|75|» Sei la mia piccola dea da crescere.

443 23 4
                                    

God Is A Woman - Ariana Grande
◀️ PLAY

SIERRA

Le nostre labbra si lasciano piccoli e ripetuti baci sulla bocca incapaci di staccarsi l'uno dall'altra.
Una lieve luce sorge dalle vetrate illuminando la stanza ormai divenuta un campo di battaglia lasciato a sé stesso dopo una lunga guerra di fuoco. Le piume dell'imbottitura dei cuscini sono sparse ovunque, i cuscini sono a terra, la tastiera del letto è ancora intrappolata tra il materasso e la parete dietro scheggiata ed altrettanto rovinata.
Siamo entrambi avvolti malamente tra le lenzuola sfatte, a malapena riescono a coprire la nostra nudità, ma è l'ultimo dei nostri problemi.
Mi pare di essere rinata tra le sue braccia forti, credo di non aver mai provato una sensazione del genere, è completamente nuova ed anche strana.
Provo un misto tra passione sfrenata e felicità immensa, la cosa mi mette in un certo imbarazzo ma niente sarebbe più imbarazzante che ricordare ciò che abbiamo fatto nella durata di una notte intera.

La calma, però, non è eterna.

Uno dei nostri cellulari inizia a vibrare essendo messi entrambi silenziosi, non riusciamo a capire di chi sia e nemmeno dove sia. «Chi è il figlio di puttana che rompe i coglioni all'alba?!» Chiede Connor irritato non riuscendo però ad alzarsi per colpa dell'avambraccio su cui vi è appoggiato uno dei cuscini ancora rimasti sul letto è bloccato dal peso della mia testa poggiata su di esso.

Tasto alla ricerca di almeno un cellulare trovandone uno di fretta sul comodino a cui subito premo il tasto verde portandomi la cornetta all'orecchio senza nemmeno vedere di chi sia il cellulare o chi stia chiamando. «Pronto?» Boffonchio io.
Subito sento un ringhio. «Tu…Tu, COME TI SEI PERMESSA?!» Tuona una voce femminile che riconosco immediatamente.
Mi alzo tenendomi il lenzuolo perché non cada. «Come mi sono permessa io?! SEI UNA DANNATA STRONZA, ECCO COSA!! Rischiare di ammazzare il tuo stesso figlio solo perché non accetti che lui si sia fatto una vita senza di te, per ovvie ragioni, MA CHE RAZZA DI PERSONA SEI?!» Chiedo io disgustata.
Connor capisce subito con chi sto parlando e mi strattona immediatamente il telefono dalle mani portandoselo all'orecchio.
Non ha nemmeno bisogno di mettere in vivavoce. «MA COME TI PERMETTI?! SEI TU CHE TI FAI SBATTERE DA MIO FIGLIO E POI BUTTARE COME SPAZZATURA! QUELLO CHE FACCIO O CHE NON FACCIO CON CONNOR, É AFFAR MIO!!» 

Connor ridacchia. «Si è fatta sbattere per la prima volta da me a differenza tua, lei non cambia uomo ogni sera prima di dormire. Ti sei divertita a giocare con me come se fossi una bambola, non è così? Per tua informazione» Una scintilla sadica prende fuoco nelle sue iridi accompagnata dal suo ghigno malefico. «…il gioco è appena iniziato» Sussurra lui in un modo talmente inquietante che rabbrividisco anche io. «Conn-» Riattacca lanciando il cellulare prima che quest'ultima completi la frase.
Si passa una mano tra i capelli biondi spettinati scompigliandoli ancora di più. Osserva un punto vuoto tra le lenzuola per un paio di secondi prima di sospirare pesantemente.
Infine allunga le braccia in alto per sgranchirsi i muscoli in contrazione e bicipiti che si fanno rigidi prima di rilassarsi.

Lo osservo con un'occhio ridotto in una fessura chiedendomi perché diamine si stia comportando come se non fosse successo nulla.

Nota il mio sguardo su di sé aggrottando la fronte. «Che c'è?» Domanda confuso.
Alzo le sopracciglia guardandolo altrettanto stranita. «Tu fai finta o sei scemo davvero?» Chiedo io.
Si illumina. «Oh intendi la chiamata!» Realizza lui scuotendo la mano incurante. «Stronzate, è l'ultimo dei miei problemi. Devo pensare a papà, Lisa e Sharon prima. Per quanto voglia un bel casino, loro devono restarne fuori.» Si volta verso di me. «E anche tu.» Lo afferro dal polso prima che possa alzarsi. «Sono anche io una delle cause per cui tua madre ti ha fatto vivere qui, non puoi mettermi da parte!» Esclamo io.
Lo sguardo di Connor si posa su di me.
La luce del sole ormai sorto illumina, da dietro, la sua figura possente coperta da un singolo lenzuolo che nasconde la sua nudità.
Il suo viso sembra indifferente, ma nei suoi occhi brucia una stella ardente. Lo guardo attendendo risposta, una qualsiasi risposta che non tarda ad arrivare.
Si china verso di me afferrandomi il mento nella mano costringendomi ad alzare gli occhi su di lui tenendomi a pochi centimetri dal suo viso come ammonimento, cerca di spaventarmi mostrandomi apertamente la sua dominanza. «Non fare la bambina capricciosa proprio ora. Tu non sei una delle cause - Le sue iridi paiono infiammarsi. - tu sei la causa. Proprio per questo cercherà te e voglio tenerti alla larga da tutto quanto.» Mi guarda come a domandarmi se ho capito.

Still Alive (S.3) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora