capitolo 13

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Capitolo 13

Da quel giorno tutto cambiò. Io e Angelica ci incontravamo tutti i giorni alle 17 al bar, lei leggeva il suo libro, io correggevo i compiti o preparavo la lezione del giorno dopo, e quando entrambi finivamo parlavamo, parlavamo di tutto e delle cose più inutili, dalla sua marca preferita di caffè, alla mia insana passione per i dolci. I giorni passavano e noi ci conoscevamo ogni volta un po' di più. Angelica era indubbiamente la ragazza più strana che io avessi mai incontrato. 

Era diretta, senza peli sulla lingua e non si faceva problemi a dire le cose in faccia. Imparai presto che odiava la pioggia e non sopportava la gente insistente. Mi piaceva ascoltarla, rimanevo ore in silenzio guardando le sue labbra che si muovevano e ogni volta la voglia di baciarla aumentava. Le rare volte che rideva era pura magia. Il suono della sua risata sarebbe per sempre rimasto impresso nella mia testa. Avrei voluto registrala. Ogni mattina, quando uscivo di casa le facevo scivolare un fazzoletto sotto la porta e le mettevo un piccolo sacchetto con un dolce dentro sullo zerbino. Quella mattina ero in piedi davanti al suo appartamento, avevo appena bussato e stavo ripiegando il biglietto, quando la porta si aprì.

Era assolutamente bellissima. Feci scorrere il mio sguardo sul suo corpo. I capelli raccolti a casaccio sulla testa, la faccia priva di trucco, i grandi occhi ancora un po' assonnati e solo una lunga maglietta a coprire il suo corpo.

-Buon..buongiorno- sussurrai.

-Buongiorno- rispose lei allegra con la voce ancora impastata dal sonno.

-Ho portato la colazione- dissi alzando il sacchetto marrone.

- Vuoi entrare ?- chiese aprendo di più la porta. La guardai ancora qualche secondo.

-Allora, vieni ?-

-Certo -

Casa sua era un disastro, ma un disastro assolutamente perfetto. Libri ovunque, come a casa mia. Mille cd disposti a caso sulle mensole e nell'aria un leggero odore di caffè appena fatto. Le porsi il sacchetto.

-Oggi ti ho portato una cosa diversa -

-Perché mi porti ogni giorno dei dolci ?- chiese arrossendo.

-Deve esserci un motivo?- risposi facendole l'occhiolino. Lei aprì il sacchetto e la vidi sorridere.

-Le mie preferite - sussurrò

-Già, Roberto alle volte è davvero utile - Prese due piatti e ci mise sopra le brioche al cioccolato appena sfornate.

-Manca qualcosa- disse. Le sue lunghe gambe nude non aiutavano la mia concentrazione.

-Che cosa ?- chiesi continuando a fissare l'orlo della sua maglia. Tese la mano.

Un braccialetto argento ondeggiava intorno al suo polso e sul dito medio c'era un piccolo anello, anch'esso d'argento.

-Il mio fazzoletto - Sorrisi.

-Potrei passare dopo e lasciartelo sotto la porta- Mise il broncio.

-No lo voglio adesso -

-Ah si?- dissi in un mezzo sorriso. Misi la mano in tasca e tirai fuori il fazzoletto stropicciato.

-Devo andare al lavoro. Ti prego, leggilo quando me ne sarò andato, ok?- Chiesi avvicinandomi sempre di più a lei. Indietreggiò. Avanzai ancora di qualche passo. Sbatté la schiena contro la parete.

-O..ok -

-Angelica ?-

-Si ?- disse abbassando la voce.

-Fermami - supplicai

-No- sussurrò ad un soffio dalle mie labbra.

E fu così che ci baciammo. Sapeva di caffè e di mattina. La strinsi di più a me facendo aderire i nostri corpi alla perfezione. Era fatta per me. Ci staccammo dopo quello che sembrò un secolo. Appoggiai la mia fronte alla sua e la fissai dritta negli occhi.

-Ora non si torna più indietro-sussurrai.

-Non voglio tornare indietro- disse lei.

-Perfetto- e la baciai di nuovo.

Più tardi, alla lezione alla quale ero arrivato in ritardo pensai al fazzoletto di quella mattina e a quello che avevo scritto e sorrisi, portandomi un dito alle labbra.

"Poi mi prese la faccia fra le mani e spinse la bocca ritoccata a rosa contro la mia respirando profondo.

Fu il più speciale dolore, una fitta agli occhi e uno squaglio di cioccolata in bocca."

(Il giorno prima della felicità Erri De Luca)

-Professore?- chiese uno studente alzando la mano.

-Si ?- chiesi risvegliandomi dai miei sogni su di lei.

-Si sente bene ?- chiese il ragazzo

-Si, mi sento benissimo- Un sorriso stupido apparve sulla mia faccia e l'immagine di Angelica ricomparve nella mia testa.

Amami come nei libriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora