Capitolo 19
Alex:
Mentre uscivo dalla doccia ripensai alla sensazione di avere Angelica tra le mie braccia, al suo corpo caldo premuto contro il mio e alla sua mano che mi sfiorava il tatuaggio. Lo fissai dallo specchio e sospirai leggermente. L'avevo fatto qualche mese dopo la morte di Eleonora, sentendo lo spasmodico bisogno di tenerla vicino a me, di trovare un modo di farla vivere. Uscii dal bagno con solo un asciugamano avvolto intorno ai fianchi. Sentii dei rumori in cucina e mi fermai sulla soglia. Era piegata sull'isola al centro della cucina ed era intenta a scrivere qualcosa su un fazzoletto. Mi avvicinai e le circondai la vita con le braccia. Lei fece un piccolo sussulto, per poi rilassarsi conto il mio petto.
-Ciao - dissi baciando il punto sotto il suo orecchio.
-C..ciao - balbettò lei. Sorrisi contro la sua pelle.
-Stavo preparando la colazione-
-Mmmm- Continuai a baciarle lentamente il collo.
-Alex -
-Si ? -
-Il latte brucia- disse
-Non mi importa del latte - Lei si girò e mi sorrise.
"Dio, quanto è bella "
-Beh a me si, sto morendo di fame -
-D'accordo, mangiamo-
-Alex -ripeté "Adoro quando pronuncia il mio nome" La fissai in silenzio mentre lei faceva vagare il suo sguardo sul mio corpo.
-Non..non dovresti vestirti ?- mi chiese arrossendo leggermente.
-Dovrei ?-chiesi avvicinandomi a lei di un altro passo.
-Si dovresti - sussurrò lei indietreggiando. Il muro fermò, come al solito, la sua fuga.
-Sai cosa succede quando c'è un muro nei paraggi vero ?- chiesi facendo entrare in contatto i nostri corpi. Lei scosse la testa.
-Si, che lo sai - dissi posando le labbra sulla linea della sua mascella.
-Forse dovresti rinfrescarmi la memoria- sussurrò mentre mi afferrava i capelli ancora bagnati.
-Con piacere - Passammo poi interi minuti contro quella parete, fino a che il latte bruciò completamente. Il pomeriggio seguente entrai nel bar vedendo Roberto e Angelica intenti a parlare fitto fitto al bancone. Mi diressi verso di loro e appena mi videro la conversazione terminò.
-Ciao ragazzo - disse Roberto, senza la sua solita vitalità.
-Ciao. Ciao Angelica - dissi girandomi verso di lei e posando un bacio sulle sue labbra. Angelica ricambiò il mio bacio, ma fu strano era... Tesa.
-Tutto bene ?- chiesi
-Si, si tutto bene. -Ma mentre lo diceva evitava i miei occhi. Decisi di non indagare e riprendere la conversazione più tardi a casa. Le presi la mano e la strinsi.
-Andiamo ?- Finalmente mi guardò e in quegli occhi ci vidi l'ansia.
-Si, andiamo -
Mentre Angelica cercava le chiavi di casa, io strinsi la presa sulle buste della spesa che tenevo in mano. Per tutto il tempo era stata silenziosa, quasi assente. Finalmente la porta si aprì e io posai i sacchetti sul tavolo della cucina.
-Angelica - dissi mentre lei sistemava le cose nel frigorifero.
-Dimmi - ma continuò a sistemare senza fissarmi.
-Guardami - Stessa storia, ogni volta fuggiva dal mio sguardo.
-Guardami, per favore - Lei mi guardò per pochi secondi, prima di spostare di nuovo lo sguardo sui sacchetti.
-Parlami, ti prego. Non escludermi. -
-Non c'è niente da dire -
-Niente ? Andiamo, sei seria ?- dissi sarcastico.
-Alex ..-
-Io ti ho raccontato, mi sono aperto con te, perché tu no ?-
-Hai detto che avresti aspettato- sussurrò
-L'ho detto si, ma ultimamente sei sempre così triste, così persa. Voglio aiutarti, ma tu non me lo permetti-
-Ti prego porta pazienza, non mi sento pronta, io non mi f....- Trattenni il fiato, e la rabbia.
-Tu non ? Avanti, finisci la frase- Silenzio.
-Non ti fidi giusto ? È questo che volevi dire ?- dissi alzando la voce. Lei abbassò lo sguardo, a disagio.
-Bene, perfetto. È questo il problema, tu non ti fidi di me abbastanza da confidarti-
-Alex aspetta non è ...È solo che io ... -
-E pensare che io ti ho raccontato di mia sorella e tu non vuoi nemmeno...-
-Alex non dire così, per favore - disse mentre le lacrime cominciavano a scendere dai suoi magnifici occhi.
-Allora parlami !- urlai sbattendo la mano sul muro. Silenzio. Solo un fottuto silenzio.
-Come sospettavo - dissi. Presi il mio zaino e uscì dal suo appartamento sbattendo la porta. Più tardi, sdraiato sul letto cominciai a sentire la rabbia che sbolliva e i sensi di colpa che salivano. Mi alzai di colpo e comincia a vagare per la stanza. Dovevo scusarmi. Non se lo meritava. Il mio sguardo cadde su un pacchetto di fazzoletti. Ne afferrai uno e corsi in sala cercando Cime tempestose nella libreria. Sfogliai velocemente il libro fino a che trovai la parte che mi interessava. Presi la penna nera e scrissi :
"-Possa svegliarsi fra i tormenti! -
gridò Heathcliff con una spaventosa veemenza, picchiando i piedi, ruggendo di dolore in un improvviso parossismo d'irresistibile passione.
- Sì, sì, bugiarda fino alla fine! Dov'è dunque? Non là... non in cielo... scomparsa, dove? Ah, tu dicevi che non t'importava nulla delle mie sofferenze! Ed io faccio una preghiera, e la ripeterò fin che la mia lingua si secchi: Catherine Earnshaw, possa tu non trovar mai riposo fin ch'io vivo! Tu dici che io ti ho uccisa: tormentami, allora. Le vittime perseguitano i loro assassini, io credo. Io so di fantasmi che hanno errato sulla terra. Sta sempre con me... prendi qualunque forma... rendimi pazzo! Ma non lasciarmi in questo abisso, dove non ti posso trovare! Oh Dio, è impossibile! Non posso vivere senza la mia vita, non posso vivere senza la mia anima!"(Cime tempestose - Emily Brontë)
Uscii sul pianerottolo e feci scivolare il messaggio sotto la porta. E aspettai.
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Amami come nei libri
ChickLit[COMPLETA] Un bar, due ragazzi e mille libri. E come a volte bastino una penna e un fazzoletto per innamorarsi. Alex e Angelica, entrambi con un passato da dimenticare alle spalle, un presente tutto da vivere e un futuro da "scrivere " insieme. [...