capitolo 9

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Capitolo 9

"Toc toc "

Aprii un occhio.

"Toc toc "

Aprii anche l'altro.

"È la porta " disse il mio cervello. Mi girai nel letto, cercando il telefono. Le 10 di domenica mattina. Sbuffando mi sfilai dal comodo abbraccio della coperta e infilandomi il pantalone della tuta mi diressi verso la porta.

-Si può sapere chi diav....-

-Oh ! Ciao-

"Lei !" Sulla soglia della porta Angelica mi fissava con gli occhi spalancati.

-Abiti qui ?- chiese

"Rispondi forza !"

-Io ... Emm si, io abito qui- balbettai.

-Beh, perfetto io mi sono appena trasferita nell'appartamento qui di fianco- disse indicando la porta bianca con un cenno della mano. Era la mia nuova vicina. Il vicino silenzioso dai mille scatoloni era lei. La stessa ragazza protagonista dei miei sogni da settimane si era appena trasferita nell'appartamento di fianco al mio. La fissai.

-Bene volevo presentarmi ai nuovi vicini, ma credo che in...in questo caso non ce ne sarà bisogno. - disse incespicando appena e fissando il mio petto. Abbassai lo sguardo. Nella fretta di arrivare alla porta avevo dimenticato la maglietta e il mio tatuaggio era in bella vista.

-Io, allora, cioè io andrei -

"No, non farla andare via "

-Aspetta !- dissi afferrandola per il gomito mentre stava per girarsi. Mi fissò. Marrone e verde che si riflettevano nei miei occhi color ghiaccio.

-Perché non entri ? Posso offrirti un caffè e una sigaretta -

-Come sai che fumo ?- disse lei socchiudendo leggermente gli occhi.

"Cazzo cazzo cazzo "

-Oh beh ho tirato ad indovinare. Chi non fuma al giorno d'oggi- dissi mentre sudavo freddo. Mi guardò per quello che mi parve un secolo.

-Ok - disse semplicemente. "Grazie a Dio". Mi scostai dalla porta e la feci entrare.

-Beh wow - disse guardandosi attorno. Sapevo il perché di quell'esclamazione. Libri, libri dappertutto. Una libreria grande come l'intero muro occupava la parete opposta alla porta e decine di pile di libri erano disseminate per il salotto.

-Tu leggi ?- sussurrò a bocca aperta.

-Beh - mi grattai la nuca imbarazzato -si -

-E' raro trovare un ragazzo che legge al giorno d'oggi, ma avrei dovuto capirlo il momento in cui ti ho visto in libreria. Toccavi quel libro come se avessi avuto paura di romperlo -

-Mi piacciono le cose fragili e delicate - Dissi fissandola intensamente. Abbassò lo sguardo. Mi girai e mi diressi verso la cucina, azionando la macchinetta del caffè

-Vuoi ?- chiesi, sollevando la zuccheriera.

-Due, grazie- disse sorridendo. Era seduta sullo sgabello alto dell'isola al centro della cucina e faceva dondolare la gamba destra avanti e indietro.

-Allora, cosa ti porta qui ?- chiesi mettendole davanti la tazzina fumante. Angelica afferrò il cucchiaino e iniziò a girare lentamente. -Abito in questa città praticamente da sempre, i miei sono nati qui e cosi i miei nonni, conosco tutti, ma volevo cambiare. Volevo provare l'indipendenza, vivere da sola per la prima volta, dipendere solo da me stessa. L'appartamento rientrava nel mio budget e la posizione è ottima, così ho detto "perché no, se non lo fai ora non lo farai mai più, quindi eccomi qui."

-Scelta coraggiosa-

-E tu invece ?- chiese appoggiando la tazzina sul tavolo.

-Io cosa ?-

-Cosa fai nella vita ?-

Sorrisi -Vado a scuola - La sua bocca si spalancò.

-A scuola !? Ma ... Ma quanti anni hai ?- Scoppiai a ridere vedendo la sua reazione.

-Perché ridi ?-

-Avresti dovuto vedere la tua faccia ! Comunque ho 25 anni- dissi tra le risate. -ho appena iniziato ad insegnare - le spiegai

-Sei un idiota, avresti dovuto dirmelo subito !- esclamò lanciandomi il tovagliolo appallottolato.

-Scusa, ma è stato divertente- Mi fece la linguaccia. Guardò l'ora. -Merda, devo andare sono in ritardo. -

-Di già ?- chiesi

-Lavoro in libreria, quella dove ci siamo presentati. Oggi ho il turno alla mattina. Mi dispiace, ma devo davvero andare -

"Ecco perché conosce anche lei tutti quei libri " pensai. La accompagnai alla porta.

- Grazie mille, per, beh per il caffè e tutto il resto. -

-E' stato un piacere. Se hai bisogno di qualcosa, sai dove trovarmi - indicai l'appartamento.

-D'accordo. Grazie di nuovo- e così dicendo sparì dietro la porta del suo appartamento. Quel giorno, più tardi al bar scrissi:

"Quei maledetti occhi mi fottevano sempre. Ci facevo l'amore solo a guardarli."

(Sfumature d'ombra Charles Bukowski)

E lei rispose :

"Così si sentiva umiliata e afflitta e piena di rimorsi, pur non sapendo precisamente neanche lei per cosa. Cominciava a desiderare la stima di lui, ora che non ci poteva più sperare: avrebbe voluto avere sue notizie, ora che non c'era più probabilità di averne. Ebbe la certezza che con lui sarebbe stata felice, ora che non era più probabile che si incontrassero."

(Orgoglio e pregiudizio Jane Austen)

Dopo quella risposta presi una decisione; glielo avrei detto, non in modo diretto, ma disseminando indizi che portassero a me.

Amami come nei libriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora