Solean accese la lampada sul comodino accanto al letto. Era quasi mattina, a Noomadel, ma l'uomo non era ancora riuscito a chiudere occhio.
Né la luce, né il movimento tra le coperte sembrarono turbare il sonno di Rozsalia. Ma Solean non era nel suo sogno – questo, sicuramente, lo avrebbe notato. Forse gli avrebbe chiesto spiegazioni, più tardi.
Solean sospirò, tirandosi a sedere, incrociando le gambe e incurvando la schiena. Non faceva poi così freddo, constatò. L'aria al di fuori del riparo delle coperte non lo fece nemmeno rabbrividire. Ma Solean aveva bisogno di quel freddo. Aveva bisogno che il vento autunnale gli soffiasse contro, e liberasse la sua mente.
Si alzò dal letto, infilando prima le ciabatte, poi una canotta, troppo larga per lui. I suoi passi erano silenziosi sulla moquette che rivestiva il pavimento della camera. Solo quando raggiunse la porta finestra si preoccupò che l'aria fredda avrebbe potuto svegliare Rozsalia.
Rimase per qualche momento con la mano appoggiata alla maniglia, dubbioso. Forse non aveva davvero bisogno di pensare. Forse liberare la mente era qualcosa che avrebbe dovuto fare altrove. Forse doveva soltanto tornare a letto, e cercare di dormire.
Voltò la testa verso il letto, osservando l'ammasso di coperte e lenzuola stropicciate da sopra la spalla. Rozsalia era rivolta con la testa verso la parete della porta della camera, e gli dava quindi la schiena. I suoi capelli rossi inondavano il cuscino, coperto da una federa azzurra, e insieme quei due colori creavano il dipinto di un sole al tramonto che si specchiava sul mare.
Solean abbassò la maniglia, e uscì all'esterno. L'aria era sorprendentemente ferma. Il vento non avrebbe rischiato di svegliare Rozsalia, ma forse il freddo sì – Solean adagiò quindi la porta finestra, socchiudendola. In un paio di passi raggiunse il parapetto del balcone.
La città di Noomadel era pressoché spenta, di notte. Se chi l'aveva costruita aveva cercato di renderla simile a Neza, aveva totalmente fallito. Solo poche luci restavano accese, e l'ora era ormai prossima all'alba. Da dietro le spalle di Solean, infatti, giungeva il timido bagliore dei primi raggi di sole, e gli edifici più alti che l'uomo vedeva di fronte a sé riflettevano la luce rosata, le finestre scintillanti come lucidi specchi.
Il cielo a ovest era cosparso di nuvole scure, tendenti all'indaco, ma non sembrava che si stessero avvicinando. Tuttavia, le tonalità di grigio all'orizzonte stonavano con le prime luci del mattino, e le rafforzavano. Sembrava che il sole fosse destinato a brillare di più, quel giorno.
Ma Solean aveva lo sguardo fisso su quel nero, verso ovest. Vi erano un'immensità di pensieri che si mescolavano nella sua mente. La battaglia più cruenta e sanguinosa non si combatteva sulla costa di Tenger, ma nella sua testa.
Le poche luci accese che riusciva a vedere erano solo la prima delle sue preoccupazioni. Noomadel era una città spopolata, ormai, e gli unici ad abitare in quelle case erano gli Yksan di vecchia generazione. Quelli che erano passati da Herenthel, quando la città imitatrice di Neza ancora svolgeva il suo compito. Quegli Yksan erano pienamente convinti di stare combattendo per l'Impero di Zena, e quindi, oltre allo sfregio cerebrale, erano indeboliti anche da questa loro sorta di follia. Questi combattevano fino alla morte, erano malleabili, e cementificati sugli ideali che qualcun altro aveva inculcato nella loro testa. Erano tutti quanti dei burattini.
Erano i nuovi Yksan, il vero problema. Erano tutti i Djabel che Solean aveva ordinato di rapire, e che ora obbligava a combattere. E non era così semplice costringerli a farlo.
Si trovavano tutti in una struttura appartata, accanto all'ospedale, dove erano quindi circondati da Megert, che avevano ordine di sedarli o somministrare loro alcune droghe, più o meno potenti, nel caso in cui diventassero troppo sovversivi.
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Djabel
Ciencia Ficción[Fantascientifico/Distopico] Serie "Ember" - Libro 2 ATTENZIONE! Può contenere spoiler per chi non ha letto "Ember". La Guerra di Zena infuria ancora. Gli Ember continuano a cadere, e Noomadel contrasta la mancanza di uomini con degli attacchi mirat...