facoltà si sta dirigendo allo stadio dove si svolgerà ben presto la partita contro la squadra di un'altra università locale. Sono tutti esaltati. Tutti tranne me.
Non ho affatto voglia di vederlo. Nemmeno dagli spalti.
So che però non ho altra scelta perché Jerry e Jolen, per quanto ancora ce l'abbiano con i ragazzi, sanno quanto ci tengano che noi ci siamo a guardarli. Siamo sempre stati alle loro partite, anche quando ancora non ci siamo mai rivolti la parola. Eppure ho sempre guardato il numero 07, probabilmente perché era il quarterback, attirava sempre l'attenzione su di sé in un modo o nell'altro.
Se anche a Seattle dovesse avere questo numero, credo proprio che la memoria di Connor, sotto, sotto, non potrà cambiare l'essenza di Mr. Popular.«LUX!» Grida qualcuno tra i presenti. «LUX!» Ripetono tutti gli altri. «SIT!» Conclude il primo. «SIT!» Ripetono ancora gli altri. «LUX!» Sbuffo roteando gli occhi.
Sempre così: il motto universitario deve sempre essere gridato quando qualcosa di "fantastico" succede al facoltà.Raggiungiamo finalmente la luce proveniente dal portone collocato infondo al grande corridoio dove le persone già sedute sugli spalti gridano sventolando le loro bandiere, magliette, trombe e quant'altro di indaco e oro, i colori dell'università.
I timpani mi fischiano nel sentire le migliaia di trombe fischiare.
Devo ammettere che fin'ora, l'unica persona che mi sta realmente simpatica a prima vista, è il venditore di hotdog con la sua inconfondibile scatola di wustel, pane e salse che tiene con i cinturoni sulle sue spalle mentre grida la solita frase: «HOTDOG! HOTDOG, BELLI CALDI! CHI VUOLE HOTDOG CALDI?! HOTDOG! HOTDOG, BELLI CALDI!» Mi viene da piangere, sento l'odore fino a qui.
Ci facciamo spazio tra la folla accatastata per la maggior parte alla ringhiera divisoria tra il campo e gli spalti evitando che qualcuno cada da sopra il muro sul campo venga calpestato da quei tori.
Quando finalmente raggiungiamo la ringhiera, noto con shock tutti gli studenti dell'Università contro la quale la nostra squadra dovrà giocare. Ciò che più mi fa sgranare gli occhi, sono i colori delle magliette e delle bandiere che sventolano. Due colori: bianco e rosso; i colori dell'università di mio fratello Ethan e che quell'idiota sia anche il migliore della squadra ora come ora mi fa capire di essere spettatrice di una guerra tra i miei amici e mio fratello.
Jerry si china lentamente verso il mio orecchio guardando gli spettatori nemici. «Brutto affare, tigre.» Annuisco. «Già.» Mormoro io.
Jolen saltella prima di lanciarsi sulla ringhiera puntando il dito quando la banda inizia a suonare. «ECCOLI!!!» Mavis la tira scocciata all'indietro roteando gli occhi.
Le ragazze con pompom e minigonna messe in fila di fronte al grande foglio di carta con il logo degli Huskies, iniziano a scuotere quegli oggetti bianchi.
La musica si fa assordante e le grida della folla pure mentre, dal gigantesco foglio, i ragazzi in divisa escono disintegrandolo correndo lungo il sentiero creato dalle ragazze ferme ai lati che agitano fiere i loro pompom.
I miei occhi fissano quella figura in primis che esce allegro. Il numero dorato sullo sfondo indaco stampato sopra la sua schiena mi fa trattenere dal sorridere. 07.
Corre orgoglioso, a braccia aperte per battere i cinque alle cheerleaders. Libero, completamente. Eppure posso quasi avvertirlo sorridere in quel modo così infantile ed allegro da sotto il casco.
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Still Alive (S.3) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]
Romance[IN CORSO] (S.3) ❝Continuo. «Ho sentito la voce di qualcuno sono scesa e poi l'ho visto.» Ancora una volta la mia vista si rabbuia per qualche secondo che traballo leggermente. «Chi hai visto?» Chiede a bassa voce Jerry accanto al mio orecchio. Mi v...