66-"T"

14.2K 553 94
                                    

POV ALLY

Eravamo in macchina, nessuno dei due proferiva parola. Mi pentii per aver accettato di andare con lui.
Volevo restare sola, chiudermi in camera e dormire.

"Immagino che tu non abbia riposato molto" e non riposerò ancora per un lungo, lunghissimo tempo. Grazie Mat.

"No, infatti" sottolineai il no, come a fargli capire che se per lui, Kevin poteva anche morire, a me invece la sua condizione mi aveva fatto perdere il sonno.

Sospirò rumorosamente, scocciato. Grazie al cielo non disse nulla, perché io, improvvisamente, avevo una gran voglia di litigare e spaccare qualcosa.

"Andiamo a casa mia, ti va? Ho bisogno di farmi una doccia. Ieri sera ero troppo stanco, e stamattina sono venuto in ospedale non appena mi sono svegliato"

Perché? Perché questo ragazzo aveva il potere di farmi sentire una vera merda nei suoi confronti?
Se si era precipitato in ospedale di certo non era per Kevin, ma per me.

"Ok"

"Hai mangiato? Potremmo fare colazione"

"Ho già mangiato" ed il suono delle mie parole risultò più acido di quanto avrei voluto.

"Buon per te." Rispose infatti arrabbiato.

"Io...sono soltanto stanca" mi giustificai addolcendo il mio tono.

"Lo sono anche io Ally" disse duro, alludendo a chissà cosa.

In realtà sapevo a cosa si stava riferendo, sopratutto dopo ciò che aveva detto in ospedale...forse stava iniziando a mettere pericolosamente insieme i tasselli del mio strano comportamento, che stesse intuendo che centrasse Kevin? Ad ogni modo, feci finta di non capire l'allusione.
Decisi di non ribattere oltre, ero stanca, lo ero davvero. Perfino di preoccuparmi.

Dopo una decina di minuti arrivammo finalmente a destinazione. Dal fuori la sua casa era la tipica abitazione che caratterizzava quei luoghi di mare, una piccola villa che dava su un molo.

Parcheggiò l'auto e ci avviammo verso l'entrata...mi prese per mano anche se eravamo praticamente arrivati, e nel farlo catturò la mia attenzione perché si voltò completamente nella mia direzione.

"Cosa c'è?" Chiesi, il suo sguardo così intenso, così insolito mi metteva quasi in soggezione.

"Niente, e che non porto molte ragazze a casa."

"Se è un problema fa niente, ti aspetto fuori" possibile che mi guardasse in quel modo perché in realtà non voleva farmi entrare?

"Ti ho chiesto io di venire. E adesso pensi che non voglio farti entrare?" Sbuffò irritato e ovvio, ed io dovetti trattenermi con tutte le mie forze per non scaraventagli in faccia le nostre mani intrecciate, un perfetto, meraviglioso, potente pugno.
"Sei la prima...più o meno." si passò la mano libera tra i capelli.

"Più o meno?"

"Mia madre a quest'ora è a lavoro. Non dovrebbe mancare molto alla fine del turno però. Se vuoi farti una doccia ti presto qualcosa di suo" Era sempre una bella sensazione essere ignorata, che gioia.
"O di mio" disse smettendo di girare la chiave nella serratura, rivolgendomi uno dei suoi sorrisi micidiali e maliziosi.

"Un pigiama, il più largo e comodo che hai" sputai seria. In realtà neanche lo volevo un pigiama, l'avevo detto di getto, per fargli capire che non mi andava di fare niente in quel senso. Dovette ricevere il messaggio dalla mia espressione e dal mio tono.

"Ok." rispose infatti, perdendo sorriso.

Entrammo in casa, dall'ingresso sulla destra vi erano le scale che portavano al piano superiore. Il piano terra era composto da un soggiorno enorme e una cucina sulla sinistra. La grande vetrata di fronte a me dava direttamente sul mare.

IndelebileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora