capitolo 17

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Capitolo 17

Alex:

Angelica mi stava mentendo, lo capivo da come evitava il mio sguardo. Le sfiorai delicatamente una guancia con il dito. -Angelica - dissi con un tono calmo, sebbene fossi decisamente preoccupato. -Bevi un po' - le dissi, avvicinando il bicchiere che Roberto mi aveva passato, alla sua bocca. Bevve un piccolo sorso e qualche goccia sfuggì dalle sue labbra. Mi avvicinai lentamente e posai la mia bocca all'angolo della sua, asciugando le gocce. Angelica fece un piccolo, timido sorriso e io mi innamorai ancora un po' più di lei.

-Va meglio ?- Annuì.

-Vuoi parlarne ?- Dissi, in parte curioso di sapere cosa fosse successo. Lei si guardò velocemente attorno.-Io... Alex, potresti portarmi a casa ?-

-Certo - Ci avviammo verso la mia macchina e le aprii la portiera. Angelica entrò io chiusi delicatamente la portiera dietro di lei.

-Alex - mi fermò Roberto. Mi girai.

-Abbi pazienza, se ti racconterà tutto. A te magari sembrerà una stronzata, ma l'ha segnata-

-Cosa ?- chiesi.

-Te lo dirà lei, se vorrà- Fissai quel vecchio dalla lunga barba che aveva così a cuore Angelica.

-D'accordo, pazienza, ricevuto- Lui annuì semplicemente e rientrò nel bar. Guidai fino a casa in completo silenzio, solo con la radio a farci compagnia.

Finalmente accostammo davanti casa e dopo neanche 5 minuti eravamo davanti al mio appartamento. Aprii la porta e per poco non calpestai il fazzoletto che si trovava sul pavimento. Lo raccolsi, mi girai e sorrisi alla bellissima ragazza con gli occhi puntati sul pavimento. Infilai il suo messaggio in tasca e la presi tra le mie braccia.

-Angelica ..- iniziai

-Ti prego baciami - disse affondando il viso nel mio petto Le afferrai la faccia e la sollevai verso la mia. Evitò il mio sguardo.

-Guardami- Scosse la testa.

-Ehi, guardami- Finalmente puntò quegli occhi che mi avevano fatto subito innamorare nei miei.

-Non so cosa ti sia successo, e voglio che tu me lo dica solo quando ti sentirai pronta, ma voglio che tu sappia che qualunque cosa sia capitata io non me ne vado. D'accordo?- I suoi occhi si inumidirono di nuovo.

-Perché ?-

-Perché, cosa -

-Perché ti importa tanto di me -chiese sottovoce

-Perché mi sei entrata talmente tanto sotto pelle che ormai ti sento accanto a me anche quando non ci sei. - A quel punto scoppiò a piangere. Dormì sul mio petto quella notte e io la tenni stretta, cercando di farla sentire al sicuro. Allungai la mano verso il pavimento, dove giacevano i miei pantaloni. Tirai fuori il biglietto che mi aveva lasciato quella mattina e lo lessi. Sorrisi e cercai la frase per la mattina dopo.

"Dove tu sei, quella è casa."

(Emily Dickinson)

Me l'appuntai mentalmente e finalmente mi addormentai.

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