capitolo 23

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Capitolo 23

Alex:

Mi alzai dal bordo della vasca, tenendo Angelica sollevata da terra, mentre le sue labbra sfioravano esitanti le mie. Aprii con il piede la porta della camera e la adagiai sul letto. Afferrò i bordi della mia felpa nera e mi tirò giù verso di lei . Guardai la ragazza stesa sotto di me e, sostenendomi sui gomiti mi posizionai sopra di lei. Le feci scorrere un dito sulla guancia

-Ti voglio così tanto - Avvicinò le sue labbra alle mie e sussurrò.

-Sono tua - E quella notte divenne mia, cuore, anima e corpo. Completamente mia. L'amai come non avevo mai amato nessun'altra e sperai, almeno per quella notte, di aver scacciato le parole che la perseguitavano da anni. La mattina dopo ci svegliammo avvinghiati. Le nostre gambe nude intrecciate e la sua testa sul mio petto che andava su e giù al ritmo del mio respiro. Una nuvola di capelli mi solleticava le braccia. Mi mossi da sotto il suo abbraccio, sostenendole la testa e appoggiandola sul cuscino. Tirai su il lenzuolo che durante la notte era finito ammucchiato in fondo al letto e la coprii. Entrai in bagno dove il kit medico era rimasto inutilizzato. Appoggiai le mani sul bordo del lavandino e mi fissai allo specchio. Il labbro si era sgonfiato un po', ma un livido era apparso sulla mascella e proseguiva verso il collo. Avevo un graffio appena sotto il tatuaggio, ma nel complesso niente di preoccupante. Versai del disinfettante su un pezzo di cotone e tamponai il sopracciglio. Ripensai a come quello stronzo si era gettato su di me appena avevo fatto il nome di Angelica Appena l'avevo visto entrare nel bar non ci avevo visto più, mi ero lanciato verso di lui e l'avevo trascinato in strada per poi buttarlo nel vicolo dietro al bar. Lo stronzo era rimasto un attimo confuso per poi riprendersi e mirare alla mia faccia. Tra un pugno e l'altro gli avevo urlato chi ero e perché ero lì e a quel punto anche lui aveva reagito. Roberto era uscito a dividerci poco dopo assieme a un cliente. Mentre ci trascinavano via avevo sentito Lorenzo dire

-Quella se lo meritava. Era una nullità e questo rimarrà- Avevo cercato di scrollarmi di dosso le braccia di Roberto che, per essere così piccolo era piuttosto forte, per tornare da lui e spedirlo all'ospedale, ma Roberto mi chiuse nel bar. Venni interrotto dai miei pensieri quando sentii la porta del bagno aprirsi e vidi entrare Angelica, con addosso solo la mia maglia e i capelli arruffati per colpa di tutte le volte in cui quella notte ci avevo passato le dita in mezzo.

-Ehi - mi raggiunse e mi agganciò le braccia alla vita posando la testa sulla mia schiena.

-Ehi - risposi sorridendo allo specchio.

-Ti fa male ?- disse percorrendo il mio petto fino ad arrivare alla guancia.

-No, non preoccuparti -

-Dio Alex cosa ti è saltato in mente?- disse facendomi venire i brividi nel sentire il suo respiro caldo vicino al collo.

-Era lì- dissi semplicemente e mi girai per prenderla tra le braccia. Appoggiai la fronte alla sua

-Andiamo a fare colazione- Mentre lei preparava i pancake canticchiando davanti ai fornelli io presi la penna nera dal cassetto e scrissi su un fazzoletto che avevo preso dal pacchetto sul tavolo :

"Stavo ore a fissare il tuo sguardo, quando lo facevo, i miei occhi sorridevano."

(Ludovico Piccolo.)

Quando si girò feci scivolare il fazzoletto verso di lei. Si chinò per leggerlo e le sue guance presero fuoco.

-Mi serve una penna - disse Feci rotolare anche quella sul tavolo, ma scosse la testa.

-No -

-No?-

-E' nera, quella - disse con un sorriso "Giusto. Io nera, lei blu " Andai verso il cassetto e presi la penna blu. Gliela porsi e sullo stesso fazzoletto scrisse :

"T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,

t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:

così ti amo perché non so amare altrimenti"

(P. Neruda)

Feci intrecciare le nostre mani e la tirai a me per baciarla, mentre le penne rotolavano giù dal tavolo. 

Amami come nei libriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora