capitolo 11

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Capitolo 11

Pensai per tutta la notte a quell'ultimo messaggio. Aveva capito che ero io ? E se si, che diavolo sarebbe successo ora ? Mille domande mi vorticavano in testa, girando impazzite e lasciandosi dietro dubbi e ansia. La musica in sottofondo coprivano l'assordante silenzio che si era creato nel mio appartamento.

Un rapido colpo alla porta.

"È arrivata la pizza" pensai alzandomi dal divano sul quale avevo passato il resto del mio pensieroso pomeriggio.

Aprii la porta e...

Niente.

Il pianerottolo era deserto.

Mi guardai velocemente attorno e proprio mentre stavo per chiudere la porta, le porte dell'ascensore si aprirono, facendo uscire l'anziana signora che abitava di fianco a me.

-Salve signora -la salutai cordialmente

-Oh salve Marco- mi risponde lei.

"Anni che abito qui e sbaglia nome ogni volta " pensai scuotendo la testa.

-Hai già incontrato la nostra nuova vicina ?- chiese mentre camminava a piccoli passi verso il suo appartamento.

-Si una ragazza davvero mol...-mi interruppi osservando l'ascensore, più precisamente, lo specchio al suo interno. Rifletteva la porta socchiusa di casa mia, a cui era attaccato qualcosa di bianco.

Il mio cuore perse un battito.

Un fazzoletto.

-Luca, ti senti bene ?- chiese l'anziana mentre cercava le chiavi.

-Si, tutto bene - bisbigliai.

-Ora mi scusi, ma devo davvero andare. - Afferrai il fazzoletto, entrai in casa e richiusi bruscamente la porta dietro di me. Lo aprii con le mani che tramavano e il cuore che batteva come impazzito.

"Voglio amare senza stringere,

valutare senza giudicare,

unirmi a te senza invadere,

invitarti senza pretendere,

lasciarti senza sensi di colpa,

farti critiche senza incolpare,

ed aiutarti senza insultare.

Se posso avere la stessa cosa da parte tua, allora possiamo veramente incontrarci ed arricchirci a vicenda."

(Virginia Satir)

Sotto continuava:

"Segretamente ho sempre sperato fossi tu, ti vedevo ovunque, eri ovunque. Non credevo nel destino e nella casualità prima di incontrarti. Ora credo che tu sia la cosa più bella che mi sia accaduta grazie a loro. "

Scivolai a terra leggendo e rileggendo quelle semplici parole scribacchiate in blu e di fretta su un anonimo fazzoletto bianco del bar. Mi rialzai e corsi in salotto per cercare un pacchetto di fazzoletti. Ne tirai fuori uno e afferrando la penna nera scrissi:

"Perdonami, perdonami di amarti e di avertelo lasciato capire."

(Romeo e Giulietta William Shakespeare)

Uscii dalla porta e andai verso l'appartamento di Angelica. Dentro non si sentiva altro che silenzio. Feci scivolare il fazzoletto sotto la porta, mi girai e rientrai in casa mia.

Amami come nei libriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora