|89|» Amico, davvero, sei strano! Cosa stai facendo?

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SIERRA

Qualche giorno dopo la nascita del primogenito della piccola famigliola Murphy, finalmente Anthony ci avvisa dell'arrivo di Shantel con il piccolo Jude dopo essere stati in ospedale per accertarsi della salute di entrambi. Finalmente potremo stare tutti insieme con la nuova aggiunta di un piccolo fagottino azzurrino alquanto rumoroso da quanto mi ha detto Anthony. Inutile dire che i commenti dei ragazzi non sono tardati ad arrivare prendendo in giro il neopadre nel trovare una netta somiglianza tra lui e il figlio.
Connor si è mostrato più divertito che indifferente, ma so per certo che l'idea di avere un bambino in casa non lo compiace nemmeno un po' consapevole che dovrà controllare, oltre che sé stesso, anche i ragazzi dal combinare qualche idiozia in presenza di una figura che non sarà in grado mai di proteggersi autonomamente da una probabile mandria di bufali. Eppure la preoccupazione del mio ragazzo mi intenerisce. Trova Jude come un piccolo mostriciattolo, è vero, ma lo trova come un mostriciattolo a cui badare e da proteggere nonostante l'irritazione nel sapere qualcuno di così fragile al suo fianco. Non lo ammetterà mai, ma infondo penso che li voglia già bene nonostante non l'abbia ancora visto a differenza di altri che, non essendo indaffarati come me, sono stati molto inclini ad andare a trovare la nostra amica, riferendo a loro il mio dispiacere nel non essere riuscita a trovarle sia lei che il mio secondo nipote. Fortunatamente, ora che si sono accertarti della loro condizioni, possono tornare a casa e potrò vederli tutte le volte che vorrò.

«Ma che carin-!» L'esclamazione di mia cugina Jolen viene ben presto interrotta dallo scoppio di un pianto rumoroso che fa ridacchiare inevitabilmente Aston. «È proprio la tua fotocopia Anthony.» Le parole dell'uomo, da me soprannominato affettuosamente "badboy" per via del suo caratteraccio, fanno scoccare infastidito la lingua contro il palato al diretto interessato.
«Andiamo, Jude, fai fare bella figura a papà.» Piagnucola quest'ultimo facendo ridacchiare la fidanzata; il bambino, però, non accenna a smettere di piangere facendo sospirare il papà.

«Dai, entrate, vi porto qualcosa.» Ridacchia Cassidy rientrando in cucina per servire i bentornati. Dalla vetrata che conduce al giardino dove sono, riesco vagamente a vedere delle sagome entrare nel soggiorno, ma mi costringo a non distrarmi rimettendomi ben presto le cuffiette e tornando a sfogarmi contro il sacco da boxe, comprato pochi giorni fa e legato con le catene ad una trave di legno posta come tetto del portico che conduce al giardino dietro casa.

Ultimamente sono andata spesso in palestra la sera, dopo il lavoro, quindi ho voluto compare un sacco da boxe per evitare di continuare a fare avanti ed indietro da casa; mai idea fu più utile. Lo stress al lavoro, gli ultimi esami dati all'università, i continui pensieri a vorticarmi nella mente come un tornado impetuoso...ho trovato sfogo nei duri allenamenti fisici come Lisa, ora più che mai capisco quella sensazione di rabbia incontrollata e angoscia che ha provato in quel periodo buio. Sapere che è colpa mia se la mia sorellina ha dovuto affrontare un tale peso, mi fa cacciare un ringhio tant'è che i miei muscoli si contraggono di colpo. A denti stretti, mi partono tre colpi consecutivi contro il sacco mettendoci tutto il mio furore tant'è che questo dondola violentemente sotto il rumore delle mie dita a scrocchiare. Il sudore mi cola lungo la schiena e sulla fronte, la mia pelle lucida quasi diviene uno specchio riflettente. Ore e ore a prendere a pugni il sacco ed ancora mi sento una fastidiosa sensazione addosso di irritazione, rabbia. Mi sento come un vaso ripieno di acqua sporca che non vede l'ora di essere rovesciato per svuotarsi.

Nel stringere i pugni ansimante di fronte al viso, fisso malamente il sacco quasi fosse una persona che detesto con tutto il mio cuore, un nemico da stendere assolutamente. Nel scattare mollando un destro, un sinistro e due destri violenti, le gocce di sudore ad imperlarmi la pelle prendono il volo alla velocità messa nel scagliarmi contro "l'avversario". Incurante di ciò, i miei muscoli infuocati chiedono sempre di più, chiedono di sentire la pelle bruciare, le ossa scrocchiare, la mente libera ed il segno della vittoria contro i pensieri incisi sulla carne a divenire rossa, come marchio dello sfogo avuto successo.

Still Alive (S.3) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora