capitolo 60

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Capitolo 60

Angelica:

Alex tornò a casa ore dopo. Avrei voluto accompagnarlo, ma aveva detto che era una cosa che doveva fare da solo. Non ero tranquilla, l'ansia cresceva minuto in minuto e ormai facevo avanti e indietro davanti alla porta da diverso tempo. Ma niente, Alex non tornava. Persa nei miei pensieri sulla sua famiglia non sentii la porta aprirsi.

-Se cammini ancora un po' lascerai il segno nel pavimento- disse la voce di Alex alle mie spalle, mentre io mi giravo di scatto e gli buttavo le braccia al collo.

-Qualcuno è felice di rivedermi - scherzò al mio orecchio. La sua voce era la stessa di sempre, roca e bassa, ma con una punta di stanchezza. Sfregai la faccia contro il suo collo e lo strinsi più forte a me.

-Ero preoccupata per te. Come è andata ?- Gli porsi quella domanda mentre lui si toglieva la giacca di pelle nera e la lanciava sullo schienale della sedia. Lo presi per mano e lo trascinai sul divano, dove mi raccontò tutto quello che era successo. Una volta finito si massaggiò le tempie con la punta delle dita.

-Mi fa male la testa. Ma sono contento che con Samanta sia finita. Non ha capito niente, ovviamente, ma non mi stupisco - disse gemendo e appoggiando i gomiti alle ginocchia. Io mi sistemai contro lo schienale del divano e Alex si sdraiò, appoggiando la testa sulle mie gambe.

-Vuoi davvero andare a pranzo da loro ?- chiesi mentre passavo le mani nei suoi capelli, per poi scendere verso il suo volto.

-Non lo so, mio padre ha detto che ci sono altre cose che deve dirmi e io ..-

-Allora andiamoci - dissi posando la punta delle dita sulle sue labbra.

-Dopo tutto quello che ti ha detto mia madre..-

-Era spaventata Alex- Lui mi guardò male e sospirò.

-A modo suo era spaventata - mi corressi -E se vuole chiedermi scusa dovremmo darle una possibilità. Ho detto dovremmo, Alex, plurale- Lui chiuse gli occhi e mi baciò la punta delle dita.

-D'accordo - disse dopo attimi di silenzio. -Ma se sento una sola parola cattiva verso di te ce ne andiamo subito capito ?-

-Sissignore - dissi abbassandomi e sfiorando appena la sua bocca. -Sai alle volte mi chiedo com'è possibile che tu sia diventato la persona che sei oggi- Alex fece scivolare una mano dietro al mio collo

-Credo siano stati i libri a salvarmi. Mio padre mi ha accusato di essere stato sempre assente dopo la morte di Eleonora e ti ho già detto che mi rifugiavo in biblioteca. Lì leggevo di vite che non erano mie, invidiavo persone che non esistevano , mi innamoravo ogni volta e ritrovavo un po' di quella felicità che se ne era andata all'improvviso. Provavo emozioni nuove e mi sentivo bene, per un attimo tutto il marcio non esisteva, eravamo solo io e i libri. Credo siano stati loro a salvarmi -ripeté -Senza di loro mi sarei chiuso in me stesso, mettendo sottochiave quei sentimenti che ancora non sapevo fossero destinati a te- la sua presa sul mio collo si rafforzò e mi avvicinò ancora di più a lui, facendo combaciare le nostre labbra.

-Ti hanno davvero salvato - dissi quando ci separammo.

-Beh gli sono doppiamente grato -

-Perché ?-

-Perché è soprattutto grazie a loro che ho conosciuto e conquistato te - Io sorrisi sulle sue labbra e posai la mia mano aperta sul suo petto. Avvicinai la mia bocca al suo orecchio e dissi

- E il mio amore si posò su di te, come una farfalla sul suo perfetto fiore.-

(Ludovico Piccolo.)

Alex prese la mia mano nella sua e la portò sul suo cuore.

-Ti amo e mi dispiace per tutto quello che è successo - disse con voce triste e abbassando lo sguardo.

-Ti ho perdonato Alex, non pensarci più- Lui si alzò e mi fece sdraiare al suo fianco, stringendomi sullo stretto divano.

-Ora chiama tuo padre e digli che ci saremo - dissi con la voce attutita dal suo collo.

-Sissignora -

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