capitolo 47

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Capitolo 47

Alex:

Eravamo sdraiati sul letto sfatto, ascoltando il rumore dei nostri respiri ancora affannati. Facevo scivolare leggere le dita sulla pelle di Angelica, seguendo la curva della sua schiena nuda.  I suoi capelli erano sparsi sul mio petto ed il suo orecchio era in corrispondenza del mio cuore. Sapevo che lo sentiva battere forte. La mia mano libera scivolò fino alla sua, toccando il freddo metallo della sua fede.

-Ancora non ci credo che sei davvero mia-

-Lo sono da quando hai citato Dante per la prima volta- Mi misi le mani dietro la testa mentre lei appoggiava il mento al mio petto, guardandomi da sotto le lunghe ciglia nere.

-Credi che le cose cambieranno ora ?- chiese.

-In che senso ?-

-Sai, dopo il matrimonio molto coppie cambiano, si perde un po'di quel amore folle, ci si abitua e la monotonia entra prepotente nella vita-

-Hai paura che possa succedere anche a noi ?-

Lei annuì.

-Amo tutto questo Alex. Svegliarmi la mattina e trovare una tua frase in un posto impensabile della casa, uscire e andarcene dove vogliamo quando vogliamo. Non voglio che cambi tutto -

-Allora non cambierà-

-Promesso ?- chiese.

-Si, promesso- Angelica rotolò fino al comodino e aprendolo, tirò fuori la penna blu. Penna che, insieme a quella nera, avevamo imparato a portare ovunque. Tornò da me e si mise a cavalcioni sul mio corpo.

-Ok, ora sta fermo- disse posando la punta della penna appena sotto il tatuaggio per Eleonora. Mi fissò in attesa di un mio cenno e io annuii. Si chinò su di me e iniziò. Dopo un po' smise di scrivere, mi sorrise, scese da me e io mi alzai dal letto, andando verso lo specchio. Sul mio petto, in corsivo c'era scritto:

"Mi ricorderò di te anche quando mi scorderò quasi tutto di me e forse anche oltre. La pelle non la freghi, è lì che sta la memoria. I segni sono lividi che scottano, non te ne liberi."

(Massimo Bisotti.)

Sfiorai l'inchiostro blu e mi girai verso mia moglie.

-Grazie- dissi semplicemente, consapevole che ogni altra parola sarebbe stata superflua. Mi infilai i pantaloni e misi una maglia bianca lanciando nel frattempo ad Angelica la biancheria.

-Forza, andiamo - Il giorno dopo tornammo a casa. Sul pianerottolo, appena usciti dall' ascensore, lasciai cadere le valige e presi in braccio Angelica, che aveva appena aperto la porta.

-Permettimi di portare la sposa oltre la soglia- Lei rise e sfregò il naso contro il mio collo. Una volta dentro la rimisi a terra a indietreggiai.

-Ok, devo uscire un attimo. Torno il prima possibile. - Lei avanzò.

-Alex -

-Fidati di me- La baciai e corsi fuori, prima che potesse fare domande. Guidai per qualche minuto e poi parcheggiai davanti al negozio. La vetrina colorata spiccava nel grigiore della giornata. Sotto la mia maglietta bianca le scritte blu che mi aveva lasciato Angelica si intravedevano appena, ma ero lì per questo. Rendere quelle parole indelebili. 

Amami come nei libriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora