|61|» Apri gli occhi, guardami. Guardami cazzo!

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As Long As You Love Me - Justin Bieber
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SIERRA

Deglutisco a vuoto.

Il dono dell'intuito mi sta gridando a pieni polmoni che avverte quell'aura demoniaca avvicinarsi.
Sono consapevole di questo quando una stretta sembra afferrarmi il cuore quasi con l'intento di strangolarlo.
Mi manca il respiro, il nervosismo e l'ansia prendono possesso del mio corpo così come della mia mente.
Ho paura, una paura matta di rivederlo eppure non sono io quella che dovrebbe essere spaventata, bensì lui.
I ruoli si stanno invertendo e io non posso far a meno di soccombere preda di queste emozioni. È più forte di me. Non posso resistere.

Il professore parla, come al solito gli studenti si dividono in categorie da quelli che stanno sempre attenti e prendono ordinati appunti seduti in prima fila, a quelli che seduti il più infondo possibile cercano di non dare nell'occhio mentre usano il cellulare, parlottano tra di loro e si fanno gli affari propri indisturbati.
Io mi ritrovo a provare un'ansia peggiore di quella che si prova pochi minuti prima di un'importante esame.
La penna mi trema in mano. Mi costringo ad alzarla leggermente per non scarabocchiare il foglio respirando pesantemente quasi con il fiatone.
Mi pare di aver corso una maratona di 24h senza nemmeno prender fiato.

Improvvisamente sussulto violentemente quando la porta dell'auditorium si spalanca di scatto con forza inaudita.

Il mio petto pompa a scatti irregolari mentre mi appoggio allo schienale della sedia cercando di calmarmi. Il mio cuore prende a battere troppo velocemente.
Il ragazzo sedutomi accanto mi fissa con aria preoccupata senza però intervenire.
Deglutisco nervosa nel vedere la sua ombra a terra avanzare, finché la sua figura possente non si mostra.
I suoi muscoli nascosti sotto la divisa universitaria sembrano essere rigidi, i suoi occhi verdi fissano con aria assente e cupa l'auditorium. Noto il suo occhio viola, la barba appena accennata, le nocche squarciate e le occhiaie sul suo viso.
Completamente scioccata, osservo questa sua immagine di lui passandolo in rassegna da ogni punto di vista.
Pare che non si guardi allo specchio da secoli probabilmente non volendo vedere come si sia ridotto. Al contrario io lo fisso. Guardo i suoi boccoli ricciolini che, seppur corti, sono scompigliati come al solito dandoli quell'aria da re leone. Gli occhi verdi più bui di quanto ricordassi, sadici, colmi di follia e di rabbia che vorrebbe far uscire.
Tiene sotto il braccio un casco da moto mentre con l'altra stringe la bretella del suo zaino.

Come ti sei ridotto...

Mi chiedo io.

Com'è cambiato. Sembra essere diventato l'ombra di sé stesso esattamente come me, ma perché? Non era forse Sardonice ciò che voleva? Non era lei quella con cui l'ho beccato in flagrante nudi a baciarsi sul letto che condividevo con Connor?
Mi sfarfalla la convinzione che debba averlo lasciato anche lei.
Quale traditore si pentirebbe mai di ciò che ha fatto? Lui no di certo. Forse Rio, ma non è da lui che voglio scuse.
Onestamente? Non me ne potrebbe fregar di meno di cosa fa quel principe delle nevi, ma Connor...No.

«Signor. Pensil, ha voluto degnarci della sua presenza a quanto vedo.» Dice ironico il professor. Johnson sorridendo divertito.
Non vedendo alcuna reazione da parte del biondo, l'insegnante si limita semplicemente ad indicare la classe. «Si accomodi, non abbiano ancora iniziato, stavamo discutendo delle vacanze di Natale. Come dicevo ragazzi...» Torna a girarsi verso la lavagna per scrivere il programma di questo semestre.

Abbasso lo sguardo pur di non farmi notare, ritorno a scrivere quello che dice l'insegnante mentre è girato di schiena.

Alle mie orecchie giungono dei complimenti e apprezzamenti delle ragazze sedute sia davanti che dietro fissando quasi catturate la figura di quel ragazzo.
Una corvina di fronte a me si porta la mano alla bocca con i polpastrelli a tenersi anche la punta del naso seguendo con sguardo predatorio la sua grande figura iniziare a salire le gradinate. «Mamma mia quant'è bello, ragazze...!» Sussurra lei saltellando sulla sedia. «Con i lividi poi. Me lo immagino sotto la pioggia appena finito di fare rissa...un sogno!» Borbotta la seconda.
L'uomo dagli occhi verdi volta lo sguardo verso le ragazze. Queste si raddrizzano di scatto.
Stringo la matita nella mano. Arriccio le dita dei piedi da dentro gli stivali tirando le calze.
«O mio Dio mi ha guardata! Hai visto che occhi?!» Strilla ancora.

Tiro un sospiro di sollievo quando non avverto il suo sguardo su di me.
La sua presenza così dominante mi mette in un panico tale da costringermi a restare rigida come una cerbiatta impaurita pronta a correre via come la luce appena avvertirà lo sguardo del lupo posarsi su di lei.
Riesco quasi a percepire il suo stato d'animo, mi pare una furia distruttiva che appena verrà in qualche modo punzecchiata darà il via ad uno spettacolo sanguinoso.

Still Alive (S.3) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora