53-Dubbi (seconda parte)

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POV ALLY

Misi a fuoco la figura di Kevin china su di me. Notai che si era cambiato mettendo una tuta comoda.
Non l'avevo neanche sentito salire in camera sua.

"Ho scaldato la cena"
Si abbassò ancora di più, afferrandomi delicatamente per un braccio.

"Mi alzo da sola, se non ti dispiace"
Ero nervosa, irritata con tutto e tutti.
Kevin si alzò sbuffando, dirigendosi in cucina.

Mi alzai lentamente dal divano; nella sala regnava un silenzio tombale che non mi dispiaceva affatto.
A quanto pareva la casa era vuota e mi augurai lo restasse per tutta la serata.

Mi girava la testa e avevo un buco allo stomaco; se non avrei messo qualcosa sotto i denti immediatamente sarei caduta in terra. Senza forze.
Forse era quella la causa della morsa allo stomaco comparsa da quel pomeriggio.
O da quando avevo visto Mat con quella ragazza.

No, decisamente quella voragine non era per la fame.

Presi posto a tavola, il più lontano possibile da Kevin.
Lo incenerii con lo sguardo mentre mi passava la mia porzione.

Non mi ero di certo dimenticata della chiacchierata che avevamo avuto al Pizza Valley e sicuramente il fatto che non si curasse di nascondere quell'aria soddisfatta non migliorava affatto il mio umore.

Più mi incupivo pensando a Mat, più lui, intuendo la direzione dei miei pensieri, ne traeva soddisfazione.
A prova di ciò, al mio sguardo assassino rispose con un sorriso a tutta dentatura.

"Prego, non c'è di che" esordì contento quando mi porse il piatto che gli strappai dalle mani.
"Avanti, non starci male...in fondo non ci sei poi così affezionata, lo conosci da quanto? Un paio di giorni?"
Malcelava un sorriso all'angolo della bocca.

"Sta zitto!!" Urlai alzandomi esasperata, per poi barcollare e crollare sul pavimento bruscamente.
"Dammi tregua dannazione" sibilai in un lamento di dolore a causa della caduta.
Non ne potevo più, mi sentivo uno straccio, tutto ciò che chiedevo era mangiare in santa pace, dormire fino al giorno dopo, schioccare le dita e rimettere la mia vita a posto magicamente.

Non era pretendere troppo dopotutto.

Kevin si alzò lentamente, facendo il giro del tavolo. Si fermò davanti a me, che nel frattempo ero rimasta ancora al suolo, incapace di tirarmi su a sedere.

In uno scatto fulmineo si abbassò e mi prese in braccio. O almeno ci tentò, infatti lo spinsi via prima che riuscisse ad avvolgermi le braccia intorno al corpo.

"Lasciami!"

"Ti rimetto in piedi, dato che non ci riesci da sola, dovresti ringraziarmi in vece di-"

"Stammi lontano dannazione!" urlai spingendolo via.
Stavo iniziando a dare evidenti segni di isteria.
Quel mal di testa atroce mi esasperava. E avere Kevin così vicino, portava quell'esasperazione all'ennesima potenza.

Dalla sua espressione si capiva che stava cercando di mantenere la calma, infatti strinse i pugni e mi diede ascolto allontanandosi leggermente.

"Senti, credi che mi faccia piacere tirarti su come un sacco di patate ogni stramaledetta volta?!" Urlava, esasperato quanto me.
"Quindi fammi il favore di accettare l'aiuto, mi sto sforzando pur non essendo obbligato a offrirtelo. Ti porto in camera tua, mangi sul letto. Poi ti lascio sola a deprimerti, tranquilla non ti disturberò. Tanto per quello che vale la tua compagnia, in questo momento. Preferirei un palo in faccia"

Anche se leggermente, ma proprio leggermente stizzita dal suo tono, il non ti disturberò mi convinse.

"D'accordo" acconsentii controvoglia. Lui si chinò di nuovo.
Decisi che potevo sopportare la vicinanza di quella faccia da schiaffi per altri trenta secondi, se questo comportava il chiudermi in camera mia e non vederla più per un lunghissimo lasso di tempo.
Non rimurginandoci troppo, per paura di cambiare idea e restare a terra, con uno slancio gli cinsi le mani al collo, sbuffando rumorosamente. Mi prese, facendo passare un braccio attorno alle ginocchia e l'altro intorno alla schiena.

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