capitolo 26

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Capitolo 26

Angelica:

Quattro giorni dopo mi dimisero, ma non lasciai quell'ospedale. Rimasi accanto ad Alex, seduta su una scomoda sedia bianca. Passavo in continuazione la mano tra i suoi capelli neri, tenendolo per mano e sperando con tutto il cuore di rivedere i suoi occhi.

-Ho bisogno di te Alex, ti prego - sussurrai contro la pelle della sua mano.

-Non lasciarmi. Mi sei rimasto solo tu al mondo.Non andartene.- Osservavo il suo torace alzarsi e abbassarsi, con un ritmo regolare e calmo. Da sotto il sottile camice bianco si intravedeva il suo tatuaggio.

-Ho sognato tua sorella, beh la sua tomba, prima di svegliarmi. Mi piacerebbe sapere se era davvero così. Sono sicura che aveva i tuoi occhi vero ? Ho sempre invidiato tantissimo i tuoi occhi, non ho ancora capito di che colore sono. Talmente chiari da sembrare bianchi, ma quando mi guardi diventano più scuri. Mi piace pensare di essere io a provocare questo cambiamento- Mi asciugai con il dorso della mano le lacrime che stavano già uscendo.

-Probabilmente mi odierai, so che non ti piace quando piango. Ti giuro che se ti svegli la smetto -Sorrisi leggermente.

-Sai, ogni mattina, quando mi sveglio tra le tue braccia, sono sempre convinta che sia tutto un sogno e ci metto un po' a capire che è la bellissima realtà, che tu sei davvero lì con me e mi stai davvero rubando tutte le coperte. Dio, quanto odio che mi rubi le coperte, mi sveglio sempre con metà corpo congelato. Ma va bene, amo anche questo di te. Sei il mio sogno Alex, ma devi svegliarti, io ti aspetto nella realtà, come ogni mattina. - Lasciai un leggero bacio sulle sue labbra e posai il fazzoletto che stavo stringendo nella mia mano libera e lo misi sotto il suo cuscino.

"Quella dei sogni è una balla colossale. Lo sapevo.

L'ho sempre saputo.

Perché poi arriva il dolore e niente ha più senso.

Perché tu costruisci, costruisci, costruisci e poi all'improvviso qualcuno o qualcosa spazza via tutto.

Allora a che serve?"

(Alessandro D'Avenia)

Richiusi la porta dietro di me e mi diressi verso le macchinette poste in fondo al corridoio, quando vidi un vecchietto seduto su una seggiolina blu di fronte alla camera di Alex.

-Roberto - dissi lanciandomi verso di lui.

-Angelica- disse semplicemente aprendo le braccia e stringendomi quando mi ci fiondai in mezzo.

-Mi manca così tanto Roberto. Perché non si sveglia ?- dissi contro la sua spalla.

-Dagli tempo ragazza vedrai che tornerà da te. -

-Non puoi saperlo -

-Si che lo so -

-Come ?- chiesi

-Ci ha messo così tanto per decidersi a fare la prima mossa con te. Non ti lascerà andare così facilmente. Fidati ragazza, lotterà per te. - Quando tornai, con un bicchiere di caffè in mano trovai il corridoi vuoto e la porta della camera di Alex leggermente socchiusa. La voce di Roberto arrivava da dentro.

-Ascolta ragazzo, devi svegliarti e sai perché ? Perché hai una bellissima ragazza che ti aspetta con impazienza. È così fragile ragazzo, ha bisogno di qualcuno che la sorregga. Sai, quando la vidi la prima volta nel mio locale sorrideva, ma aveva un espressione così triste che fece in qualche modo breccia nel mio cuore, solo la mia Mary ce l'aveva fatta, tanto tempo fa. Ogni tanto rivedo la nostra storia in voi. Eravamo così giovani quando ci incontrammo e ci misi tantissimo prima di trovare il coraggio di parlarle. Forse anche più di quanto ci hai messo tu. Avrei voluto avere la tua idea. Quando ho visto cosa avevi scritto su quel fazzoletto ho pensato che non ti avrebbe mai risposto. Ma a quanto pare mi sbagliavo. È come se Dio vi avesse creato insieme, per poi dividervi e divertirsi a vedervi ritrovare. Ora l'hai ritrovata ragazzo, non fartela sfuggire. Magari Dio è invidioso e ti rivuole con se, ma digli che il tuo posto è con lei. Ok ? Capito ragazzo ?- Fece una breve pausa. - Non farci seppellire un altra persona a cui teniamo. Non penso che io e Angelica potremmo sopportarlo. - Una sedia scivolò sul pavimento e contemporaneamente io scivolai a terra. Mi tirai le ginocchia al petto e ci posai sopra la testa.

- Hai sentito, vero ragazza ?- disse Roberto.

-Si-

-Ce la farà. Fidati di me - Annuì e afferrai la mano che mi porgeva.

-Avanti, torna da lui - Salutai Roberto e rientrai nella stanza guardando l'amore della mia vita che lottava per me. 

Amami come nei libriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora