capitolo 28

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Capitolo 28

Alex:

Dopo che aprii gli occhi fu tutto un susseguirsi di esami, visite, domande e aghi che si alternavano. I dottori ammisero che erano stati davvero incerti, sul fatto che mi sarei mai risvegliato o meno, ma a quanto pare avevo cambiato la loro opinione. Angelica mi raccontò dell'incidente. Mi disse che un' automobilista non si era fermato allo stop e ci aveva travolto in pieno. Era morto sul colpo. L'infermiera ripeté quello che disse ad Angelica, le avevo salvato la vita, facendole scudo con il mio corpo nell'impatto, ma nessuno sapeva che era lei che aveva salvato me.

-Sai chi era ? Il ragazzo intendo- le chiesi mentre mi aiutava a vestirmi. Scosse la testa.

-Stanno facendo delle ricerche. A quanto pare nessuno è venuto a riconoscere il corpo -Mi alzai per poi ricadere immediatamente sul letto. Avevo qualche costola incrinata e parecchi lividi su tutto il corpo e una distorsione al polso. Il danno più grave era alla testa. Trauma cranico, dicevano. Mi avevano dimesso da qualche ora, ma i dottori mi avevano raccomandato di non fare sforzi e che probabilmente avrei avuto giramenti di testa piuttosto frequenti per qualche giorno. Mi infilai la camicia.

-Aspetta, faccio io - disse Angelica afferrando i lembi della mia camicia. Ne approfittai per posarle le mani sui fianchi. Fece scivolare ogni bottone nella sua asola, mentre con un dito mi accarezzava il petto, facendomi venire i brividi. Si soffermò sul tatuaggio.

-L'ho sognata - disse

-Lo so, anche io -

-Davvero ?- chiese continuando ad abbottonarmi la camicia.

-Si, ero in un cimitero, davanti alla sua tomba. Era bellissima. Esattamente come la ricordavo-

-Ha i tuoi occhi Alex - Una piccola V comparve tra le sue sopracciglia mentre si concentrava sugli ultimi bottoni. Mi sporsi per baciarla.

-Sareste andate d'accordo - dissi, ripetendo la parole che avevo detto a Eleonora. Finalmente finì con la mia camicia e sollevò la testa per guardarmi. Era in piedi davanti a me e io la tirai tra le mie gambe che penzolavano dal letto dell'ospedale.

-Mi ha detto lei di tornare da te -

-Ricordami di ringraziarla - Sfregai il naso conto il suo.

-Ho letto i messaggi che mi hai scritto. Sono indietro di parecchi- Sorrise, appoggiando la guancia che stavo accarezzando alla mia mano.

-Cominciamo con questo. Lo ammetto non l'ho scritto io, faccio ancora fatica a mettere a fuoco le cose. Mi ha aiutato un'infermiera. Quasi si commuoveva. - rise e io mi illuminai. Mi era mancata così tanto la sua risata. Le passai un fazzoletto.

"Più dolce sarebbe la morte se il mio ultimo sguardo avesse come orizzonte il tuo volto.

E se così fosse, mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire."

(William Shakespeare Amleto)

-Mi hai riportato in vita Angelica- le sussurrai mentre lei nascondeva il suo volto nel mio collo. Le accarezzai i capelli e un raggio di sole entrò dalla finestra, illuminando la stanza.

"Grazie sorellina " pensai.

Amami come nei libriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora