Erano arrivati in tempo, e avevano preso posto nelle ultime file. Non erano rimaste però due poltrone vicine, ed erano quindi finiti l'uno da un lato e l'altra dall'opposto del corridoio tra le sedute.
Non avevano detto nulla di sorprendente, a quella breve riunione. Alcuni professori avevano dato indicazioni su ciò che sarebbe stato il loro prossimo incarico, e altri avevano rimarcato quanto questo prossimo incarico fosse importante.
Ci avevano tenuto inoltre a sottolineare che smettere di combattere come Djabel non significava smettere di essere Djabel, ma Vinczel era scettico, e Annekha aveva una sua teoria su questo. Certo che non sarebbe cambiato niente, pensava. Loro erano ancora Djabel, ma combattere come tali sul campo di battaglia, usando le loro illusioni, era ciò che li contraddistingueva. Se ora non potevano più farlo, il semplice fatto di essere Djabel perdeva il suo valore. Erano Ember e, in teoria, ora erano al pari di tutti gli altri.
A ogni squadra era stata assegnata una sigla, e le squadre erano state chiamate in ordine. Purtroppo, Annekha si era dimenticata quella della loro squadra nel momento in cui l'aveva letta dalla lettera di Vinczel. Solo al secondo richiamo, dopo una buona trentina di secondi di un silenzio imbarazzante, le era tornato alla mente che apparteneva alla squadra I-11. La sorprendeva che anche Vinczel se lo fosse già dimenticato.
Ma sarebbe stato facile da ricordare, da ora in avanti. Si trattava dell'iniziale del cognome del componente più anziano del gruppo e di un numero progressivo. Si risolvevano così gli eventuali problemi di omocodia con una squadra formata da gemelli – l'iniziale del cognome era comunque la stessa, anche se non vi erano un membro più anziano e uno più giovane.
Annekha e Vinczel avrebbero dovuto recarsi nel Vuoto di lì a una settimana, quindi avrebbero avuto tempo per prepararsi. E, soprattutto, per conoscersi.
Una missione nel Vuoto, specialmente per una squadra composta da due sole persone, era qualcosa di molto simile a un suicidio se non era sostenuta da una base di fiducia reciproca. Questo lo sapevano entrambi.
Dato che Vinczel aveva già conosciuto il territorio del Vuoto, però, sarebbe stata una buona guida, o almeno così Annekha voleva sperare. Anche se non era un combattente, forse poteva essere un buon esploratore.
Cercava in lui delle doti che suo padre avrebbe apprezzato. Usava il suo stesso metro di misura. E, quando si trattava di missioni e di compiti assegnati dall'Accademia della Guerra, quello rimaneva un giudizio molto valido. Ma, quando si trattava di valutare Vinczel come persona, forse poteva lasciar perdere tutte quelle regole. Tutte quelle strategie.
Si ritrovarono ad andare nel luogo in cui avevano chiacchierato per poco l'ultima volta che si erano incontrati, ossia la vetrata sud che dava sui giardini olografici, al secondo piano. Si appoggiarono entrambi al parapetto, e osservarono il paesaggio.
«Che cosa pensi che succederà, ora?» chiese Annekha, quasi come se stesse parlando con se stessa.
Si rese conto che poter parlare in questo modo con Vinczel la faceva sentire a suo agio.
Di primo acchito, Vinczel poteva sembrare un giovane chiuso e introverso, ma in realtà era molto aperto quando si trattava di dare la propria opinione. Aveva dei saldi principi, e un'eccellente capacità di formulare i propri pensieri. Certo era che passasse molto tempo da solo, e che come conseguenza di ciò fosse diventato un pensatore. Doveva parlare molto con se stesso, ma non aveva apparente difficoltà a parlare anche con lei.
«Riguardo alla guerra, intendi?» chiese lui, e alzò le spalle al suo annuire. «Immagino che la situazione migliorerà, per noi Djabel.»
Annekha piegò la testa da un lato, non convinta. «E come fai a esserne sicuro?»
STAI LEGGENDO
Djabel
Science Fiction[Fantascientifico/Distopico] Serie "Ember" - Libro 2 ATTENZIONE! Può contenere spoiler per chi non ha letto "Ember". La Guerra di Zena infuria ancora. Gli Ember continuano a cadere, e Noomadel contrasta la mancanza di uomini con degli attacchi mirat...