|58|» Mi ricordano molto te e Connor una volta.

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Outside - Calvin Harris (ft.Ellie Goulding)
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SIERRA

Ormai siamo al penultimo giorno di vacanze natalizie. Abbiamo festeggiato sia natale che capodanno.
Sono state due feste abbastanza movimentate, tant'è che i miei cuginetti più piccoli hanno ben approfittato del casino generale per prendere il rasoio elettrico e provvedere per la propria acconciatura. Lascio immaginare il risultato.
In effetti sembrano quattro noci di cocco spazzolate.
Non dovrei prenderli in giro, ma mi chiedo perché siano stati così stupidi da fare una cosa del genere.
La scuola inizierà dopodomani e loro dovranno andare così.

Sospiro accarezzandoli i capelli tutti rasati, ormai non ha nemmeno un ciuffo lungo, sono tutti ridotti a millimetri. È quello messo peggio. «George, sei una peste. Guarda come ti sei conciato.»
Il suo labbruccio trema mentre i suoi occhioni bruni si riempiono di lacrime. «Io non voglio andare a scuola così! Mi prenderanno tutti in giro!» Scoppia inevitabilmente a piangere.
Mi mordicchio l'interno della guancia accogliendolo tra le mie braccia. «Non sei così male, fortunatamente per te il faccino distrae da...tutto il resto.» Le sue lacrimuccie mi inzuppano leggermente la felpa. «Su non piangere. Quando si rientra a scuola sono tutti un pò diversi da come erano prima, sarai una goccia di cambiamento in un mare di vergogna, che vuoi che sia.» Stringo gli occhi quando piange più forte.
Klaus mi passa di fronte guardandomi oltraggiato scuotendo lentamente la testa facendomi sbuffare.
In effetti non sono molto di aiuto.

«Ascolta, ti racconto una cosa, ma non lo dovrai dire a nessuno, ok?» Mi separo da lui vedendolo annuire leggermente.
Mi siedo più comodamente sul prato, dato che ero accovacciata.
George è venuto di corsa da me proprio mentre stavo per montare Caos.
Quel cavallo ha pensato bene di approfittarne per scappare via e mangiare l'erba insieme ad Ayre.
George si siede anche lui per ascoltarmi.

«Quando avevo la tua età imparai a farmi la coda alta.» Indico la mia coda di cavallo. «Una volta, quando dovetti andare a scuola, dissi a zia Sharon che mi sarei preparata da sola e così feci. Tutta convinta mi feci la coda ma uscirono sempre i gobbini. Me la rifeci circa sei o sette volte poi mi arrabbiai, presi le forbici e mi tagliai quel gobbino che mi usciva sempre.» George spalanca gli occhi bruni guardandomi scioccato. «Alla fine andai a scuola lo stesso, mi chiesero cosa avessi fatto e risposi che avevo fatto a botte. Da allora nessun bambino ha mai osato sfidarmi per paura di venir picchiato da me.»
George incrocia le braccia al petto. «Ma hai detto una bugia!» Scrollo le spalle. «Infatti dopo diedi una monetina ad un senzatetto. Da bambina quando dicevo le bugie, mamma mi faceva dare le monetine ai senzatetto, per questo ora non riesco più a dirle, mi sono abituata.» Che brutta infanzia che avevo, credo che quel senzatetto ora sia miliardario. «Non è questo il punto. Quando fai qualcosa poi ne affronti le conseguenze, ma quando sarai grande e penserai di fare qualcosa di sbagliato, ti ricorderai dell'errore ed eviterai di fare qualche idiozia. Quindi...che ti serva da lezione.» Mi alzo.
«Ma questo non mi aiuta!» Esclama ancora lui, lo fisso da sopra. «Ora no, ma da grande sì. Poi sei bellissimo lo stesso, ti ricresceranno!» Li accarezzo la testolina prima di dirigermi verso il mio cavallo. «Tu dici?» Mi volto verso di lui sorridendoli dolcemente. «Sei sempre il George che per cavarsela usa gli occhioni dolci, non cambierà nulla.» Ridacchio io.
Il mio piccolo cuginetto mi sorride contento prima di saltellare alzandomi la mano. «Grazie, Sira!» Lo saluto velocemente correndo verso quello che io ho leggermente soprannominato furia buia.

Mi avvicino velocemente a lui.
Subito è Ayre quella ad alzare velocemente la testa nitrendo felicemente.
Si avvicina a me di corsa attirando così l'attenzione di quella peste oscura il quale ci fissa sbuffando leggermente dal naso e puntando le orecchie nella mia direzione.
Sorrido passando sotto il muso di Ayre per avvolgerle il forte collo con le mie braccia. «Piccola, è da tanto che non ci vediamo.» Mormoro io stringendola.
La sento nitrire ancora da sopra la mia spalla.
Mi separo da lei per accarezzarle il muso. Subito ne approfitta per leccarmi la mano facendomi il solletico. «Ti sono mancata? A me tantissimo.» Le lascio un bacio facendole provocare un verso.

Still Alive (S.3) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora