capitolo 68

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Capitolo 68 

Alex:

Roberto sul pavimento. La corsa in ospedale. La mano tremante di Angelica stretta nella mia. Le lacrime di Roberta. Una birra posata sul bancone. La rabbia di Andrea. Un fazzoletto macchiato. Una penna blu. La voce del medico, dopo una lunga notte. Una penna nera. Una campanella che suonava. Un tavolo vicino alla finestra. I ricordi si accavallavano con prepotenza nella mia testa mentre fissavo la bara che veniva calata nella terra. Roberto era morto nel suo bar, ucciso da un infarto che non gli aveva lasciato scampo. Il prete parlava, ma io non lo sentivo, sentivo solo Angelica stretta al mio fianco, scossa dai singhiozzi.

-Roberto ha lasciato un vuoto in molti cuori - disse concludendo il prete. -E ora, c'è qualcuno che vorrebbe dire due parole - Mi fece un cenno e Angelica si staccò leggermente dal mio fianco. Io presi il fazzoletto che avevo in tasca e lo spiegai davanti a me. Lei, vedendo il fazzoletto scritto in nero, fece un piccolo sorriso tra le lacrime.

-Roberto è stata una parte importante per tutti noi. Ha aiutato due ragazzi a conquistare le donne della loro vita e, devo ammetterlo, probabilmente senza di lui non ci saremmo mai riusciti - Andrea annuì e strinse a se Roberta. -Ha aiutato due ragazze a scappare dal loro passato e le ha accolte come se fossero sue figlie - Roberta iniziò a piangere. -Quel bar, per alcuni di noi non è stato solo un bar, è stato un nuovo inizio, una svolta, un posto dove essere felici, e ora che tu non ci sei più ...- mi interruppi, soffocando le lacrime che mi pungevano gli occhi. -Spero che ora, dovunque tu sia, possa essere felice con la tua Mary. Hai sofferto tanto la sua mancanza, vecchio mio -dissi, alzando gli occhi al cielo turchese. - Te lo meriti -

Lessi ad alta voce la citazione che avevo preparato e poi feci cadere il fazzoletto nelle fossa.

"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

questa morte che ci accompagna

dal mattino alla sera, insonne,

sorda, come un vecchio rimorso

o un vizio assurdo.

I tuoi occhi

saranno una vana parola,

un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina

quando su te sola ti pieghi

nello specchio.

O cara speranza,

quel giorno sapremo anche noi

che sei la vita e sei il nulla

Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Sarà come smettere un vizio,

come vedere nello specchio

riemergere un viso morto,

come ascoltare un labbro chiuso.

Scenderemo nel gorgo muti."

(Cesare Pavese)

-Spero che la morte abbia avuto gli occhi della tua Mary - sussurrai in direzione del cielo. Riportai il mio sguardo sulle due lapidi gemelle, sistemate una accanto all'altra. Roberto e Mary riposavano vicini, in modo da trascorrere la morte nello stesso modo in cui avevano trascorso la vita. Insieme. 

Amami come nei libriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora