Oltre ai graffi, ora si udivano anche dei tonfi, provenienti da tutte le direzioni. Come se le Chimere stessero tentando di sfondare la parete di roccia con il loro peso. Anche dall'alto il suono degli zoccoli si fece più intenso, e anche da lì iniziarono a provenire dei botti sordi. Dal soffitto della caverna cominciò a piovere della polvere spessa, che si posò sui due giovani come neve, imbiancando i loro capelli e le loro divise.
«Sono ovunque» si preoccupò Annekha. «Dobbiamo uscire da qui!»
Vinczel annuì, per quanto la prospettiva di uscire durante la notte lo spaventasse. Ma non potevano lasciare che quell'assalto alla loro caverna continuasse. E non sarebbero di certo riusciti a dormire, sia per via del rumore che per la paura. Sarebbe stata questione di tempo perché il fuoco si spegnesse e i mostri capissero da che parte entrare con facilità.
Vinczel recuperò le loro armi dall'angolo della caverna vicino ai sacchi a pelo, dove le aveva lasciate. Mentre caricava il primo fucile, udì un ringhio proveniente dalla parete di fronte a sé. Alzò lo sguardo, solo per vedere che quel lato della caverna presentava ora più di una fessura, dalle quali facevano capolino occhi iniettati di sangue e una serie di denti acuminati.
Vinczel si tirò indietro, spaventato, e terminò di caricare il fucile con mani tremanti. Lasciò cadere il secondo, e lanciò quello carico ad Annekha, che lo afferrò prontamente. Poi agguantò un pezzo di legno dal fuoco, un bastone ancora ardente, e uscì dalla caverna, seguendo la giovane donna.
Erano già circondati. Il cielo era nero, e si potevano contare le poche fievoli stelle – se si fossero uniti all'attacco anche dei mostri volanti, non li avrebbero notati fino a quando non sarebbe stato troppo tardi.
Vinczel cercò di usare il fuoco per allontanare i mostri, descrivendo un semicerchio attorno a sé e ad Annekha, la quale poteva così restare ferma, prendere la mira e cercare di abbattere le Chimere.
Erano mostri orribili. Le erano state descritte, e ne aveva visto immagini sui libri di scuola, ma non se le era immaginate così grandi, tanto per cominciare. E poi, la paura ingrandiva tutto, si ingrandiva a sua volta, e ingrandiva di nuovo le Chimere. Annekha cercò di evitare di cadere in quel circolo vizioso, e si concentrò sulle Chimere come dei bersagli, senza nome e senza intenzioni.
Ma non era così facile. Era impossibile non farsi distrarre da un ammasso informe di predatori che si muoveva verso di lei. Ciò che la spaventava di più era il leone, del quale la maggior parte delle Chimere conservavano una testa, con o senza criniera – alcune dovevano essere quindi leonesse – e talvolta una o due zampe anteriori.
L'altro animale a spaventarla era il serpente. Talvolta erano più di uno, e prendevano il posto della coda, ma la loro attenzione era diretta in avanti, verso di lei. E sibilavano, e ondeggiavano, e Annekha temeva che avrebbero potuto allungarsi, morderle un braccio, e ucciderla con il loro veleno prima che lei potesse anche solo pensare di reagire.
Poi vi erano animali innocui, che spaventavano però forse proprio perché era innaturale che si trovassero tanto vicini a quei predatori. Nel caso della Chimera più vicina ad Annekha si trattava di un Cervo. Lo avrebbe visto meglio tra le fauci del giaguaro che componeva la Chimera alla sua destra.
Altre volte, invece, quella parte della Chimera, la seconda testa, era composta da altri animali innocui, perlopiù capre. A loro appartenevano, nella maggior parte dei casi, le due zampe posteriori.
Annekha capì che per fermare le Chimere avrebbe dovuto colpirle non al petto, mettendosi alla ricerca di un cuore, nascosto tra l'altro grazie al fatto che camminavano su quattro zampe, ma a entrambe le teste. I serpenti si agitavano convulsamente, prima di fermarsi, e il mostro si scomponeva nelle tre o più parti che andavano a formarlo.
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Djabel
Ciencia Ficción[Fantascientifico/Distopico] Serie "Ember" - Libro 2 ATTENZIONE! Può contenere spoiler per chi non ha letto "Ember". La Guerra di Zena infuria ancora. Gli Ember continuano a cadere, e Noomadel contrasta la mancanza di uomini con degli attacchi mirat...