77-Unicorni

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Il rimbombo del cuore che mi fracassava la testa fu interrotto dal rumore di una porta che si apriva. In fondo al corridoio, Mat uscí dal bagno in accappatoio. Si stava frizionando i capelli quando si rese conto della mia presenza.
Si fermò.

Attimi interminabili scorrevano, scanditi dal mio respiro pesante e il suo torace immobile.

Mille momenti attraversarono la mia mente, ricordi felici di noi due: Mat che mi sorrideva, Mat che mi prendeva per mano.

Mat...qualcuno di cui fidarsi e affidarsi, sempre.

Tutto andò in pezzi, tutto. Era tutta una bugia, lui era una bugia.
La sua faccia, la stessa che stavo imparando ad amare, in quel momento mi provocava un enorme senso di disgusto.

Emozioni contrastanti mi martoriavano il petto, Delusione, rabbia. Avrei voluto riversargli addosso tutto: urlare, sfogarmi, volevo picchiarlo, volevo distruggergli casa...volevo scappare.

Volevo scappare

Alla fine quest'ultima ruggí sopra tutte le altre.
Corsi senza fiato verso l'uscita ma la sua presa riuscí a fermarmi davanti alla porta.

"Ally...ti prego perdonami."

"Lasciami" fu soltanto un sibilo, quella mano stretta sul mio braccio mi disgustava. Quella mano aveva stretto un'altra ragazza.

"Ti prego io...ho sbagliato. Ho sbagliato, io non..." la sua voce era incrinata, la sua espressione una supplica "Non pensavo a cosa stessi facendo"

Con che coraggio osava mostrarsi distrutto, lui.

"Lasciami!" riuscii ad urlare e con uno strattone a liberarmi dalla sua presa. Mi lasciò andare, senza piú fermarmi.
Raggiunsi la macchina, e ripartii tutta velocità.

***

Guidavo senza meta, con la vista offuscata e il trucco colato. Il telefono in borsa continuava a suonare senza sosta, non avevo bisogno di leggere il nome sullo schermo per capire chi fosse.

Non potevo crederci, non potevo pensarci.
Era surreale.
Mat non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere...lui non avrebbe potuto. Il Mat che conoscevo non avrebbe potuto.
Mi sentivo l'ultima delle stupide ad aver creduto così tanto in lui. Non mi ero mai sbagliata tanto su una persona in tutta la mia vita.

Come avevo potuto essere così cieca. Avrei dovuto capirlo dalla sua gelosia.
Mi aveva abbindolata dicendomi che si comportava in quel modo solo perché erano amici da sempre, e io ci avevo creduto come un'allocca.

Vagavo da un paio d'ore, con un macigno sul petto e gli occhi gonfi, non sapevo cosa fare, dove andare. Stremata dalla stanchezza tornai a South, parcheggiai davanti ad un locale chiuso, vicino all'Hotel. Controllai il cellulare, decine e decine di chiamate perse. Dei messaggi. Anche Jaime e Sam mi avevano cercata.

Non volevo vedere nessuno, non volevo essere trovata, avevo bisogno di stare sola ancora per un pò. E dormire.
Reclinai la seduta e mi addormentai in macchina.

L'ora di pranzo era passata da un pezzo, quando mi svegliai. Il sonno mi aveva in mina parte aiutata, riuscivo a pensare con più lucidità.
Chiamai Tyler. Era sveglio, ed era solo in Hotel.

***

Quando Ty aprì la porta restò in silenzio a fissarmi per un paio di secondi, il sorriso allegro si spense, e quella che sicuramente sarebbe stata una pessima battuta gli morí in gola.

"Cosa è successo?"

Gettai la borsa a terra e mi fiondai tra le sue braccia, scoppiando in un pianto a dirotto.
Mi strinse forte e senza esitazione. Restammo così a lungo, solo quando riuscii a calmarmi, staccai la testa dal suo petto. Le sue mani erano ancorate alle mie braccia, non mi lasciava. Il viso piegato in una smorfia di preoccupazione.

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