capitolo 20

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Capitolo 20

Angelica:

Fissai la porta che Alex aveva appena sbattuto, mentre il rumore rompeva il silenzio che si era creato nell'appartamento. Le sue urla rimbombavano ancora nella mia testa.

"Devi raccontarglielo "

"E' un stupidata, riderà di te"

"Ma così lo perderai "

Rimasi a fissare quella porta per un eternità, fino a quando un fazzoletto stropicciato comparve da sotto la porta.  Le mani iniziarono a sudarmi mentre mi avviavo verso la porta con le gambe tremanti. Lo raccolsi e lo aprii. Lessi le parole che Heathcliff urlava a Catherine, trattenendo il respiro. Toccai con la punta delle dita quelle parole che Alex aveva scritto. Le lacrime mi uscirono dagli occhi e caddero sul fazzoletto, macchiandolo e sbavando le lettere scritte in nero. Mentre mi stringevo il fazzoletto al petto notai delle piccole parole scritte in corsivo.

"Non buttiamo tutto quello che abbiamo, io ti amo, non lasciare che le tue paure ci dividano. Ti prego, fidati di me"

E li scoppiai di nuovo in un pianto disperato. Era una cosa successa anni fa, durante la scuola, una cosa che oltre a me era toccata sicuramente anche ad altre ragazze e che avevo cercato di superare, accorgendomi ogni volta di non esserci riuscita. E averlo visto non migliorava le cose.

"No. Non gli darò il piacere di vedermi distrutta ancora una volta " Corsi verso la porta senza curarmi del fatto che ero mezza nuda ed uscii sul pianerottolo. Bussai alla porta di Alex pregando che fosse in casa. Sentii il rumore dei suoi passi che si avvicinavano e poi ...

Il silenzio.

-Alex per favore- Niente.

-Ti prego, apri la porta, dammi la possibilità di spiegarti io ... So che è colpa mia e volevo chiederti scusa - Ancora niente. Appoggiai la schiena contro la parete di fianco alla porta, scivolai verso il pavimento e aspettai. Qualche secondo dopo la porta si aprì e la sua mano tesa sbucò dalla fessura. Mi alzai, gli afferrai la mano e Alex mi trascinò in casa. Chiusi la porta dietro di me e fissai la sua schiena nuda davanti a me. Mi avvicinai di un piccolo passo aspettando una sua reazione. Alex non si spostò, quindi avanzai ancora. Gli circondai la vita con le braccia e premetti la fronte al centro della sua schiena calda.

-Alex, mi dispiace- Sentii i suoi muscoli che si irrigidivano.

-La cosa che fa più male non è che tu non mi racconti le cose, per quello posso aspettare, è il fatto che non ti fidi di me che mi ha spezzato. Come possiamo continuare se manca la fiducia da entrambe le parti?- chiese tra i denti e sentì la sua rabbia sotto le dita. Mi staccai da lui, che si girò verso di me fissandomi con quegli occhi così chiari , ma in questo momento così freddi. Dovevo riportarlo da me. Vidi sul tavolino del salotto una penna blu. La presi e allungai la mano verso di lui che la infilò senza esitazioni nella mia. La girai, per avere il suo palmo rivolto verso l'alto, poi, premendo la punta della penna sulla sua pelle scrissi :

"Amami quando lo merito meno,

perché sarà quando ne ho più bisogno."

(Caio Valerio Catullo)

Lasciai cadere la penna e prima che toccò terra, io ero già tra le sue braccia, con le nostre bocche che si cercavano.

Amami come nei libriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora