capitolo 72

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Capitolo 72 (stiamo arrivando alla fine sappiatelo) 

Alex:

I mesi passarono lenti portando novità e cambiamenti. Angelica aveva ufficialmente riaperto il bar che aveva mantenuto il nome, ma aveva apportato qualche modifica. Lei e Roberta avevano deciso di unire le loro attività e ora il bar aveva anche un angolo pasticceria. La gravidanza di Roberta era quasi al termine e dopo notti passate a decidere il nome del bambino senza saperne il sesso, avevo deciso che Andrea si meritava una serata libera. -Allora- dissi facendo roteare la bottiglia di birra tra le dita  -Come va ?- Eravamo seduti sul divano a casa di Andrea, mentre Angelica e Roberta avevano preso possesso della mia. Andrea si passò una mano sulla faccia e si strofinò gli occhi.

-Bene, oddio potrebbe andare meglio. Roberta è leggermente..-

-Instabile ? Esaurita ? Esasperante ? -proposi io.

-Io avrei usato stanca, ma anche quello rende l'idea- disse sospirando -Il termine della gravidanza è tra poco e io non vedo l'ora che finisca -

-Vuoi vedere il bambino o vuoi solo che Roberta smetta di cercare di ucciderti ogni volta che fai qualcosa di sbagliato ?-

-Sono una cattiva persona se dico la seconda?- Io alzai le spalle - Nah, non credo -

-Angelica e Roberta ti hanno detto cosa facevano sta sera ?-

-Sono a casa nostra - dissi io - Hanno borbottato qualcosa a proposito di gelato e cacciatori di demoni, poi mi hanno "gentilmente" detto di andarmene - Andrea scoppiò a ridere e la sua risata si confuse con la suoneria del mio telefono.

-E' Angelica - dissi accettando la chiamata -Ehi, che succede?- In sottofondo sentivo qualcuno urlare e il rumore del motore della macchina che accelerava.

-Alex, Andrea è li con te ?- chiese

-Si, ma chi sta urlando ?- a quelle parole Andrea mi guardò e sollevò la schiena dal divano. Misi in viva voce e lui sbiancò.

-E' Roberta - disse riferendosi alle urla

-Stiamo andando in ospedale. Andrea, Roberta sta per partorire- e attaccò. Andrea mi fissò, gli occhi sgranati e, se possibile, diventò ancora più pallido.

-Doveva nascere tra un pò - sussurrò. Io mi alzai e lo afferrai per un braccio, prendendo le chiavi della macchina e aprendo la porta.

-Alex, doveva nascere tra un pò - Mi fermai e mi girai

-Andrea dobbiamo andare, forza !-

-Non sono pronto - mormorò.

-Lo sei, lo sapevi che tra poco nasceva -

-Si, ma non ora -

-Cosa cambia ?- chiesi esasperato.

-Cambiano interi giorni! -

-Sei agitato, ti capisco ora però dobbiamo andare, vuoi lasciare Roberta da sola ?- A quelle parole si riscosse  -No-

-Allora andiamo - dissi alzando gli occhi al cielo e chiudendo la porta dietro di me. Ore dopo tenevo Angelica tra le braccia, mentre le urla di Roberta rimbombavano tra le pareti della sala d'attesa.

-Angelica?- dissi

-Si ?-

-Non credo di poter sopportare che tu soffra così tanto, quando e se mai toccherà a noi - Lei abbassò lo sguardo fece per dire qualcosa, ma le urla cessarono e parecchi minuti dopo la porta si aprì. Il medico uscì, seguito dalle infermiere che ci fecero cenno di entrare. -Ehi ragazzi- disse Andrea girandosi verso di noi, con gli occhi verdi lucidi e un piccolo fagotto azzurro tra le braccia. -Venite a conoscere Roberto -

-E' un maschio ?- sussurrò Angelica. Roberta annuì, esausta e sudata.

-Abbiamo deciso che si chiamerà come lui. È stato lui che ci ha fatto incontrare, tutti noi. Glielo dovevamo- Conoscevo la storia di Andrea e Roberta, era così simile e al contempo diversa dalla nostra, ma con un fattore in comune, Roberto. Lui c'era sempre stato e ora, avrebbe continuato a vivere. Abbracciai Andrea, mentre Angelica cullava piano il bambino. Quell'immagine ruppe qualcosa dentro di me. La immaginai , con il nostro bambino o bambina tra le braccia, che canticchiava in giro per casa, raccontandogli poesie e leggendogli pezzi dei nostri libri preferiti. La mano di Andrea si posò sulla mia spalla.

-Tocca a te amico - disse scoppiando a ridere.

-Forse - dissi senza staccare gli occhi da Angelica, che mi sorrise timida. Lei e Roberta si fissarono per un attimo, poi, Roberta, sollevandosi piano sul letto, le strizzò l'occhio. 

Amami come nei libriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora